Per quelli che volano
Cruise Louis Vuitton
Text Carlo Mazzoni
Se la moda racconta il tempo che scorre, Ghesquière riassume il mondo che ci circonda: possiede coerenza nella sua visione, ogni infiltrazione esterna o artistica rientra nel suo discorso. A vederlo attraverso i suoi occhi, l’universo appare disegnato sulle sue matrici di diagonali: le trova ovunque, queste diagonali, nei continenti e nei secoli, nei contrasti e nelle melodie, nelle competizioni e nelle contraddizioni.
Le diagonali scendono dal collo per la schiena, rientrano dai fianchi a disegnare i muscoli dell’amore. Ghesquière possiede la capacità di sintesi: il ritmo della musica house è il suono della pioggia nella pineta che non cade perché uno sciamano indiano la impedisce, ma che scroscia da quella poesia di D’Annunzio. Una modella appare con un segno tribale sulla fronte – è una vergine Targaryen per Lady Stark seduta tra il pubblico – davanti ci sono Mark Ronson e Isabelle Huppert. Inserti rosso e viola in pelle lucida, sopra un beige di tessuto leggero in cotone, rosso fuoco smaltato sopra fiorellini rosa di prato provenzali, trapiantati nell’Isola di Pasqua. Vestaglie ricamate per un plauso a Dior della Chiuri, squame di metallo e piume per una concessione a Gucci. La nostalgia di Turandot, l’impero del cielo. Gli abiti sfilano in un labirinto disegnato da Jean Mirò: le maniche rinascimentali cascano oltre i polsini delle giacche, i giubbotti escono dall’armadio di un biker amato da Slimane a Los Angeles. Stivali da marziani, maschere subacquee. I ricami sono scacchiere di paillette grigio, nero e rame. Giacche oltre taglia in memoria di Balenciaga – sia del fondatore, sia della sua personale esperienza, sia della situazione attuale.
Davvero la cultura è la sintesi di una conversazione complicata. Negli anni Cinquanta, i fratelli François e Bernard Baschet condussero esperimenti acustici su strutture in metallo e vetro: diapason su frequenze diverse, montati a batterie e archi. Strumenti musicali ritrovati e recuperati da Woodkid, un artista di trentaquattro anni, la stirpe che conta oggi: autore, regista, grafico, compositore. Woodkid ha radunato una band alternativamente rock in una scenografia da musica da camera all’aperto, ha lavorato alla colonna sonora per la sfilata di Ghesquière, dando il ritmo a Jennifer Connolly nella lettura di frammenti dalla biografia di Grace Coddington (i suoi gatti stilizzati apparivano e sparivano nelle borse e negli inviti).
La collezione crociera di Louis Vuitton per il 2019 ha sfilato alla Fondazione Maeght, una costruzione progettata da Josep Lluís Sert all’ombra di pini marittimi, nascosta tra le colline provenzali intorno a Saint-Paul-de-Vence, poco sopra Nizza. Aimé Maeght era un gallerista e collezionista nella Parigi del secolo scorso – tra l’edificio e il parco, c’è un labirinto creato da Mirò, dicevamo; c’è un mosaico murale di Chagall, la piscina di cemento e vetro di Braque, la fontana di Bury. Il cortile è un’opera di Giacometti, le statue disposte come comparse a teatro, e una panchina sul tetto, disegnato in semicerchi e linee piatte. Sotto la panchina che affaccia nel vuoto, la scritta in italiano: «Per quelli che volano».
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