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Napoli, Complesso di San Domenico Maggiore, foto Serena Eller
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Oggi più che mai: non esiste la contrapposizione tra design e artigianato

Nelle prospettive contemporanee del design si incontrano l’approccio artistico e artigianale: conversazione con il team di Caselli 11-12 e Domitilla Dardi di EDIT Napoli

Questo contenuto è parte della collaborazione editoriale tra Lampoon e Fuorisalone

Al di là di Renato De Fusco: è ancora vero che «sono più le cose fatte dall’artigiano che quelle prodotte dall’industrial design»?

«Sta di fatto comunque che sono più le cose fatte dall’artigiano che quelle prodotte dall’industrial design, donde forse è lecito associare il primo al liceo classico e il secondo a quello scientifico. Le considerazioni suddette non riguardano solo il versante progettazione-produzione, bensì soprattutto il versante vendita-consumo». Così lo storico del design Renato De Fusco commenta la vexata quaestio delle differenze tra artigianato e design, in Italia e non solo. 

Superare la dicotomia tra artigianato e design attraverso l’analisi dei quattro fattori: progettazione, produzione, vendita, consumo

Il tema dell’incontro-scontro fra i due mondi è vecchio quanto è vecchio il design, ma negli ultimi anni sembra aver riacquistato rilevanza grazie a nuove tecnologie di produzione e alla diversa attitudine che i social network propongono – non solo in termini di comunicazione. Ci sembra utile prendere in prestito i quattro fattori (progettazione, produzione, vendita, consumo) che per De Fusco rendono l’esperienza del design un processo unitario, per vedere come in questi anni Venti si possa superare con facilità superare la dicotomia industria-artigianato e guardare uno scenario che è vario e mutevole: dalle produzioni indipendenti alle nuove gallerie che si occupano di design contemporaneo, passando per aziende che lavorano a stretto contatto con artigiani, valorizzando tecniche e lavorazioni tradizionali. Abbiamo parlato di questo ampliato orizzonte progettuale con il team di Caselli 11–12, nuova galleria di design a Milano, e Domitilla Dardi, storica, curatrice di design e co-fondatrice della fiera EDIT Napoli.

Lo spazio Caselli 11–12 nato all’interno dell’ex Caselli Daziari di Porta Nuova con l’intervento di Oltrefrontiera Progetti

Iniziamo la nostra analisi prendendo in considerazione i fattori della progettazione e della produzione. In questo contesto ci è d’aiuto lo spazio espositivo Caselli 11–12, nato all’interno ex Caselli Daziari di Porta Nuova in seguito al recupero dell’edificio attuato da Oltrefrontiera Progetti, azienda di design e architettura che opera nel settore retail e visual, di cui la realtà nata di recente è un’estensione. Con Makers 1, Oltrefrontiera Progetti ha inaugurato una serie di mostre dedicate al design contemporaneo che esploreranno indagini materiali sperimentali, pensate e prodotte dai designer stessi o in collaborazioni di artigiani. Si tratta di prototipi, pezzi unici o edizioni limitate. 

Alba Natalia Caprino, Ceo e fondatrice di Caselli 11-12 racconta Markers 1: la collaborazione tra designer e artigiani raccontata attraverso prototipi, pezzi unici e edizioni limitate

Alba Natalia Caprino, ceo e fondatrice, racconta la vocazione che lega i diversi autori in mostra: «In Makers 1, designer e materiali entrano rapporto tra dialogo e negoziazione, si scontrano e si scambiano i ruoli. Si tratta di una sorta di partita di scacchi tra la materia e la mente, cioè la mano. Adottando il contatto diretto con gli elementi come prospettiva progettuale, la mostra accorcia le distanze tra il pensiero e la creazione di oggetti».

Legno e metallo: superare la dicotomia tra domestico e industriale, i processi industriali si possono abbinare al lavoro manuale

Makers 1 si sviluppa attorno a due materiali specifici, legno e metallo, per analizzare le specificità e le possibilità di applicazione nel design contemporaneo, insieme alle ricorrenze e alle mutazioni formali che li caratterizzano. «All’interno della mostra abbiamo cercato di scardinare un’altra dicotomia, quella tra domestico e industriale. Uno dei temi ricorrenti nella nostra selezione è l’utilizzo di elementi o supporti di natura industriale – profilati metallici, legni da costruzione, materiali isolanti – che se trattati con attenzione e ricomposti con gesti semplici e mirati possono assumere un nuovo valore» spiega Caprino. Va notato come, in alcuni casi, i designer presenti in mostra si rivolgano ad aziende che lavorano direttamente i materiali grezzi ma non si occupano di design. Queste sporadiche incursioni nei processi industriali possono essere liberamente combinate al lavoro manuale e talvolta anche a gestualità volutamente imperfette. Non ci sono processi incoerenti perché non è più definibile una modalità univoca. 

Domitilla Dardi: artigianato e industria non sono mai stati in opposizione

Anche Domitilla Dardi è concorde nella necessità di superare la dicotomia tra design e artigianato: «Artigianato e industria in realtà non sono mai stati in opposizione. Tutte le aziende che fanno il cosiddetto Made in Italy integrano l’artigianato all’interno della loro catena di produzione. La filiera di tutti i brand, in particolare quelli del mobile, mettono insieme mani e macchine. Si è trattata di una narrazione giornalistica e storiografica più che rappresentare la realtà dei fatti. In un paese non industriale come l’Italia le due cose sono in sinergia e si compenetrano l’un l’altra».

EDIT Napoli: l’ascesa del designer-maker, alla guida di un movimento che sta sfidando la tradizionale catena di produzione e distribuzione

Procedendo nel nostro ragionamento sul rapporto tra artigianato e design, prendiamo in considerazione gli altri due fattori proposti da De Fusco: vendita e consumo. Per far questo è utile comprendere la realtà di EDIT Napoli. Il suo manifesto evidenzia la nuova forza autonoma nel design contemporaneo: «EDIT Napoli è una fiera di design creata per sostenere, promuovere e celebrare una nuova generazione di designer. Si concentra sull’ascesa del designer-maker che è alla guida di un movimento che sta sfidando la tradizionale catena di produzione e distribuzione». Il campo di interesse della manifestazione nata nel 2019 è complementare a quello del design da galleria: «Anche se abbiamo ridotto il nostro spazio d’azione, le tipologie di espositori rimangono tante e mutevoli nel tempo: abbiamo autoproduzioni, aziende che fanno lavorare a stretto contatto designer e artigiani, aziende che con il tempo crescono e si strutturano. Troviamo anche singoli autori che normalmente lavorano con grandi aziende ma che vogliono anche autoprodursi, controllando l’intera filiera produttiva. Un importante vincolo che imponiamo agli espositori è quello del ‘no prototipi’, ogni edizione deve essere aperta e i pezzi replicabili, anche nella loro unicità. Questo obbligo è valido anche per la sezione Seminario, che ospita designer under 30».

La logica ‘no prototipi’ che incontra l’unicità: collezionisti e galleristi alla ricerca del pezzo da edizione limitata

Quelle proposte da Caselli 11–12 e EDIT Napoli sono prospettive differenti ma che possono a volte sovrapporsi, e riuscendo a intercettare le stesse sensibilità. «EDIT Napoli non mette in mostra design da collezione, ma riceviamo anche quel pubblico: collezionisti e galleristi vengono con interesse da noi per reclutare autori e scovare prodotti che magari poi sviluppano in una dimensione di serie limitata o pezzi unici. Rispetto al collectible noi proponiamo un’altra modalità e un altro sistema, è un segmento di mercato differente.»

Oltre il successo commerciali: EDIT Cult, il racconto della cultura del progetto e l’esempio di Piet Hein Eek

Dardi chiarisce che le ambizioni della manifestazione vanno ben oltre al successo commerciale. «Con EDIT Cult vogliamo raccontare la cultura del progetto, che nelle mostre è sganciata dalle finalità commerciali. L’obiettivo è anche far vedere, sia al pubblico sia agli espositori, che ci si può trasformare e diventare altro, o essere animali ibridi che lavorano in varie dimensioni. Per noi lo scorso anno è stato importante ospitare Piet Hein Eek, che consideriamo il prototipo dell’editore del terzo millennio. Ha cominciato a lavorare come falegname indipendente e adesso la sua è un’azienda di medie dimensioni, che però non ha perso lo spirito e l’attitudine progettuale del designer. La sua factory a Eindhoven rimane il suo cuore pulsante e non potrà avere succursali in giro per il mondo. Avere Piet a EDIT è rappresentativo di uno dei percorsi possibili che vogliamo valorizzare. Con la sua azienda produce pezzi unici in serie, tutti diversi per dettagli e materiali ma all’interno di un concetto di stampo seriale».

Caselli 11-12

Luogo in cui arte, design, architettura e fotografia convergono per esplorare nuove possibilità di interazione con l’identità storica e il tessuto socio-culturale milanese. Attraverso un programma interdisciplinare di partnership e progetti basati sulla ricerca, CASELLI 11–12 ospita collaborazioni con studi di design nazionali e internazionali e promuove pratiche emergenti e consolidate, abbracciando media digitali e tradizionali.

Domitilla Dardi

Nata a Roma nel 1970, è storica e curatrice di design. Dal 2010 è curatore per il design del MAXXI di Roma e dal 2022 ne è diventata Senior Curator. È docente nei triennali e nei Master allo IED di Roma. È stata visiting professor in diverse istituzioni, tra cui l’Universidad de Navarra a Pamplona, l’Accademia Abadir a Catania e il MADE Program di Siracusa. È co-fondatrice e curatrice della fiera del design d’autore EDIT Napoli.

Salvatore Peluso

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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