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CCCP - Annarella
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Abbiamo sempre frainteso i CCCP

Andrea Scanzi e i fischi: nessuno ha mai osato criticare Lindo Ferretti per le sue simpatie politiche di destra e per la Lega – abbiamo sempre frainteso i CCCP, forse ora è il caso di dirgli addio 

Le reunion storiche dei CCCP – Fedeli alla linea

Nel 2014, per il trentesimo compleanno dei CCCP, Giovanni Lindo Ferretti aveva risposto così al giornalista di Repubblica che gli chiedeva di una possibile reunion: «Quello che deve accadere, accade». Una risposta criptica del cantante, che non escludeva né confermava, ma che sicuramente citava sé stesso nel testo di Accade dei CSI, gruppo nato nei primi anni Novanta dalle ceneri dei CCCP – Fedeli alla Linea.

L’anno prima, l’ex socio Massimo Zamboni aveva portato in giro per l’Italia buona parte del Consorzio Suonatori Indipendenti (senza però Ferretti), in un tour che ne portava la negazione della stessa frase nel titolo: Ciò che non deve accadere accade – Nessuna garanzia per nessuno. Non era stata in effetti una reunion dei CSI, figuriamoci che speranze potessero avere i fan di rivedere di nuovo, sullo stesso palco, i CCCP.

I CCCP – Fedeli alla Linea sono un gruppo musicale punk rock italiano, attivo dal 1982 al 1990, e nuovamente a partire dal 2023

Per festeggiare quei 30 anni si erano radunati sotto lo stesso tetto band e fan, nel grembo materno di Reggio Emilia. Ruotava tutto attorno a una mostra che, tra le altre cose, proiettava tra i suoi spazi le immagini inedite dell’ultimo concerto della band, sempre nel capoluogo emiliano nel 1990. Il fulcro della rimpatriata era però l’uscita di un libro fotografico, che comprendeva tantissimo materiale mai pubblicato sugli anni d’oro della band, e come ciliegina anche un bel 45 giri in edizione limitata. 

«Non sapevamo che avremmo fatto questa mostra ma è successo» aveva commentato Annarella Giudici sempre nella stessa intervista. Zamboni aveva aggiunto: «Ai tempi fu una combinazione che durò tre secondi. Deve accadere la stessa cosa: se nascesse a tavolino sarebbe un prodotto».

I CCCP hanno rimesso in scena il loro circo decadente

Ora che il futuro è diventato prima presente e poi passato, la reunion è magicamente accaduta. Sono dovuti passare altri 10 anni ma alla fine i CCCP hanno rimesso in scena il loro circo decadente, tra le stravaganze e i travestimenti della coppia Annarella-Danilo Fatur e un Ferretti sempre più criptico, con le mani in tasca, la felpa col cappuccio e una basetta talmente lunga che sembra uscita da una di quelle foto ottocentesche delle inaugurazioni di nuove tratte ferroviarie. 

Difficile (e non ce ne voglia lo Zamboni di 10 anni fa) non pensare che effettivamente un piano “a tavolino” per i 40 anni del gruppo per forza di cose sia stato messo in atto e che il “prodotto”, alla fine, ci sia eccome. Anzi, più di uno. C’è prima di tutto FELICITAZIONI! CCCP – Fedeli alla linea. 1984 – 2024, esposizione a Reggio che chiude i battenti il 10 marzo 2024 dopo aver registrato una ragguardevole affluenza di una trentina di migliaia di visitatori. C’è poi la registrazione, a quanto pare miracolosamente ritrovata e restaurata, del primo concerto a Reggio Emilia nella storia della band, abbellita e pubblicata per Universal con il nome di Altro Che Nuovo Nuovo

Il tour, iniziato a ottobre con il Gran Galà Punkettone di Parole e Immagini nella città dei CCCP

Infine, e questo è forse l’elemento che ci interessa di più, c’è il tour, iniziato a ottobre con il Gran Galà Punkettone di Parole e Immagini nella città dei CCCP e culminato in una tre giorni sold out a Berlino, la città dove nacque tutto. Non bastasse, si aggiungono anche un tour estivo in Italia, di cui per ora non si conoscono le date, e una linea di merchandise in collaborazione con Slam Jam. Nella collezione non manca nulla, dalle magliette alle felpe, dalle giacchette alle borse di tela, tutte con stampato il seguente slogan “Produci, consuma, crepa”. 

Siamo noi maliziosi a pensare che la band anti-consumista, che sfoggiava provocatoriamente il logo Enjoy CCCP con le grafiche della Coca-Cola, si sia poi effettivamente venduta? A quanto pare, no. Le ultime ci giungono da Umberto Negri, primo bassista della formazione, che dopo i concerti di Berlino si è sfogato con Rolling Stone Italia. «Stanno monetizzando» ha detto nell’intervista. «Ho sempre pensato che un giorno Ferretti avrebbe ceduto all’idea di fare una reunion.»

L’uomo che molto spesso guidava la 132 verde del padre di Zamboni fino a Berlino si è sentito un po’ escluso e tradito dai suoi ex compagni. Ed è proprio a Berlino, nelle tre date all’Astra Kulturhaus in quella che era un tempo la parte sovietica della città, nella DDR, che le polemiche si sono trasformate in fischi e lanci di bicchieri. 

Il pubblico pare non aver amato la comparsata di Andrea Scanzi sul palco

Se le date a Reggio Emilia a ottobre si erano consumate senza intoppi, nell’entusiasmo generale, nel centro culturale berlinese che probabilmente verrà smantellato per farne centri commerciali, il pubblico pare non aver amato la comparsata di Andrea Scanzi sul palco. Quello del giornalista e amico di Ferretti doveva essere il medesimo intervento di Reggio Emilia: un breve monologo introduttivo di Emilia Paranoica, per contestualizzare i malesseri degli adolescenti all’epoca. Proprio sull’incipit del discorso, però, dalla folla si sono alzati fischi e qualcuno ha pure lanciato bottiglie e bicchieri su Scanzi. 

«Quanta voglia di purezza in questi sguardi, quanta voglia di poter odiare qualcuno perché ti sta sui coglioni» ha detto subito dopo Ferretti rivolgendosi alla folla, in difesa di Scanzi. «Sta qua, perché vi sta sui coglioni, perché non abbiamo mai voluto che tutti la pensassero come noi. Perché portiamo il disordine e non l’ordine. Non quello che volete voi. Non sono come tu mi vuoi».

Questa del cantante è forse la frase che mi ha fatto più riflettere. Accusa il pubblico di volere ordine, di volere purezza, sostanzialmente di non tollerare. Mentre, allo stesso tempo, si dichiara portatore di disordine, come quando con la cresta punk tinta di rosso cantava Io sono l’anarchia. Ma siamo proprio sicuri che le cose stiano così?

La natura nostalgica dell’iconografia CCC

La natura eternamente nostalgica dell’iconografia CCCP (il vecchio logo si rifaceva al logo Fiat degli anni Cinquanta), il fatto che si siano sciolti il giorno esatto della riunificazione tedesca (il 3 ottobre 1990), i testi spesso e volentieri reazionari e di rottura, le uniformi sul palco, sono tutti elementi che sono sempre piaciuti a un pubblico “militante” o che in ogni caso ha sempre amato definirsi tale. 

Lindo Ferretti il voto a Lega Nord e l’apprezzamento per Giorgia Meloni 

Nel 2010 Lindo Ferretti aveva dichiarato pubblicamente di aver votato Lega Nord (all’epoca c’era ancora Nord nel nome). Poi, nel 2014, proprio nell’intervista di cui sopra a Repubblica, si era corretto dicendo che probabilmente avrebbe votato PD alle prossime elezioni. Risultato: l’anno successivo, il 2015, sale sul palco di Atreju, il raduno organizzato da Fratelli d’Italia, e si concede un intervento in cui pronuncia le seguenti parole: «Migranti? Prima gli italiani». Poi una bella foto insieme a Giorgia Meloni, tutto sorridente.

Il sostegno incondizionato a Meloni lo riconferma anche nel 2022, proprio a un’intervista a Scanzi. «Ho votato per la Meloni. Le voglio bene e prego per lei ogni mattina». Perché sì, anche l’elemento profondamente religioso negli anni è diventato una parte fondamentale della forma di Ferretti. E allora chi lo vuole per davvero l’ordine, se non uno che si schiera con quelli che l’ordine lo stanno impartendo coi manganelli, su giovani manifestanti pacifici? Ferretti ha sempre detto che i CCCP sono Fedeli alla linea perché la linea non c’è mai stata. Eppure, la linea c’è sempre stata eccome, una linea che alla fine ha collegato adolescenti frustrati che alla fine sono diventati adulti incazzati e reazionari. 

«Abbiamo sempre avuto una piccola parte di pubblico di destra» continua Ferretti. «Ne parlavamo ai tempi con Massimo e ci trovavamo d’accordo: probabilmente riconoscevano in noi una sorta di forza primigenia che gli si confaceva eravamo stupiti ma alla fine abbiamo pensato che avevano ragione loro. Ad Atreju è successa la stessa cosa: a un certo punto mi è venuto incontro, in modo molto deciso, un individuo enorme. Temevo mi volesse picchiare invece mi ha abbracciato e mi ha detto: “Giovanni, sono felice che per la prima volta tu sia qui a casa mia visto che per vedere te io sono dovuto venire nei Centri Sociali, alle Feste dell’Unità, nelle Case del Popolo e persino nelle Chiese”»

Dietro a Ferretti e tutti i suoi seguaci regna un sentimento disgregatore che è il risultato di una delusione

Se inizialmente l’appoggio del cantante alla Lega e poi a Meloni mi sembrava un controsenso, una mossa davvero assurda e incomprensibile, man mano che stiamo invecchiando insieme ai CCCP la faccenda appare sempre meno misteriosa, ma anzi totalmente chiara. Dietro a Ferretti e tutti i suoi seguaci regna un sentimento disgregatore che è il risultato di una delusione. I CCCP sono caduti con il Muro di Berlino. Il ritrovarsi di colpo senza quel “punk filosovietico” che svetta fieramente ancora oggi sulle magliette del merchandise, lo smarrimento dell’uomo occidentale e il graduale sgretolamento del suo predominio culturale, economico, imperialistico sul mondo, ha innescato quello che Bifo Berardi definisce un meccanismo di “risentimento e aggressiva ricerca di identità”. 

Proprio da questa sconfinata vasca di individui ha pescato indiscriminatamente, a strascico, il populismo degli ultimi decenni. Prima il Movimento 5 Stelle di Grillo, poi la Lega, prima, e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, dopo. 

Come mai Scanzi si è preso i fischi ma nessuno ha mai osato dire nulla a Ferretti delle sue simpatie neofasciste?

In quella «combinazione che durò tre secondi» si è originato uno dei gruppi più importanti della storia della musica pop italiana, una band a cui tanti devono tanto per intuizioni, temi, abbattimento dei tabù, narrazione della desolazione provinciale. Come mai Scanzi si è preso i fischi ma nessuno ha mai osato dire nulla a Ferretti delle sue simpatie neofasciste? Perché in questo Paese abbiamo un debole, quasi un timore patriarcale, per gli uomini carismatici. Eppure, Scanzi e Ferretti, due grandi amiconi, fanno parte della stessa categoria di persone. Individui estremamente colti, con un feticcio nei confronti del dissenso fine a sé stesso e del buttare tutto in caciara. Nel profondo, e le azioni parlano da sole, si nasconde una natura totalmente reazionaria, conservatrice, di retaggio cattolico e patriarcale. 

Come una versione italiana di Nick Land, abbiamo idolatrato un pensatore disruptive, che ha creduto con tutte le sue forze in un futuro che non si è mai avverato. Quando questo però è successo, a prevalere è stato un tetro, arrabbiatissimo sentimento reazionario, che ha spostato definitivamente nelle zone dell’ultradestra una persona che credevamo alleata.

La sottile linea che separa il punk agitato dal “contro” per partito preso

C’è una sottile linea che separa l’essere un punk agitato ed essere invece “contro” per partito preso, cercare sempre lo scontro come un classico ospite di Cruciani a La Zanzara. Vittime del fascino di un frontman carismatico e di una forma di canzoni che ha raccontato in un modo irripetibile un decennio, ci siamo fatti prendere dalla nostalgia, quella che Simon Reynolds ha definito retromania, fraintendendo forse totalmente la vera essenza oscura dei CCCP. 

Claudio Biazzetti

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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