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Costa Smeralda: la salvaguardia dell’ambiente è alla base del suo successo 

Riconversione ecologica attraverso il turismo di nicchia – il Consorzio Costa Smeralda tutela la natura della costa sarda – intervista a Renzo Persico e Massimo Marcialis per i 60 anni di Costa Smeralda 

Consorzio Costa Smeralda

Fondato il 14 marzo del 1962 grazie al Principe Karim Aga Khan, il Consorzio Costa Smeralda è nato con l’obiettivo di programmare ed equilibrare lo sviluppo urbanistico e residenziale all’interno dei confini territoriali della Costa Smeralda. Con sede a Porto Cervo, vigila sulla salvaguardia ambientale del territorio e contribuisce alla crescita del valore del patrimonio immobiliare esistente: in seguito all’atto costitutivo, redatto il 14 marzo 1962 da sei proprietari di terrieri–Sua Altezza Karim Aga Khan, Patrick Guinness, Felix Bigio, Andrè Ardoin, John Duncan Miller, René Podbielski – i Soci Fondatori hanno costituito il Comitato di Architettura della Costa Smeralda, composto dagli architetti Jacques Couëlle, Michele Busiri Vici e Luigi Vietti. 

Oggi il Consorzio esercita le azioni di controllo sulle diverse fasi inerenti allo sviluppo immobiliare, piani urbanistici e realizzazione di opere infrastrutturali. Il Regolamento Edilizio costituisce il punto di riferimento normativo, il quale prevede che, qualsiasi opera relativa allo sviluppo urbanistico, alla realizzazione di singoli immobili o all’intervento su strutture esistenti, venga sottoposto all’esame del Comitato. Il Regolamento integra lo Statuto del Consorzio Costa Smeralda e le sue norme, formulate coerentemente ai criteri generali che hanno ispirato l’urbanizzazione del comprensorio: il desiderio di salvaguardare la singolare natura dei luoghi e quello di incoraggiare il rispetto per la bellezza del paesaggio. 

Il Comitato di Architettura del Consorzio Costa Smeralda

Ciò anche in considerazione che l’Architettura è un’espressione della cultura: la creazione artistica, la qualità delle costruzioni, il loro inserimento armonioso nell’ambiente circostante sono di pubblico interesse. A tale scopo il Comitato di Architettura si esprime in merito agli aspetti architettonici, formali e compositivi delle opere edilizie, valutandone l’inserimento nel territorio ed intervenendo con la propria autonomia nel merito della qualità dei progetti sottoposti al suo esame. 

Lampoon – Massimo Marcialis, direttore generale del Consorzio Costa Smeralda

«Gli obiettivi di Costa Smeralda oggi non sono poi così cambiati rispetto a quelli di ieri» spiega Massimo Marcialis, direttore generale del Consorzio. «Negli anni Sessanta, quando il principe cominciò a dare vita al progetto non c’era nessun tipo di vincolo, eppure il principe stesso si pose alcuni limiti: creando un piano ambientale, un piano di sviluppo, un piano ecosostenibile; cose che oggi sono all’ordine del giorno ma che anni fa non considerava nessuno. Ancora oggi questa visione che il principe ebbe, continua a essere attuale: altri pensavano fosse da pazzi, non costruire quello che si vuole pur potendolo fare. Ancora oggi la Costa Smeralda per il 97% non è antropizzata: è rimasta allo stato iniziale, anzi, gli spazi verdi sono cresciuti, perché è perché negli anni Sessanta vi erano attività per la maggior parte agropastorali quindi aree che oggi sono completamente diventate foreste o vengono utilizzate per scopi agricoli. La Costa Smeralda è nata e continua a essere eco compatibile. Quando nacque il Consorzio venne creato insieme ad esso uno dei suoi organi principali, il Comitato di Architettura: questo verifica e controlla tutte le opere che vengono realizzate in Costa Smeralda e cerca di inserirle paesaggisticamente nell’ambiente».

Lampoon – Renzo Persico, Presidente del Consorzio Costa Smeralda

«Quello della salvaguardia dell’ambiente è un concetto alla base del successo di Costa Smeralda» aggiunge Renzo Persico, Presidente del Consorzio. «Il mito nasce da un luogo selvaggio e incontaminato, dove Karim Aga Khan ha deciso di creare un progetto turistico in cui fosse possibile modellare le forme architettoniche urbane in base a quelle del paesaggio. Questo stile, che è diventato iconico, oggi è studiato in tutto il mondo per la sua anomalia rispetto al modello che impera dalla Francia a Spagna, un modello che dà priorità alle forme, le inserisce nella vegetazione originaria nel rispetto della flora e della fauna, segue la conformazione del terreno. Questo lavoro ha decretato il successo della Costa Smeralda: se pensiamo che nel continente europeo nessuno stile dopo gli anni Quaranta viene replicato costantemente, ci rendiamo conto che questo invece è ancora vivo e attuale e il Consorzio cerca di tutelare quanto può del suo originario».

Oggi la Sardegna rappresenta una porta sul mondo: racchiude nella sua dimensione gli aspetti più salienti della tradizione italiana, una dimensione fatta di cultura, storia, archeologia. La storia di oggi è formata da masse eterogenee di turisti che hanno richieste diverse–turismo gastronomico, naturalistico, archeologico–e costruiscono nuove esigenze. La responsabilità del consorzio è quella di essere utente temporaneo di un patrimonio da conservare per le future generazioni.

Riconversione ecologica attraverso il turismo di nicchia

«Il discorso è complesso, perché implica un termine improprio di nicchia: esclude chiunque non abbia mezzi sufficienti per godere di questa qualità della vita. Preferisco parlare di esclusività: la Costa Smeralda è un luogo di qualità, in quanto garantisce specificità tali da essere esclusivo» spiega Persico. «La cura del particolare, del dettaglio, del verde, della luce. È compatibile una massa eterogenea in un ambiente esclusivo? Questo è ciò che bisogna domandarsi: convivono le due realtà, quella stanziale, che utilizza queste le nostre strutture per le proprie vacanze e le masse. Tre sono i problemi principali: garantire ai residenti la privacy, al turista un’alta qualità della vita e consentire a chiunque abbia il piacere di visitarla di non costituire un intralcio».

Il nuovo parco macchine è solo uno degli obiettivi da raggiungere entro il 2030: «Sviluppando la parte elettrica per le auto abbiamo creato km di marciapiedi che definirei quasi opere d’arte. Inoltre, abbiamo stipulato una collaborazione con l’università Bocconi per avere un partner scientifico per evidenziare su quali punti spingere per la sostenibilità del territorio: abbiamo realizzato isole ecologiche interrate, questo per il decoro e per implementare la parte dei rifiuti sugli urbani e poterla differenziare completamente».

Interramento delle isole ecologiche della Costa Smeralda

«Recentemente è stata rinnovata la convenzione con il comune di Arzachena, e il Consorzio nel 2018 si è impegnato a interrare tutte le isole ecologiche della Costa Smeralda. L’isola ecologica consiste nell’interrare i cassonetti che vediamo in giro per la città, limitando la vista di eventuali rifiuti. A ogni passaggio degli autorizzati i cassonetti vengono portati in superficie, interrato si intende nascondere momentaneamente e riportare in luce al momento del ritiro. Questo elemento di decoro rende unici gli spazi urbani».

Costa Smeralda: incentivare l’economia locale a favore di artigiani e commercianti

«Questo è stato l’effetto di un turismo economico volto a cambiare anche quello che definiamo l’aspetto sociale: negli anni Sessanta c’erano attività agricole, non imprese, e il Consorzio dava la possibilità alla Sardegna di contribuire alla rinascita economica del territorio grazie ad artigiani locali. La nascita di particolari attività che non c’erano prima di quegli anni e la creazione di una nuova comunità ha costruito un futuro dove i giovani dell’epoca hanno potuto studiare e formarsi: l’evoluzione sociale è stata così incisiva che da plasmare la reputazione di tutta la Sardegna».

L’Agenda 2030 identifica il turismo come incentivo primario per la crescita economica inclusiva e rivolta alle comunità locali. Il turismo può accelerare il passaggio alla sostenibilità adottando modelli responsabili di consumo e produzione. I turismi del mare, in particolare, devono contribuire a salvaguardare l’ecosistema marino e garantire uno sviluppo eco compatibile con i territori costieri e insulari: «Buona parte degli operai e dei dipendenti del Consorzio sono sardi, quindi l’impatto sull’economia locale è enorme. Tutto l’indotto che ha creato la Costa Smeralda ha sempre utilizzato i prodotti locali, intesi anche solo come i tappeti o il granito utilizzati per costruire le ville. Di recente, un indice di benessere dava le città di Arzachena e Uri come le poche città con un tasso di crescita demografico rispetto a una tendenza opposta nel resto d’Italia: questo è indice di benessere e molto legato alla C.S. che è il volano dell’economia per tutta la Sardegna».

La salvaguardia del mare

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, il Mediterraneo è costretto ad accogliere ogni giorno 731 tonnellate di rifiuti plastici, che potrebbero raddoppiare entro il 2025. Dal 1° giugno 2019 sono entrate in vigore due ordinanze del Comune di Arzachena che riguardano anche le 22 spiagge gestite dal Consorzio Costa Smeralda: la prima disciplina l’uso dei prodotti in plastica, la seconda impone il divieto di fumo a eccezione di alcune aree delimitate. 

Secondo Marcialis, «Per quanto riguarda la salvaguardia del mare abbiamo anche le cosiddette boe intelligenti, per evitare l’affollamento indisciplinato delle barche, così da tutelare il traffico di natanti. Attualmente il rapporto col mare è fatto dalla pulizia delle spiagge e della difesa della qualità delle acque», spiega. «Gestiamo le spiagge ripulendole ogni giorno con mezzi autorizzati, in ogni spiaggia ci sono isole ecologiche attrezzate, insieme alle aree fumatori appositamente create insieme al comune di Arzachena. A inizio stagione, tutta la posidonia che in inverno si deposita sulle spiagge viene spostata nel retrospiaggia: non la portiamo via, semplicemente la spostiamo – portarla via significherebbe portare via quintali di sabbia. A ottobre viene riposizionata e rilasciata in mare, di modo che in inverno la barriera di posidonia resti intatta».

«Gestiamo anche la depurazione delle acque. Potrebbe essere gestita dal gestore pubblico, ma quest’ultimo ha determinati tempi di reazione, mentre noi abbiamo un servizio di 24 ore su 24 che controlla le tubazioni delle acque e ci permette di intervenire nell’immediato. Limitiamo qualsiasi tipo di inquinamento balneare: in questi sessant’anni mai una spiaggia della Costa Smeralda è stata interdetta alla balneazione e questo è per noi motivo di orgoglio, avendo numeri notevoli di turisti e residenti. Passiamo da 1000-2000 abitanti a 20-30mila nelle stagioni più calde, riusciamo a gestire questi picchi difficili con un ottimo piano di organizzazione. Siamo l’unica area di questa entità gestita da un ente privato. Abbiamo forme di convenzione e centri medici aperti giorno e notte. Il benessere visto a tutto tondo per i turisti i residenti e i passanti, tutti usufruiscono di questi benefici».

Costa Smeralda e Università Bocconi 

«La collaborazione è nata due anni fa, mentre cercavamo di capire cosa potessimo fare per sviluppare progetti innovativi riguardanti la sostenibilità ambientale» spiegano. «Abbiamo avuto un contatto con l’Università Bocconi, che ha studiato il caso Costa Smeralda, e ha cercato di capire il punto di partenza e dove si poteva arrivare. È stato eseguito un vero e proprio check di cosa e quanto producevamo, e ci siamo dati vari step, tra cui il riciclo completo dei rifiuti, e l’inizio di una collaborazione con una società chiamata Smeraldina. Con il lavoro che è stato fatto negli ultimi tempi riciclando le bottiglie possiamo dire di essere riusciti a utilizzare la plastica riciclata per i contenitori degli alimentari. Stiamo lavorando per cercare di produrre meno e riutilizzare di più».

Il progetto identificherà gli obiettivi di minimizzazione degli impatti delle attività svolte dal Consorzio nel medio e nel lungo periodo. In particolare, saranno implementate prassi e strategie finalizzate a migliorare le performance ambientali delle attività di gestione dei rifiuti, dell’energia, dell’acqua e della mobilità, insieme alla sensibilizzazione e il coinvolgimento dei consorziati. Per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’inquinamento sono previste partnership con altre realtà territoriali: «Noi gestiamo tutto il verde pubblico e abbiamo un accordo con una società che riutilizza questo verde creando biomasse per poi utilizzarle – sempre in Costa Smeralda – come concime. Si tratta quindi di una vera economia circolare, si produce il rifiuto ma poi viene riutilizzato a livello locale. Svolgiamo la depurazione dei reflui e stiamo cercando di riutilizzare le acque reflue per altri scopi: da poco abbiamo svolto la presentazione di un depuratore che produce acqua particolarmente depurata, quasi potabile, e stiamo pensando in che modo riutilizzare quelle acque, motivo per cui al momento stiamo trattando con il Consorzio di bonifica. Questi sono alcuni dei pilastri che abbiamo portato a termine».

«Quelle previste per il futuro sono azioni locali. A fronte dell’esperienza storica e non solo, vogliamo agire a tutto tondo, non soltanto sul mare, sulle spiagge, sul verde, ma in tutti gli aspetti oggi oggetto di dibattito. Siamo convinti che la Costa Smeralda debba rimanere unica nel mondo: grazie a questa dimensione noi possiamo non solo impressionare chi visita per la prima volta i nostri luoghi ma anche dare conferma a chi ritorna della nostra tutela del paesaggio».

Francesca Fontanesi

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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