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Laura Lepetit, foto di archivio Libreria delle Donne
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La letteratura femminista di Carla Lonzi contro il patriarcato: Sputiamo su Hegel e La Tartaruga

Smantellare le istituzioni patriarcali come matrimonio, fedeltà, sessualità riproduttiva: Carla Lonzi – nuova luce alla letteratura femminista con La Tartaruga, interviene Annarosa Buttarelli 

La casa editrice La Tartaruga ripubblica l’opera di Carla Lonzi, partendo da Sputiamo su Hegel e altri scritti – letteratura femminista contro il patriarcato

Nel 2018 iniziava la messa in onda Rai della fiction L’amica geniale, tratta dall’omonimo bestseller di Elena Ferrante. Nel romanzo, l’autrice delinea il profilo dell’Italia del dopoguerra dando potenza allo sguardo femminile e raccontando non la storia dominata dai maschi, ma quella abitata dalle donne. Così, gli anni Settanta non sono soltanto gli anni di piombo, delle BR, ma anche della scoperta di una soggettività femminile, del pensiero delle donne. Nella terza puntata della terza stagione Lenù legge Sputiamo su Hegel e ha un’epifania. La voce fuori campo del suo pensiero dice: Com’è possibile che una donna sappia pensare così? Ho faticato tanto sui libri, ma li ho subiti, mai rovesciati. Ecco come si pensa contro.

La scoperta di Lenù è uscita dagli schermi delle tv e dalle pagine dei libri coinvolgendo spettatori e lettori nella vita reale ai quali per la prima volta è stata presentata la figura di Carla Lonzi e del suo rifiuto del pensiero hegeliano – che teorizza una passività della donna e l’esistenza di un principio divino femminile dedicato a presiedere la famiglia, al contrario di un principio umano virile, che presiede alla comunità. Giornali, magazine e riviste hanno sfruttato l’occasione per riproporre articoli e opinioni sul pensiero di Lonzi e su una stagione del femminismo italiano. Una riscoperta consacrata quest’anno dalla decisione della casa editrice La Tartaruga ripubblica l’opera di Carla Lonzi, partendo da Sputiamo su Hegel e altri scritti – con la curatela della filosofa Annarosa Buttarelli. Nuova luce alla letteratura femminista, e non solo. 

Carla Lonzi e lo smantellamento delle istituzioni patriarcali: matrimonio, fedeltà, sessualità riproduttiva. La funzione della letteratura delle donne

Carla Lonzi nasce a Firenze nel 1931 da una famiglia della borghesia fiorentina che le consente di studiare, prima al liceo e poi all’università dove nel 1956 si laurea in lettere con una tesi dal titolo Rapporti tra la scena e le arti figurative della fine dell’Ottocento. Apprezzata dallo storico dell’arte Roberto Longhi, Carla Lonzi dopo la laurea inizia a lavorare come critica d’arte. Sul finire degli anni Sessanta – grazie all’incontro con l’artista Carla Accardi – si avvicina al femminismo. Dall’incontro di Lonzi con Accardi nascono un gruppo femminista – Rivolta femminile – e dei pamphlet pubblicati tra il 1970 e il 1972, che nutrono la letteratura femminista di quegli anni. 

Carla Lonzi critica il concetto di ‘uguaglianza ed emancipazione’, rivendicando quello di differenza. La sua critica mira a smantellare le istituzioni patriarcali come matrimonio, fedeltà, sessualità riproduttiva. Lonzi comincia negli anni Settanta un esercizio intellettuale di radicalità che la accompagnerà per tutta la vita. 

Come racconta Annarosa Buttarelli, «Carla Lonzi è stata ricompensata a posteriori con il successo del suo pensiero in Italia e nel resto del mondo. L’originalità e la forma di genialità del suo pensiero la tolgono fuori dal coro delle altre femministe pensanti. L’eccezionalità di Carla Lonzi sta nella sua rinuncia a tutto: a lavorare, a intraprendere una carriera universitaria, al suo lavoro come critica d’arte. Aveva un percorso che definirei ‘amoroso’ verso il mondo, verso le sue simili che poi rivendica dicendo: il mio scopo è elevare a livello dell’amore tutti i rapporti umani. Le donne sono affascinate da lei e la ritengono credibile perché tutta la sua vita lo è stata». 

L’incontro tra Carla Lonzi e Laura Lepetit, fondatrice della casa editrice La Tartaruga

Ripubblicare Carla Lonzi per La Tartaruga significa ricomporre i pezzi del mosaico frammentato che è la storia del femminismo italiano e far incontrare di nuovo la storia di Carla Lonzi con quella di un’altra figura femminile della storia delle donne italiane: Laura Lepetit, la fondatrice de La Tartaruga. Le due si incontrano nel 1970 a casa di Lonzi durante una seduta di autocoscienza. 

Le donne che partecipavano erano sedute a cerchio e a turno ciascuna di loro raccontava il proprio vissuto privato, metteva in discussione se stessa, le sue abitudini, parlava liberamente, e le altre ascoltavano. Lepetit rimane folgorata dalla padrona di casa e dalle sue ospiti, e da quel momento per cinque anni frequenta ogni giovedì la casa milanese di via Verdi diventando un membro attivo del collettivo Rivolta Femminile. 

Annarosa Buttarelli: «Lonzi ammirava Lepetit ma la riteneva una femminista distratta. Quando Lepetit comunicò la sua decisione di fondare una casa editrice, Lonzi si dispiacque perché Laura non si impegnava negli scritti di Rivolta Femminile. Inoltre, Lonzi non voleva partecipare all’editoria più generale. C’era una distinzione tra cultura femminile e femminista, e Lonzi rifiutava l’idea stessa di cultura perché accettarla avrebbe significato mettersi a sistema. Questo è l’origine dello scontro tra le due. Laura Lepetit, invece, voleva inserirsi nel mercato editoriale e quindi ha scelto di andarsene da Rivolta Femminile».

Laura Lepetit, fondatrice della casa editrice La Tartaruga e Le tre ghinee di Virginia Woolf

Fondando la casa editrice, Laura Lepetit compie un gesto non condiviso da Laura Lonzi ma che si rivela cruciale per la diffusione del pensiero femminista e dell’autrici donne, soprattutto straniere, in Italia. 

«La Tartaruga – conferma Buttarelli – è stato in Italia il fenomeno editoriale e letterario più di rilievo nell’ambito del femminismo; il mercato italiano aveva ignorato le autrici, in particolar modo quelle straniere. L’intuizione geniale di Laura Lepetit fu quella di costruire una casa editrice intorno a questo vuoto portando in Italia le esperienze che all’estero avevano luogo. Non a caso inizia pubblicando le Tre Ghinee di Virginia Woolf il pamphlet che inaugura il pensiero della differenza e la pratica dell’estraneità che è poi alla base degli scritti di Lonzi. Allora l’attività di Lepetit cambia il panorama e l’attenzione generale delle lettrici che da sempre sono le più prime presenze nel mondo editoriale: basti pensare che oggi rappresentano il 70% del mercato».

Diversità e inclusione – Una cultura delle donne

Lepetit non si è limitata alla saggistica femminista, ma anche a romanzi, racconti, poesie, sempre scritti da donne, come quelli di Patricia Highsmith, Alice Munro. «Quello che ha fatto Lepetit – rimarca Buttarelli – è stato dare una mano a costruire una forma di cultura delle donne che prima non c’era. Non pubblica solo testi dichiaratamente femministi, ma anche volumi che riteneva interessanti pubblicati da donne. Se le militanti femministe come quelle di Rivolta Femminile o noi di Diotima lavoravano per la distruzione della cultura e la elaborazione di una genealogia del pensiero femminile, Lepetit si aggancia ancora alla dinamica più spiccatamente culturale».

L’esperienza autonoma della Tartaruga dura fino al 1998, quando Lepetit vende la proprietà a Baldini e Castoldi. Nel 2022, un anno dopo la morte di Laura Lepetit, La Nave di Teseo ha annunciato la ripresa delle pubblicazioni de La Tartaruga nominando una nuova curatrice editoriale, Claudia Durastanti. Ha ancora senso promuovere oggi una distinzione basata sul genere nella pubblicazione dei libri?

L’amica geniale di Elena Ferrante è un libro femminista

«Occorre fare una premessa – risponde Annarosa Buttarelli – e specificare che cosa rende un libro femminista: lo è qualora sostenga valore, autorevolezza, e una delle cause femminili. Quei libri sono femministi. A esempio, L’amica geniale è un libro femminista pubblicato da una casa editrice (E/O) che non pubblica soltanto testi femministi. Ci sono delle donne che non sanno scegliere ancora libri che sostengono la causa delle donne in qualche forma, allora forse è ancora necessario creare collane ad hoc. Oggi tanto più forse è ancora necessario perché una donna che vuole leggere libri femministi forse si riorienta; esiste un’ondata revanscista misogina, non patriarcale perché quella cultura dei patriarchi non esiste più, ma misogina sì.» 

Annarosa Buttarelli, filosofa: «Oggi sono necessari i pensieri radicali» 

«Non c’è più un movimento delle donne in Italia. Invece credo sia necessario tutelarlo. Adesso ognuno si ritaglia il suo orticello, immagina che l’unica area del femminismo finanziata è quella delle pari opportunità: funziona bene anche alle orecchie degli uomini. Invece è necessario cercare di far rinascere le lotte delle donne e oggi sono necessari i pensieri radicali, ecco perché ad esempio il libro di Lonzi ha avuto tanto successo. È altrettanto vero che oggi se esce un libro afferente a una certa corrente chi non ne fa parte non lo acquista per pregiudizio. Mentre un tempo qualsiasi libro venisse pubblicato veniva letto e poi discusso, ora se un’autrice di un gruppo pubblica, le altre non la leggeranno».

Camille Paglia, autrice di Sexual personae. Arte e decadenza da Nefertiti a Emily Dickinson

L’affermazione di Annarosa Buttarelli fa subito pensare a quanto accaduto con la filosofa statunitense femminista Camille Paglia autrice di Sexual personae. Arte e decadenza da Nefertiti a Emily Dickinson recentemente ripubblicato da LUISS University Press. L’autrice ha pronunciato frasi come “se andate nell’appartamento di un uomo, significa che avete intenzione di fare sesso; in caso contrario, portatevi un coltello” e ha criticato più volte alcuni concetti femministi come quello di “società patriarcale” venendo esclusa, a suo dire, da case editrici e dai programmi dei corsi sugli studi di genere. genere. 

«Camille Paglia si che è un esempio controverso. A volte questa damnatio memoriae è aggressiva rispetto ad altri femminismi, capita quando un libro denigra esplicitamente altre posizioni femministe. A esempio, Paul B. Preciado (filosofo e scrittore spagnolo, si occupa di teoria queer e studi di genere, ndr) pensa che essere transessuale e identificarsi con il fenomeno transessuale significhi dover far fuori il pensiero della differenza sessuale. Si può anche identificare un terzo sesso, ma questo non può eliminare gli altri due. E spesso le posizioni femministe della differenza sessuale vengono definite “fasciste” come ha fatto Murgia, come ha fatto Preciado. Mentre il pensiero della differenza non ha contenuti fissi, non è interessato ai generi. La genealogia di pensiero femminile è della differenza e non è dicotomica. E questo è importante soprattutto oggi, in un’epoca nella quale si ragiona a suon di “mi piace/non mi piace”, “sono d’accordo/in disaccordo”».

Annarosa Buttarelli

Annarosa Buttarelli è filosofa, fondatrice del Festivaletteratura di Mantova, e membro della comunità filosofica femminile Diotima nata a Verona nel 1983 “per iniziativa di donne interne ed esterne all’università con l’intento di essere donne e pensare filosoficamente”.

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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