Dettagli di make-up e style per la sfilata FW2015 di Givenchy
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Perchè spettacolo e moda cadono ancora nell’appropriazione culturale?

Tra l’utilizzo indebito e la preservazione delle tradizioni culturali nell’industria della moda: gli esempi positivi di Roxwear di Roxana Adilbekova e Sabyasachi Mukherjee

L’industria della moda racconta la storia della società che la crea, le gerarchie e le dinamiche di potere: riflessione sulla fashion week

L’industria della moda racconta una storia più articolata di quello che comunemente si pensa, quella della società. Irrorata di nuove tendenze e contenuti con connotazioni sociali alla base, ciò che si sceglie di acquistare e di indossare non riguarda mai solo i vestiti. Durante il giro delle fashion weeks, sorgono alcune riflessioni dedicate al potere di questo sistema e alle sue capacità di mantenere e salvaguardare saperi, culture, costumi e tradizioni che fanno parte di un complesso globale e millenario di immaginari di cui siamo tutti parte. La conoscenza delle culture altrui è l’elemento fondamentale che ne permette la comprensione e le rende in comunicazione l’una con l’altra. Può essere utilizzata come un confronto e uno strumento per capire i meccanismi del mondo, ma anche collocarla in una scala di misurazione non sempre legittima. 

Appropriazione culturale, una definizione oggi: l’appropriazione occidentale di forme non occidentali o non bianche, e porta con sé connotazioni di sfruttamento e dominio

In questo contesto si inserisce il fenomeno chiamato appropriazione culturale, un termine che viene usato per descrivere l’appropriazione di forme, temi o pratiche artistiche da parte di un gruppo culturale a un altro. Se ne parla in particolare riguardo l’appropriazione occidentale di forme non occidentali o non bianche, e porta con sé connotazioni di sfruttamento e dominio. Il concetto è entrato nella critica d’arte letteraria e visiva per analogia, con l’acquisizione di opere e prodotti artigianali da parte dei musei occidentali. La moda è un sistema cosiddetto top-down: anche se le tendenze culturalmente radicate vengono dalla strada o dai sottogruppi, i marchi di lusso e le case di moda hanno il potere per spingere la loro accettazione a livello globale. Spesso questi tratti di appartenenza vengono scoperti e ipocritamente abbracciati dal settore del lusso, dando poco credito alle comunità o ai patrimoni da cui la moda attinge. 

L’esempio della musica anni Sessanta e Settanta: Il successo di Elvis grazie alle note del jazz e del blues mentre i musicisti afroamericani vivevano ancora sotto segregazione 

Alcuni sostengono che l’appropriazione culturale sia positiva: è solo un altro nome per definire la pratica del prendere in prestito o ispirarsi ad altre culture, cosa che è accaduta nel corso della storia e senza la quale la civiltà sarebbe appassita e morta. In realtà non si tratta di uno scambio laterale tra gruppi di pari status in cui entrambe le parti ne escono vincitrici: pensiamo a tutti quei musicisti che negli anni Cinquanta e Sessanta hanno sfondato facendo proprie le note del jazz e del blues, mentre i musicisti afroamericani vivevano ancora sotto segregazione. Elvis è l’esempio più lampante: sono molti ad averlo accusato di aver ‘rubato’, più che essere stato ispirato, da artisti e artiste come Rosetta Tharpe, Willie Mae ‘Big Mama’ Thornton, Little Richard, Mahalia Jackson e Arthur ‘Big Boy’ Crudup.

La sfilata SS2017 di Marc Jacobs e i modelli bianchi con i dreadlocks; il caso Gucci del 2018 e il turbante chiamato Indy Full Turban ispirato alla cultura Sikh, poi ritirato dalle vendite;

Pensiamo anche alla sfilata della SS2017 di Marc Jacobs in cui modelli prevalentemente bianchi hanno sfilato con i dreadlocks, un’acconciatura storicamente documentata tra i popoli dell’Africa, delle Americhe e dell’Asia, oltre che nell’antica Grecia, ma che per quasi settant’anni è stata considerata simbolo esclusivo del rastafarianesimo, spesso a scapito delle persone di colore che hanno scelto di abbracciare questo stile. Le ciocche di lana infeltrita di Jacobs, tolti dal contesto della cultura nera, diventano esplicitamente non neri e, insieme a vestiti che costano centinaia o migliaia di dollari, implicitamente esclusivi. 

Tiffany&Co e l’asta da Sotheby’s degli occhiali gioiello della dinastia Moghul, poi indossati da Pharrell Williams

Ma è anche il caso di Gucci, che nel 2018 ha fatto sfilare alcuni modelli bianchi che indossavano un turbante chiamato Indy Full Turban, venduto al prezzo di 790 dollari (circa 58.000 rupie indiane), ispirato alla cultura Sikh. Tiffany&Co non è esente dalla questione: a ottobre 2021 due paia di occhiali gioiello della dinastia Moghul, dinastia imperiale di religione musulmana del XVII secolo in India, sono stati messi all’asta ed esposti presso Sotheby’s, a Londra. A gennaio 2022 Pharrell Williams ha indossato in occasione della Paris Fashion Week lo stesso identico paio di occhiali, in collaborazione con Tiffany & Co

La cultural appropriation come sintomo della mancanza di diversità e di rappresentazione nei luoghi di lavoro e nell’industria – il dibattito sulle dinamiche razziali del settore

Gucci non ha mai affrontato la questione delle molestie e degli abusi nei confronti delle minoranze religiose e il copricapo è stato ritirato dalla vendita. Esempi come questi alludono all’esclusività e non all’inclusione. Le sottoculture sono escluse dal settore moda finché stili e caratteristiche proprie di esse non diventano mainstream: il contributo di queste comunità però viene spesso ignorato, trasformando quella che viene definita ispirazione in un’ingiustizia. La mancanza di diversità e di rappresentazione nei luoghi di lavoro e nell’industria hanno generato un maggiore dibattito sulle dinamiche razziali del settore, l’atto di appropriazione culturale e l’indignazione nei suoi confronti non abbia tanto a che fare con l’appropriazione in sé, quanto con la struttura stessa del settore.

Le diverse culture nelle collezioni: Roxwear fondato dalla designer kazaka Roxana Adilbekova

Ci sono però casi in cui il sistema moda è capace di trasformarsi in una figura custode di patrimoni e tradizioni: Roxwear è un brand fondato dalla designer kazaka Roxana Adilbekova nel 2017. Ogni collezione viene trasmutata in un episodio sulla cultura, i sogni, le frustrazioni e il senso di isolamento dei territori dell’era post-sovietica. Nella collezione Celebrasian, viene ripercorso il patrimonio storico delle celebrazioni tipiche dell’Asia Centrale: la raccolta mostra la complessità e la varietà di queste tradizioni e il modo in cui riflettono le norme sociali e culturali delle eterogenee società che compongono la regione. 

La collezione Celebrasian, il patrimonio storico delle celebrazioni tipiche dell’Asia Centrale

Note per i loro colori e la grandezza delle dimensioni le celebrazioni dell’Asia Centrale sono una vera e propria esplosione sensoriale, ma non tutti gli aspetti di queste celebrazioni sono positivi: la pressione a conformarsi alle aspettative della società e le spese sostenute dalla popolazione per ospitare o partecipare a questi eventi hanno portato negli anni a un incremento di conseguenze negative legate all’esclusione dalla vita pubblica. Le coppe e i corsetti presenti nelle collezioni rappresentano aspettative sociali riposte nelle donne dell’Asia centrale, le cinghie a treccia e i bottoni in osso sono rappresentazioni ironiche dell’esagerata importanza attribuita a marcatori superficiali della femminilità, come la lunghezza dei capelli. 

L’esempio di Sabyasachi Mukherjee, primo stilista indiano a sfilare alla Fashion Week di Milano

Sabyasachi Mukherjee invece ha spesso incorporato elementi della cultura indiana nei suoi abiti. Famoso per un’interpretazione decisamente all’avanguardia dell’abbigliamento tradizionale indiano e nato a Calcutta, è stato il primo stilista indiano a sfilare alla Fashion Week di Milano. Nel 2016 ha creato insieme a Christian Louboutin una collezione di borse e scarpe genderless in cui i modelli più iconici della casa sono stati reinterpretati e realizzati a mano tramite uno stile di ricamo chiamato zardozi– giunto in India e originario dell’Asia centrale–in cui vengono utilizzati l’argento e l’oro. 

Contro la cultural appropriation: responsabilità e consapevolezza, citazione e coinvolgimento di minoranze e sottoculture nell’industria creativa

Pretendere un’educazione maggiore riguardante il contesto sociale, storico e politico di un prodotto creativo è doveroso e lecito. È una richiesta di responsabilità, consapevolezza: non solo citando le origini di un’idea, ma coinvolgendo popolazioni, minoranze e sottoculture nell’industria creativa, per supervisionare, sviluppare e fornire un giusto contesto a quei processi del fashion system ispirati da esse. L’utilizzo del simbolismo culturale come fonte di ispirazione deve portarci a chiedere un impegno più profondo sul tema, che vada oltre il semplice e riduttivo estetismo. 

Francesca Fontanesi

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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