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una coppia si bacia per festeggiare lo scudetto, Inclusione e calcio, Foto di Angelo Formato, creata dall'intelligenza artificiale
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Lo scudetto del Napoli visto dall’intelligenza artificiale: estetica calcistica, moda e inclusività

Dalla strada a Dior a Fendi, da Loro Piana a Off -White, la moda assimila il vocabolario espressivo del calcio aprendosi a un pubblico eterogeneo e diventa simbolo di stile e identità

L’inclusività vista dall’intelligenza artificiale: come festeggeremmo lo scudetto del Napoli in un mondo ideale? 

Angelo Formato, fotografo di origine partenopea, immagina i festeggiamenti per lo scudetto del Napoli in una città ideale senza violenza e discriminazioni. Napoli è prosperità e abbondanza, ma allo stesso tempo imperfezione e ambiguità. Napoli è fatta di contrasti, ha ospitato per secoli culture diverse e stranieri.

«Tra gli edifici rumorosi dei Quartieri Spagnoli, impreziositi dagli striscioni e festoni azzurri, ho pensato alla mia città natale in un’occasione speciale. Se il Napoli vincesse lo scudetto? Come festeggeremmo? Ho costruito le scene nella mia testa, ma ho lasciato che un’intelligenza artificiale creasse le mie immagini personali e intime attraverso uno strumento potente, le parole. Napoli può diventare teatro di momenti ideali, che sono piuttosto rari nel mondo reale. L’AI ha reso Napoli e il campionato di calcio italiano aperto alla positività, alla tolleranza, all’inclusione e alla correttezza. Soprattutto ha reso Napoli per quella che è realmente. Spero che questo faccia capire alle persone che non tutto questo è realtà, se solo ci crediamo».

La storia del Napoli calcio

La SSC Napoli nasce per mano di Giorgio Ascarelli, il 1° agosto del 1926 dalla fusione di due associazioni sportive con il nome di associazione calcio Napoli, diventato poi SSC Napoli intorno al 1964. Dall’anno della fondazione fino alla fine degli anni Cinquanta ha vissuto un saliscendi tra la massima divisione e serie B. Le maglie storiche Napoli sono da sempre di colore azzurro ad indicare il mare e il cielo. Nell’anno 1959 viene inaugurato il San Paolo, oggi rinominato Maradona, dove il club gioca le partite in casa. Negli anni Sessanta con la guida di Bruno Pesaola arrivano i primi successi, il quale riesce a far risalire gli azzurri in serie A e vincendo il primo trofeo della storia del club, la Coppa Italia 1961-1962. 

Una delle maglie storiche Napoli è quella della stagione calcistica 1964/1965 contro la SPAL, quando indosso per la prima volta una casacca rossa per distinguersi dalla casacca bianco azzurra degli avversari. Nel 1969 inizia l’era Ferlaino, considerata la presidenza più longeva e vincente per la SSC Napoli. Nel 1981 sfiora lo scudetto, ma è nel 1984 che Ferlaino annuncia uno degli acquisti che rimarrà indimenticabile nella storia del calcio l’argentino Diego Armando Maradona. Nel 1987 il Napoli conquistò il suo primo scudetto e la terza Coppa Italia. Con la cessione del Pibe de Oro si conclude il  periodo d’oro per il Napoli. Anni 2000 aprono l’era De Laurentis, che insieme a Walter Mazzarri fanno risalire in seria A il club, dopo anni in serie B. 

Le maglie del Napoli per Diego Armando Maradona: Maradona è meglio e Pelé

Il numero 10 di Maradona, probabilmente è la maglia più desiderata al mondo ma il Napoli ha dedicato altre uniformi all’attaccante argentino che gli ha regalato lo scudetto. La Maglia Argentina (2020), a righe bianche e azzurre è un richiamo a quella dell’Argentina, con cui condivide il colore celeste. Omaggio a Maradona prima che decidessero di fare una maglia con l’effige di Maradona. Nel 2021, dopo la morte di Diego Armando Maradona Emporio Armani sponsor del Napoli dedica al Pibe de oro, una maglia intitolata Maradona Game: il volto stilizzato di Maradona è sovrapposto a un’impronta digitale che rappresenta anche il desiderio della società di trasmettere alle giovani generazioni il lascito della leggenda argentina alla città partenopea. 

La maglia da calcio come memento, come valore identitario da indossare non solo allo stadio ma anche nelle strade. Il calcio fa moda e cambia i dettami dello streetwear. I binomio calcio-moda ha rappresentato una narrazione che unisce, ritrovando anche nella collettività una grande forza individuale. 

Moda e Calcio: i tifosi del Liverpool indossavano Fila, Ellesse, Stone Island e Burberry per non farsi riconoscere

Prima della fine degli anni Settanta, le sneakers erano indossate solo da chi praticava sport. Tutto è cambiato quando i tifosi del Liverpool hanno iniziato a viaggiare in Europa per seguire la loro squadra. Rientrati in Inghilterra, portarono scarpe, accessori e capi d’abbigliamento che non erano ancora in vendita nel Regno Unito.

In quegli anni, i tifosi inglesi del  Liverpool, Chelsea, West Ham – tra gli altri – avevano sete di lotta sugli spalti. Si parlava di ‘Malattia inglese’. Notati per i colori indossati o per le sciarpe, i tifosi erano facili da individuare dalla polizia mentre si recavano alle partite. Nonostante cercassero di evitare di essere scoperti dalle autorità, c’era qualcosa di simile ad un’uniforme che la maggior parte degli hooligan avrebbe indossato.

Nell’Inghilterra del nord, in particolare a Manchester, le Adidas Gazelle e le Samba erano le sneakers di riferimento: presto divennero il simbolo delle classi inferiori. Fu durante una trasferta a Roma che gli hooligan si resero conto di come vestissero diversamente i loro avversari. Capirono che, vestendosi in modo più elegante, più casual, potevano muoversi senza essere scoperti dalla legge. Riuscirono in questo modo a dare una nuova vita al mondo del calcio: nomi come Fila, Ellesse, Stone Island e Burberry, divennero alcuni tra i brand preferiti da indossare durante i match.  

L’archetipo del tifoso: le case di moda e le linee spor dalla prima Schiaparelli a 

Questi, sono considerati i tifosi archetipi, una delle prime generazioni che, abbandonati gli stili dei precedenti tifosi – quelli che, per lo più sfoggiavano i colori della propria squadra, pantaloni a zampa e giacche di jeans –volsero lo sguardo ai marchi degli stilisti. La loro eredità è vista in tutte le mode di oggi. 

Sin dal secolo scorso, la moda ha attinto dal mondo dello sport per creare un abbigliamento da giorno e da viaggio. Le prime vere testimonianze risalgono agli anni Venti del Novecento: la vetrina di Elsa Schiaparelli recitava pour le sport mostrando capi per il mare e lo sci; Coco Chanel inventava lo stile ‘à la garçonne’. Dal 1948, dopo la Seconda Guerra Mondiale, le case di moda iniziarono a includere capi sportivi nelle loro collezioni: è proprio in questo periodo che si colloca la nascita di marchi come Puma e Adidas la cui popolarità crebbe quando Jess Owens vinse quattro medaglie d’oro indossando le scarpe dei due fratelli fondatori Adolf e Rudolf Dassler. 

Scambi di influenze e idee arrivano fino ai nostri giorni. La cerimonia d’inaugurazione dei Mondiali degli anni 90, celebrata a San Siro poco prima della sfida inaugurale tra Argentina – Camerun, è testimonianza di questa binomio interconnesso. Gli stilisti più famosi dell’epoca giocarono sulle tradizioni, in particolare su quelle dell’alta moda in uno show che, sulle note di Va pensiero di Verdi suonata dall’orchestra della Scala di Milano, vide abiti disegnati per modelle che sfilarono in rappresentanza dei diversi continenti.

Oggi, a raccontare e definire questo rapporto, sono i nomi più altisonanti del fashion system, la cui ispirazione calcistica non si limita a qualche piccolo rimando, ma pesca direttamente dalle texture e dai materiali utilizzati. Negli anni dello streetwear, il rapporto tra questi due mondi è enfatizzato. Il calcio diventa un prodotto culturale che non si limita più agli schemi di gioco, ma aperto a nuovi codici per un pubblico più eterogeneo.

Juventus e Loro Piana, Inter e Moncler: non solo collaborazioni ma stratificazioni identitarie

Negli ultimi dieci anni le collaborazioni tra i football club europei e i protagonisti del panorama della moda hanno rappresentato lo specchio dell’evoluzione della società, dove il design pensato per il calcio diventa innovativo grazie a colori accesi, moderni e attraverso l’utilizzo di materiali sempre più performanti. Il coinvolgimento degli stilisti nel design delle maglie da gioco, nei look da trasferta, o per eventi ufficiali è aumentato del 90% negli ultimi 10 anni. 

Basti pensare a come Thom Browne abbia scelto i calciatori come testimonial del futuro, iniziando una partnership con il Barcellona per la stagione 2018/2019, spingendo così la visibilità del brand al cospetto dei 250 milioni di persone che seguono il club spagnolo.

Se consideriamo gli ultimi due anni, i brand hanno definitivamente sposato il linguaggio dell’abbigliamento sportivo e i codici estetici del campo da calcio. Tra le collaborazioni c’è quella che vede le nuove divise istituzionali della Juventus firmate Loro Piana. Un binomio nato dalla visione di due brand che condividono valori comuni, come la ricerca di innovazione e amore per la tradizione. Completi eleganti fatti su misura per ogni calciatore composti da giacca monopetto e pantalone slim dalla linea classica senza pince.

Inter X Moncler e Kim Jones per il Paris Saint Germain

Rimanendo nel panorama dei club italiani, il progetto Inter X Moncler (insieme dal 2021) vede passione per il design e per l’innovazione ritrovata in piumini e felpe con il logo del club, sottolineando il dialogo tra il mondo della performance calcistica con quello della moda. In questo filo narrativo che unisce i diversi club, interviene Kim Jones: direttore artistico delle collezioni Dior Men, ha disegnato una linea dedicata alla squadra del Paris Saint Germain. La collezione abbina creazioni casual a modelli più formali, unendo il nero e il blu navy in sfumature create appositamente per l’occasione.

Rosalìa, il Barcellona e la partnership con Spotify 

Per la seconda volta nella stagione 2022/2023 invece, il Barcellona, grazie al proprio sponsor Spotify, è sceso in campo con il logo di un artista musicale sulle maglie da gioco. Dopo Drake, il club catalano ha scelto la cantante Rosalía che, lo scorso 18 Marzo, ha festeggiato un anno dall’uscita del suo ultimo album ‘Motomami’, il cui logo appare al centro delle divise della squadra. Sono state create due maglie in edizione limitata: la prima, prodotta in 1899 unità (numero che richiama l’anno di fondazione del club spagnolo), presenta il nome di Rosalía sul retro insieme al numero 1. La seconda maglia invece è stata prodotta in sole 22 unità, e firmata da tutti i giocatori del Barça. Per celebrare la collaborazione con la cantante spagnola, il club ha scelto di indossare questa maglia in occasione del ‘clásico, la partita contro il Real Madrid tenutasi lo scorso 19 Marzo. 

Off- White e Milan

A ottobre 2022 è stata annunciata la partnership di tre anni tra Off-White™, Nuovo Style and Culture Curator ufficiale del club e AC Milan. La collaborazione riflette l’animo sovversivo di Off-White™ e sostiene il programma di Fondazione Milan, ente benefico del club. 

La collezione presentata comprende una giacca varsity color panna, pantalone sartoriale grigio, t-shirt nera e sneakers “Out Of Office”. Una divisa meno formale rispetto alla norma nel mondo del calcio.

La divisa più formale è pensata con una giacca doppiopetto grigia con un’etichetta sulla gamba caratterizzata dalla scritta “Uniform”. Ciò che accomuna i capispalla della collezione, maschile e femminile,  è la targhetta rossa posizionata nella zona del polsino che recita il claim “I Support”.  Il messaggio “I Support” è di Virgil Abloh. L’iniziativa vuole esortare i calciatori a supportare gli  ideali in linea con lo slogan “WEAR YOUR HEART ON YOUR SLEEVE”. Ciascun giocatore si impegna a sostenere una causa che gli sta a cuore, nel rispetto dei valori illustrati nel manifesto del club RespAct: uguaglianza sociale, diversità e inclusività. 

Fendi per A.S. Roma: i legami tra mondo dello sport e della moda

Queste collaborazioni stanno cambiando le dinamiche a mezzo delle quali il calcio è rappresentato, ridefinendo i calciatori come icone di stile. Unirsi a un club inoltre, permette un maggiore posizionamento di un marchio all’interno del mondo calcistico: è il caso di Fendi. Per la presentazione di Paulo Dybala come nuovo calciatore giallorosso, evento tenutosi presso il Palazzo della Civiltà Italiana (sede degli headquarters della casa di moda romana) di fronte a diecimila tifosi, Fendi ha vestito il calciatore con un completo che testimonia il legame tra il mondo dello sport e della moda. Il comune denominatore? Le radici romane e il forte legame con la città eterna, come scritto nel post pubblicato dalla stessa casa di moda su Instagram. 

Se oggi una Jersey in passerella non genera più stupore, è perché ormai la moda ha assimilato il linguaggio del calcio, trasformando così i suoi simboli in abitudini in modo tale da riuscire a fondere i due mondi.

Il 2022  è stato l’anno in cui questa assimilazione ha portato alla ‘foto del decennio’, quella che ritrae dalla lente di Annie Leibovitz due dei nomi più significativi del panorama calcistico attuale: Lionel Messi e Cristiano Ronaldo intenti a giocare su una scacchiera improvvisata con una valigetta in tela Damier Louis Vuitton per la campagna del brand ‘Victory is a state of Mind’. Con un totale di oltre 58 milioni di visualizzazioni e 57 milioni di like su Instagram, la Maison ha celebrato due campioni non solo per le qualità in campo ma anche per lo spirito di leadership, e per la tecnica che li contraddistingue.

Nate fuori dal campo: le maglie dei club indossate nel mondo a partire dalla T-shirt della Roma indossata da Kim Kardashian

Le maglie dei club sono descritte nella cultura dello sport come i capi di abbigliamento più democratici del pianeta, costituendo una lingua che parla e comprende chiunque. La Jersey nel corso degli anni ha abbattuto le barriere dalla nazionalità, della politica, della lingua, diventando una forma espressiva e accessibile. Oggi, le piattaforme social sono invase da una nuova mania che proviene dal passato. Era il 2021 quando su Tik Tok Brandon Huntyl coniò il termine Bloke Core per ricollegarsi ad un preciso canone estetico racchiuso in una Jersey da calcio abbinata a jeans e sneakers Adidas Samba. Questo termine ha aiutato nella definizione del nuovo trend che non implica più il solo indossare la maglia di un club, ma trova le sue radici negli anni ’90, nel thrifting e nei movimenti subculturali dei tifosi di squadre come il Manchester United. 

Il Bloke core richiama la rave culture, il brit -pop attraverso i codici estetici comuni, manifestando un dialogo che intercorre oggi più che mai tra musica, moda e calcio. Nella cultura moderna, questo fenomeno tocca anche celebrities che sempre più spesso vengono fotografate con indosso le maglie dei club. 

Da Kim Kardashian, avvistata per le vie di Los Angeles con indosso una maglia dell’AS Roma stagione 97-98 firmata Diadora, abbinata a cycle pants e sneakers, a Drake, che nel 2016 pubblicò una foto con indosso la maglia da trasferta della Juventus stagione 2015/16, per arrivare poi a Rihanna che nel 2019 andò a Torino per assistere ad un match della Juventus in Champions League. Il calcio si è infiltrato anche nell’alta moda, finendo per sfilare in passerella o diventando l’ultimo trend: qualche anno fa la modella Winnie Harlow indossò una maglia dell’Inter, la jersey mash-up che celebrava i vent’anni di collaborazione tra i nerazzurri e Nike.

L’acetato e il jersey non si indossano più solo nel campo da calcio

L’ultimo anno ha visto un salto in avanti nel rapporto tra il mondo della moda e quello del calcio, con collettivi di design e brand sportswear che hanno unito le proprie forze per raccontare un’altra storia, quella in cui l’abbigliamento del calcio non viene creato per essere indossato solamente in campo, ma pur nascendo lì, progredisce all’interno di altri contesti. Questa declinazione estetica non sembra essere in fase calante: concettualmente ed economicamente accessibile e fortemente radicata nella cultura di massa, rivela un seguito che sembra trascendere l’universo Moda, ma con cui sembra essere costantemente interconnesso.

Angelo Formato

Nato e cresciuto a Napoli, Formato si trasferisce a Londra nel 2012 per studiare fotografia, ispirato dal suo concetto di femminilità, dalle persone e dalle loro storie. Tornato in Italia nel 2020 e vive ora a Milano. 

Cecilia Falovo

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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