Un prisma di luce richiama la scalinata da cui Chanel guardava le sfilate: 31 Le Rouge Chanel è il primo rossetto in vetro della maison – incontro tra la tecnologia e l’arte vetraria, nel segno del colore rosso
Chanel inaugura la nuova twin boutique in Montenapoleone. Seconda sede nel Quadrilatero, dopo quella in via Sant’Andrea. Il terzo riferimento per la Maison francese resta in Gallerie Vittorio Emanuele II: la boutique interamente dedicata alla beauty, aperta nel 2018, terza in Italia in ordine cronologico, dopo quelle di Firenze e Venezia.
Il colore rosso per Chanel: dal Rouge Noir creato da Dominique Moncourtois a Le Vernis Rouge Noir, il prodotto più venduto della Maison
Nel 1994 Karl Lagerfeld chiede a Dominique Moncourtois, direttore creativo di Chanel make-up, uno smalto scuro che risaltasse nelle foto in bianco e nero di presentazione della collezione primavera estate ’95 di Chanel. Nelle prove di laboratorio volte alla formulazione della gradazione, sono miscelati pigmenti neri e rossi. Nasce per caso il Rouge Noir di Chanel. Lagerfeld ne è entusiasta. Lo utilizza due giorni dopo per la sfilata della collezione.
Nello stesso anno, Le Rouge Noir di Chanel è usato da Uma Thurman come colore della manicure di Mia Wallace in Pulp Fiction e da Madonna nel video Take a Bow. Un anno dopo, nel 1995, Chanel lancia anche il primo rossetto con questa tonalità. Al netto delle casualità del laboratorio, non è la prima volta che questa tinta – un nero sfumato di rosso – viene associato a Chanel. Già nel 1926, Vogue America la cita in un articolo dedicato ai colori della moda: Accanto al bianco e al nero c’è il rosso, la tonalità granato, come l’interno di una ciliegia maturata al sole, che Chanel usa moltissimo e che spesso viene chiamato rouge-noir.
Oggi, Le Vernis Rouge Noir è ancora il prodotto più venduto di Chanel, uno ogni 15 minuti, e il quinto smalto più venduto al mondo.
31 Le Rouge: dodici sfumature di rosso legate a Gabrielle Chanel e al mondo di Rue Cambon 31
Indossate il rossetto e attaccate – Gabrielle Chanel. Le sfilate di Chanel si svolgevano all’interno dell’atelier. Gabrielle Chanel era solita guardarle di nascosto dal pubblico, appostata in cima a una lunga scalinata incorniciata da specchi. In quelle occasioni, si legava alle caviglie due stringhe rosse di flanella, come portafortuna. L’idea di una Chanel insicura e addirittura superstiziosa oggi fa sorridere. Eppure, lo stesso utilizzo del suo soprannome da ragazzina, Coco, per un marchio che di infantile non aveva nulla, fa intendere che la forza e l’audacia di Chanel si nutrissero anche della sua vulnerabilità.
Il granato profondo dell’interno della borsa della stilista, il beige rosato dell’abito da sera lanciato in un’epoca in cui ci si aspettava che le donne indossassero abiti scuri, il rosa malva della rilegatura degli amati libri. Oggi questi colori rivivono nelle tonalità del rossetto 31 Le Rouge; un totale di dodici sfumature di rosso, tutte legate al mondo di Rue Cambon 31, cuore pulsante dell’attività di Chanel fin dai suoi esordi e ancora oggi intriso dello spirito della fondatrice.
31 Le Rouge Chanel: materie prime del rossetto e manifattura del prisma in vetro
Tra le dodici sfumature si trovano il Rouge Croisière, un color legno rosato, omaggio al guardaroba della collezione Cruise che inaugura la nuova stagione prima del suo inizio, e il Rouge Privé, una tinta infusa dello stesso mistero che avvolgeva la porta con la scritta Mademoiselle privé.
Un prisma di luce che celebra la scalinata da cui Chanel guardava le sfilate: 31 Le Rouge Chanel è il primo rossetto in vetro della maison, frutto di quattro anni di lavoro e dell’incontro tra la tecnologia e l’arte vetraria, solitamente riservata ai packaging della profumeria. All’interno della custodia in vetro, il rossetto è custodito da un meccanismo metallico riciclabile e ricaricabile.
L’olio essenziale di gardenia offre un effetto levigante. L’idratazione è resa possibile dalla combinazione di cere e oli di origine vegetale. Con l’aggiunta di esteri di camelia, sviluppati internamente dalla Maison, la formula ammorbidisce istantaneamente le labbra. L’olio di maracuja è un principio attivo in grado di stimolare la sintesi delle tre componenti principali della struttura della pelle, l’acido ialuronico, il collagene e l’elastina – aumenta la definizione delle labbra.
La formulazione di un rossetto richiede una valutazione multisensoriale: non basta un bel colore, deve anche avere un buon sapore e un buon profumo. 31 Le Rouge profuma di gardenia, una fragranza realizzata appositamente da Olivier Polge, artista profumiere della maison Chanel.
Il rosso per le labbra – dalle principesse sumere alle donne nella Parigi occupata, una breve storia del rossetto
Nella tomba della principessa sumera Shub-ad fu trovata una scatola d’oro: conteneva un pennellino e una pasta fatta di polvere rossa, olio di sesamo ed essenza di rosa. Nel Diciassettesimo secolo fa la sua comparsa il primo rossetto in stick: una pasta semisolida a base di terra rossa cosparsa sopra un legnetto e seccata al sole. In quel periodo era usato non tanto per truccare quanto per modificare la forma delle labbra, sia delle donne che degli uomini.
Combattuto con ferocia dalla chiesa e dai puritani, il rossetto rosso attraversa i secoli per affermarsi definitivamente come oggetto di culto nel 1910, grazie a Roger & Gallet che producono il primo stick da labbra. Negli anni Venti e Trenta, bocche a forma di cuore truccate con rossetti in gradazioni scure accompagnano i caratteristici smokey-eyes dell’epoca.
A quegli anni fanno riferimento le sfumature di rossetto della maison Chanel Passion n°14 e Rouge Coco Shine, quest’ultimo ispirato alla giovinezza della stilista. Un decennio dopo, nella Parigi occupata dai tedeschi, le donne andranno in cerca di vecchi rossetti nei mercatini delle pulci – secchi e mezzi usati, da ravvivare con acqua e olio. Oggi diciamo ‘indossare il rossetto’, nello stesso modo in cui diciamo indossare un abito.
La Genesi, l’etimologia e le spose del Rinascimento – il rosso come colore della vita
Nella Genesi il rosso è la scintilla della vita. Adamo, il cui nome in ebraico significa al tempo stesso rosso e vivente, nasce dall’adamah, l’argilla rossa su cui Dio soffia il suo Spirito. Dal latino rubeus allo spagnolo tinto, nelle lingue latine rosso è spesso sinonimo stesso di colore.
Nelle civiltà antiche, il rosso è appannaggio esclusivo della divinità e dei sacerdoti. Saffo descrive Eros come rivestito di una clamide rossa mentre Ovidio definisce pupurrissima la Afrodite. I Greci usavano un tessuto di lana rossa ricamata (detta emerokallés) per decorare i troni degli dei, mentre le donne romane potevano indossare il rosso solo nel giorno delle loro nozze, per rendere omaggio a Vesta; nasce cosi l’idea del rosso come colore dell’amore. Ancora nel Rinascimento, le spose vestivano di rosso piuttosto che di bianco.
Il rosso cardinale di Balenciaga, il Trafalgar di Dior, Il Rosso valentino e l’effetto red-dress
Il rosso è il grande chiarificatore: brillante, purificatore e rivelatore. Non potrei mai stancarmi del rosso, sarebbe come stancarsi della persona che ami. Per tutta la vita ho inseguito il rosso perfetto – Diana Vreeland. In psicologia esiste un fenomeno chiamato ‘effetto red-dress’ per cui la sola vista del colore rosso attiva una serie di reazioni neuro-biologiche che richiamano l’eccitazione, la passione, il pericolo, l’energia.
Nella storia della moda, diverse sfumature di rosso hanno caratterizzato il lavoro e la visione di alcuni stilisti, contribuendo allo loro definizione nell’immaginario collettivo. C’è il rosso Cardinale di Cristobàl Balenciaga, figlio dei dipinti di Goya e di Velazquez, dei vestiti dei ballerini di flamenco, del bolero dei toreri, e della luce dei Paesi Baschi che rende vividi i colori. C’è il rosso Dior, frutto dell’amore dello stilista per i fiori – il papavero e il geranio rosso – e per lo scandalo.
Utilizzato per scuotere gli animi del pubblico durante la presentazione dei suoi abiti, dal quale, in contrasto con il grigio perla del Salone all’Avenue Montaigne, nasce l’idea del Trafalgar che ancora oggi definisce il make-up Dior. Durante il periodo di apprendistato da Jean Dessès a Parigi, Valentino Garavani andò all’Opera di Barcellona e rimase folgorato dall’abito rosso di una donna. Nasce cosi il rosso Valentino – 0% ciano, 100% magenta, 100% giallo, 10% di nero.