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La fatica di essere se stessi, quando la libertà ci annienta invece che eccitarci - nell'mmagine , un dettaglio della scalinta del Palazzo Reale di Napoli, forografia di Carlo Mazzoni
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La fatica di essere se stessi: l’unico campione, sei tu

Il cinismo è un altro punto di vista, l’ironia e il sarcasmo sono scosse elettriche che possono scuotere riserve intellettuali – ma per fotterti e ridurti a briciole, c’è sempre la stessa incognita

Gli anni Cinquanta: la densità della popolazione era diminuita

Chi viveva, poteva – la Golden Age, il Boom – chi nasceva avrebbe vissuto gli anni Ottanta e Wall Street, l’euforia e l’ubriacatura, yuppie e dentisti da film di Vanzina. Oggi a Milano c’è un dentista ogni sette persone, forse anche di più. Le richieste e le offerte di lavoro volgono alla saturazione. Oggi, siamo in troppi al mondo – noi siamo i figli dei trentenni degli anni Ottanta. La competizione è alta, eppure ci permettiamo l’ignoranza: non è essenziale leggere un libro perché c’è il Sole 24 Ore, Il Falò delle Vanità è una rivista frivola che si confonde con Vanity Fair, Giovanni Bellini non interessa ma si corre a Basilea, non si sa scrivere un do diesis. Vero, l’ignoranza ha sempre permeato la società, comprovata dalle richieste di mercato e dai palinsesti – ognuno costantemente irritato, il professore della Normale e la casalinga di Voghera. 

Gli ultimi anni della generazione X

Oggi però arriviamo noi, quelli cresciuti per primi davanti ai cartoni animati delle otto e ai videogiochi del Nintendo. Si può tranquillamente continuare a dare la colpa alla televisione, alla famiglia in cui si nasce, all’educazione ricevuta, all’Italia e al suo Sistema, eccetera e ancora – la realtà e la verità dicono invece che una persona risulta responsabile della propria ignoranza. Se uno a diciannove anni non trova la curiosità di andare a Mantova o a Urbino, di girare mille pagine, è colpa sua – rimarrà una persona banale e prevedibile, scontata e petulante in ogni risposta e frase, davanti a un suo amico, a un suo amore, al suo datore di lavoro. Se non si chiede cosa significhi oggi il 1789 e come abbia fatto a cambiare il mondo, è colpa sua, se crede che Dorothy Parker sia un’attrice di Lost, Berlusconi non c’entra niente, e neanche l’America yankee. Leggere, guardare, ascoltare quello che gli altri fanno e hanno fatto significa mettere la propria vita a disposizione del mondo, se uno non lo capisce è colpa sua. Ogni persona è responsabile della propria ignoranza. 

La fatica di essere se stessi, Alain Ehrenberg

Le generazioni cresciute negli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta, avevano qualcosa contro cui scontrarsi, e quindi per reazione definirsi – la borghesia del boom, la polemica studentesca, la lotta politica. La generazione di oggi non ha niente di simile. Senza uno scontro e una lotta è più difficile capire cosa si vuole e di conseguenza cosa si è. Senza limiti, senza barriere da abbattere, si è costretti a essere quello che si vuole. La fatica di essere se stessi è un libro di Alain Ehrenberg del 1998. La libertà totale può annientare. Come quelle generazioni pativano la malattia di un conflitto irrisolto, ovvero l’isteria, oggi c’è la malattia del vuoto e del vago, la depressione. 

Civiltà del consumo, società ipermediatica

Davanti alla fatica di essere se stessi, tu puoi essere un campione. Questa libertà imparerai a gestirla, questa fatica non la subirai, la vincerai. Persona libera, tu potrai fare e dire tutto quello che vuoi, potrai essere pessimo, disgustoso, potrai essere meraviglioso. Ricchezza, bellezza e cultura formidabile sono i tre elementi che ti permetteranno di sentirti libero oggi, nella civiltà del consumo, nella società ipermediatica. Tu sogno questi tre elementi – ricchezza, bellezza e cultura. Puoi dire quello che vuoi, sia vero o sia falso è un problema solo tuo, anzi non è un problema affatto – un insulto è interscambiabile con una dichiarazione d’amore. Lavorare, dormire, guadagnare, innamorarsi – tutto senza fatica, una roba vale l’altra, fra superficialità e incoerenza. 

Siamo tutti in contraddizione, tranne uno

Chi non si è mai contraddetto, d’altronde e infatti, è l’unico uomo considerato Dio: non portava la pace ma una spada, era sfrontato e senza rispetto delle istituzioni e dei buoni costumi, dice- va che a chi ha molto sarà dato molto di più e a chi ha poco sarà tolto anche quel poco che ha. Diceva che bisogna rinnegare se stessi – questo cosa significa se non rinunciare alle proprie convinzioni, alle proprie idee, cambiare credo, osare ciò che non si conosce, abolire le proprie regole private, i propri valori? Tutti gli dei morti, le guerre combattute, le possibilità di fede nell’uomo sconvolte – scriveva Fitzgerald, già ai tempi suoi. Oggi le ideologie sono decomposte. Le idee e gli ideali non funzionano più. Stanno ancora lì dietro, all’imbocco della grotta, dove ce le ha messe un greco. Io e te qui a fissare lo schermo sul quale le loro sagome sono proiettate bidimensionali e in bianco e nero. Come si può dire che quelle idee lontane siano più importanti di te, proprio te, una persona che mi sta accanto anche se si contraddice, che se alzo un braccio ti tocco ed esisti? 

Esiste una differenza tra le idee e gli ideali

Oggi gli ideali, i valori morali e i nostri principi sono solo pretesti per ridurre una libertà che annienta, scuse banali per scansare la fatica di essere se stessi e starsene comodi, senza agitarsi eccessivamente. Chi fa così è patetico – e cosa sta all’opposto del patetico? Il cinico. Il cinismo è un diverso punto di vista che non considera l’emotività di una questione, la sensibilità di chi ne è coinvolto. Cinismo vuol dire sdrammatizzare tutto – e che altro si può fare qui, noi, dopo una pandemia, nel mezzo di una guerra in Europa? Il cinismo è di Monicelli che urlava contro Pietro Germi: Ma cosa vuoi che sia una moglie morta? Un mese e il dolore passa. Questo film è tuo, e lo devi girare tu. 

Tu non mi basti

Tu vorrai sostenere di non credere neanche nell’amore – ma qualcuno saprà rinfacciartelo. A questo qualcuno non gliene fregherà niente se Giorgia Meloni o chi per lei oserà giudicare un’umanità migliore di un’altra umanità. Questo qualcuno che starà di fronte a te ti dirà solo una cosa: tu non mi basti, se tu non credi nell’amore, tu non mi basti, e io non voglio stare vicino a te. In quel momento, ti renderai conto dell’unica ovvietà che non sai gestire, sminuire o liquidare – con tutto il candore che avevi da bambino, con il labbro che ti trema, risponderai: Tu sai all’amore cosa gliene frega, di quello che credo io?

Carlo Mazzoni

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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