Società

Arte contemporanea: c’è chi chiede meditazione e chi ti porta in giostra 

Luca Massimo Barbero presenta il dialogo tra Lucio Fontana e Antony Gormley nella mostra di cui è curatore, «anti scultorea e anti-volume», dedicata alla ricerca di un «pensiero legato all’ambiente, allo spazio, e dell’uomo in relazione allo spazio»

Lampoon introduce Luca Massimo Barbero, curatore di Lucio Fontana/Antony Gormley

«Carlo Scarpa non accompagna il visitatore su un nastro trasportatore. Richiede la sua attenzione. Spesso nell’architettura di Scarpa si inciampa: ci sono gradini nascosti. C’è l’acqua: quando si entra dal rumore di piazza san Marco, si incontra una vasca bassissima in marmo nero dall’estetica orientale, ma l’acqua non si vede. Non è uno spazio per distratti, come non lo è Venezia. Anche questa mostra richiede attenzione» – Luca Massimo Barbero, è curatore di Lucio Fontana/Antony Gormley, uno dei trenta eventi collaterali della 59esima Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, negli spazi del negozio progettato da Carlo Scarpa nel 1958.

Lucio Fontana e Antony Gormley – la mostra al Negozio Olivetti disegnato da Carlo Scarpa nel 1958

Una figura umana, di un nero impenetrabile, giace supina sul pavimento di tessere alla veneziana – in marmo e vetro di murano – un ‘inciampo’ sulla strada del visitatore che si accinge a visitare gli spazi del negozio Olivetti, in un angolo di piazza San Marco. A destra, il Nudo al Sole (1956), scultura di Alberto Viani, in bronzo dorato, posta in bilico su una base in marmo nero del Belgio, sulla quale si muove un sottile velo d’acqua. Rise – la sagoma umana dello scultore Antony Gormley in piombo, fibra di vetro gesso e aria – apre la mostra

Si snoda il dialogo fra due scultori, vissuti in due periodi vicini per pensiero: «Fontana pensa alla scultura come una dinamo che crei uno spazio, in modo immersivo. Gormley, scultore che usa il corpo e l’idea del corpo per parlare di ambiente, uscendo dalla dimensione di scultura. Come in tutti i suoi interventi con le sculture del paesaggio – mare, cascate – la scultura è un dispositivo per far pensare all’ambiente. In mostra ci sono quattro disegni inediti di Fontana, dove l’artista parla dell’importanza del rispetto dell’ambiente, delle costruzioni». La mostra si compone di sculture dei due artisti e di una selezione di disegni realizzati da Gormley, e da Fontana tra il 1947 e il 1968.

Luca Massimo Barbero: il disegno nella poetica di Lucio Fontana e Antony Gormley

Barbero definisce il disegno «la nascita e l’origine del lavoro» dei due scultori: «Nei loro lavori assume un’idea di spazio. Il disegno di Fontana, è criptico e la sua proiezione tecnica e concettuale del lavoro – le sue opere si chiamano concetti spaziali. Per Gormley è un modo per immaginare uno spazio dove anche chi guarda può vedere già in un’altra dimensione». Il disegno traghetta verso le dimensioni spaziali, ricercate dalle sculture: «La scultura che disegna non fa un racconto per immagini costruisce uno spazio bidimensionale che è concettualmente tridimensionale. Per Fontana c’è anche la quarta dimensione con l’atto della foratura, la lacerazione».

Per arrivare al concetto della ricerca di Gormley – il corpo – e confrontarlo con la poetica di Fontana, colpisce la contrapposizione in dialogo di due disegni esposti in continuità. Chromosphere XI di Gormley appare come una sfera in espansione con un nucleo centrale – e Ambiente spaziale di Fontana – un ovale dai contorni ben definiti, quasi un asteroide fluttuante – sembrano rappresentare le concezioni di estensione nello spazio e nell’ambiente che occupano le opere dei due artisti. 

Il corpo secondo Antony Gormley: dal disegno alla scultura

Lo spiega Luca Massimo Barbero: «Per Gormley il corpo è il luogo primo. Inizia la ricerca sul suo corpo, una delle prime opere parte dai suoi abiti di lavoro che lui lacera costruendo una distanza con quell’azione. Ridisegna poi il suo corpo su grandi rocce». Barbero definisce la mostra «anti scultorea e anti-volume», dedicata alla ricerca di un «pensiero legato all’ambiente, allo spazio, e dell’uomo in relazione allo spazio». Un esempio di questa ricerca è proprio Rise, la scultura che apre la mostra della vetrina: «è una delle sue sculture di piombo che concepisce il corpo come contenitore di spazio e silenzio, energia, dove la pelle è di piombo ed è l’involucro che sta a contatto con le due parti del corpo: l’interno – un luogo di ombra e sconosciuto – e l’esterno ‘altro’, ovvero il mondo e l’architettura»

Per Fontana il significato del corpo è differente ma complementare: «Il corpo è il reagente, perché le opere di Fontana non hanno l’idea di essere guardate frontalmente – pensiamo ai buchi, ai tagli – ma chiedono al corpo mentale soprattutto, da un lato di attraversarle e dall’altra di agirle. Il corpo per Fontana è l’agente utile a entrare nella dimensione concettuale e artistica, è concetto spaziale».

Gli ultimi lavori di Gormley: il corpo non è più chiuso in uno spazio ma va a respirare l’ambiente

Esiste tuttavia, una connessione tra gli ultimi lavori di Gormley – in evoluzione in senso espansivo rispetto all’ambiente – e una matrice da ricercare nell’elaborazione artistica e concettuale di Fontana: «Il lavoro di Gormley si è sviluppato in modo ancora più universale rispetto al concetto di corpo e spazio, coinvolge sempre più l’ambiente. La figura umana è entrata in scena – costruendola e decostruendola, nell’ambiente: alcune sue opere sono collocate nella natura – il corpo non è più chiuso in uno spazio ma va a respirare l’ambiente ed esce dall’idea museale. Su questo, riconosce a Fontana una paternità dell’opera intesa come opera che diventa spazio per l’uomo e non una cosa costrittiva dove l’uomo deve percorrere lo spazio creato dall’artista».

Luca Massimo Barbero sulla mostra

Per presentare i due scultori a Venezia,  la mostra è stata immaginata e realizzata in una dimensione «quasi privata», come spiega il curatore: «Dopo questo periodo curioso innaffiato dalla pornografia delle immagini, presentiamo un’immagine che non si svela subito e richiede tempo e attenzione. Questa mostra è pensata in modo anti-scultoreo, è un omaggio a Venezia, calpestata, dove si trova un pensiero legato all’ambiente, allo spazio, e dell’uomo in relazione allo spazio». Il negozio Olivetti è l’impronta del “terzo elemento della mostra”, l’architetto Carlo Scarpa: «Ho scelto uno dei luoghi più silenziosi e preziosi della città, protetto dal FAI e ho unito questa terza cifra allo scultore del ventesimo secolo e al suo contemporaneo. Gormley e Fontana hanno lavorato molto con l’architettura, per questo unito l’architetto che più ha lavorato con gli artisti nella seconda parte del XX secolo. Un dialogo a tre, con un curatore che ha scelto uno spazio tra i più nascosti in evidenza – cioè nel centro di Venezia», spiega Barbero.

La scelta delle matrici del silenzio, della spazialità e dell’architettura d’autore non sono anodini in un periodo di confusione, dopo il silenzio forzato della pandemia. La riflessione sul genere mostra assume un nuovo significato. Barbero sottopone una dicotomia tra il modello di grande mostra e uno spazio più raccolto, a misura di visitatore paziente e amante del silenzio. «Da un lato c’è un’arte che si dà e ti prende, attraverso immagini molto forti. Dall’altra c’è un’arte che ti chiede per darti e ti chiede attenzione: una delle cose che manca di più alla contemporaneità. Entrambe le categorie appartengono all’arte contemporanea: c’è chi ti chiede meditazione e chi ti porta in giostra».

Luca Massimo Barbero

Luca Massimo Barbero è storico e critico d’arte moderna e contemporanea. È Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, consulente scientifico della Fondazione Lucio Fontana e curatore associato della Collezione Peggy Guggenheim. Ha curato la mostra “Lucio Fontana/Antony Gormley”, esposta al Negozio Olivetti a Venezia fino al 27 novembre 2022.

Emanuela Colaci

Emanuela Colaci

Giornalista nata a Lecce e adottata da Milano. Cura un podcast di attualità per Upday Italia, scrive per Rolling Stone, Linkiesta e the Submarine, ha un blog dove parla di questioni queer. Ha studiato relazioni internazionali e diritto internazionale a Bordeaux e Strasburgo. Per Lampoon si occupa di manifatture, fotografia e cultura

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