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La bioedilizia nei territori alpini punta all’autonomia energetica

Come ridurre l’impatto dell’edilizia, che emette il 38% dei gas serra globali? La bioedilizia è uno dei percorsi verso l’obiettivo della decarbonizzazione delle costruzioni. Il recupero degli edifici tradizionali a Nus (AO)

Verso un’energia più pulita

Già nel 2018, con una direttiva sulle prestazioni energetiche nell’edilizia nell’ambito del pacchetto Energia pulita per tutti gli europei, l’Unione ha esplicitato l’obiettivo di guidare la transizione verso l’energia pulita abbattendo e rendendo più efficienti i consumi delle costruzioni. I paesi devono recepire le disposizioni nella legislazione nazionale e presentare una strategia per rispondere al problema dei consumi energetici degli edifici dei prossimi dieci anni, così da raggiungere entro il 2030 l’efficienza comunitaria del 32,5%.

L’edilizia consuma risorse e produce gas serra. Se si considera anche l’impatto energetico del riscaldamento e della gestione degli edifici già esistenti, il settore rappresenta il 38% delle emissioni globali di anidride carbonica. L’ultimo rapporto sulla situazione globale degli edifici e delle nuove costruzioni, elaborato dalla Global Alliance for Buildings and Construction, ha rilevato come nel 2019 la transizione dall’uso diretto di fonti fossili per il riscaldamento verso l’elettricità, anch’essa prodotta da carburanti di origine fossile, sia stata responsabile dell’aumento delle emissioni di CO2 per 9,95 miliardi di tonnellate. 

Le crescenti emissioni degli edifici e del settore edile evidenziano il bisogno di una triplice strategia, in grado di ridurre la richiesta di energia per gli ambienti costruiti, decarbonizzare il settore energetico e implementare strategie d’uso dei materiali che riducano l’emissione di anidride carbonica nel loro ciclo di vita, ha dichiarato Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma ambientale delle Nazioni Unite (Unep). Andersen ha sottolineato come indirizzare gli edifici e la loro costruzione verso un percorso a basso impatto ambientale può rallentare il cambiamento climatico economici. Raggiungere gli obiettivi delineati dagli accordi di Parigi è una delle priorità della Commissione europea, che punta ad azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050, anche attraverso l’efficientamento delle costruzioni, oggi responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas serra a livello comunitario. 

In Italia, la provincia autonoma di Bolzano nel 2002 ha presentato la certificazione CasaClima

Dal 2005 nella provincia è obbligatorio che tutte le nuove costruzioni rispettino il livello minimo C di classificazione energetica, standard minimo che è stato poi innalzato alla classe A per gli edifici progettati e costruiti a partire da gennaio 2017. CasaClima è stata al centro di questo percorso di efficientamento, e l’agenzia che rilascia la certificazione ha erogato oltre 10mila targhette anche al di fuori del territorio altoatesino, certificando gli sforzi del settore edilizio verso l’efficienza energetica in tutto il territorio nazionale. Tanto che negli ultimi sette anni il ruolo dell’agenzia si è esteso verso la ricerca e lo sviluppo di nuove competenze sulle questioni energetiche e climatiche più ad ampio spettro.

La sensibilità verso il tema ambientale in provincia di Bolzano si coglie anche dalla sperimentazione nei metodi costruttivi, e dallo sfruttamento intelligente delle risorse naturali prevalenti sul territorio

Realtà come Wolf Haus e Rubner Haus testimoniano l’impiego di legnami provenienti da boschi alpini della zona, trattato nelle segherie altoatesine e nelle regioni austriache limitrofe permetta di limitare l’impatto ambientale delle costruzioni, accorciando la filiera e facendo uso di risorse in grado di rigenerarsi, per dare vita a case prefabbricate dai consumi ridotti. Entrambe le realtà hanno acquisito nel tempo numerose certificazioni, tra cui la conterranea CasaClima. La prefabbricazione, tuttavia, non è l’unica tecnica costruttiva possibile per abbattere i consumi energetici e sfruttare i benefici del legno.

In Valle d’Aosta, sul versante opposto dell’arco alpino italiano, la cooperativa Edileco si adopera per trasformare il proprio marchio in un simbolo di innovazione edile nel proprio territorio

Nel piccolo centro abitato di Nus, non lontano dal castello di Pilato, quattro soci hanno deciso nel 2005 di applicare i dettami della bioedilizia sulle costruzioni tradizionali valdostane. Come racconta Sara Faraci, socia e responsabile comunicazione della società, «l’idea alla base di Edileco è la progettazione e l’ammodernamento di edifici che consumino il meno possibile, facendo uso delle energie rinnovabili. Non bisogna essere economici nel costruire o nel progettare edifici. Quando abbiamo iniziato nel 2005 erano fenomeni pioneristici, e penso a marchi come Wolf Haus e Rubner. Rispetto a loro, non ci affidiamo a strutture prefabbricate ma interveniamo su immobili esistenti». 

Secondo Duccio Marini, architetto presso lo studio berlinese Grembi Architekt, «la bioedilizia ha senso nel momento in cui è inserita all’interno di un contesto coerente. Va perseguita se il trasporto dei materiali necessari alle costruzioni non è troppo caro, la loro vicinanza è un elemento chiave perché siano sostenibili. Rivestimenti e finiture con essenze lignee esotiche sono sconsigliate». Marini aggiunge che per la sostenibilità delle costruzioni possono venire in aiuto anche i principi dell’architettura passiva: «Fare affidamento su una progettazione che valorizzi l’esposizione al sole, tenendo in considerazione l’asse eliotermico, può ridurre il bisogno di input esterni come le pompe di calore e i caloriferi per regolare la temperatura degli ambienti. Il risparmio di energia per il riscaldamento e il raffrescamento passa dalla forma della casa, come dimostrano gli esempi delle iurte e degli igloo». 

Edileco opera tramite commesse per clienti privati, e ha avviato la prima operazione immobiliare nel 2013

«Acquistammo a un vecchio rustico e altri piccoli fabbricati, da cui abbiamo ricavato sette appartamenti di classe energetica A4», prosegue Faraci. «Ci comportiamo come un general contractor. Oggi siamo sessanta tra soci, dipendenti e personale in cantiere. Seguiamo tutto il processo dalla progettazione alle chiavi in mano. Alle competenze edili aggiungiamo quelle energetiche, e forniamo assistenza e supporto al cliente». Il concetto di bioedilizia è evoluto nel corso degli anni cambiando molto: «È legato al ciclo produttivo dei materiali, oltre che al loro utilizzo. Per fare un esempio, usiamo soltanto intonaco e pitture a calce». A caratterizzare l’attività è l’attenzione all’impatto, a partire dal territorio. «Anche su 10-15 appartamenti, in un comune da circa mille abitanti si tratta di un’azione che ha come conseguenza positiva secondaria la ripopolazione di alcune zone. Si parte da tre o quattro rustici abbandonati, che nel giro di un paio d’anni si ripopolano con dieci abitanti». 

La ristrutturazione parte dalle fondamenta, con uno scavo completamente murato a secco, separato da un’intercapedine di 30 o 40 centimetri, per evitare la risalita di umidità verso il piano terra e possibili infiltrazioni. Una volta rimesse a nuovo le costruzioni tradizionali, a fare la differenza «è l’assenza garantita di costi di riscaldamento. Le costruzioni godono di un totale isolamento termico, ottenuto tramite il cappotto e la scelta degli infissi. È essenziale lavorare sull’azzeramento dei ponti termici, perché ogni alterazione della temperatura genera problemi di comfort e di utilizzo». L’ambiente degli appartamenti è riscaldato da una pompa di calore geotermica, aria-acqua o acqua-acqua a seconda dei contesti, che estrae il calore termico fino a -25 °C, tramite un impianto simile agli split comunemente in uso nelle abitazioni tradizionali. Il calore viene trasferito alle serpentine del riscaldamento a pavimento, che grazie a un’inerzia termica molto elevata permette di ridurre l’escursione termica. «La pompa di calore è centralizzata per il condominio, ma ogni appartamento dispone di un termostato personalizzabile. Completa il quadro un impianto di ventilazione meccanica controllata, in grado alimentare il ricambio negli ambienti tramite l’immissione di aria pulita tra le differenti zone della casa senza dover aprire le finestre e senza incrociare i flussi in entrata e in uscita», spiega Faraci. 

Ad abbattere i costi di riscaldamento è la presenza di un impianto fotovoltaico comune, che permettere di recuperare durante l’anno le quote energia spese per il riscaldamento e il raffrescamento dell’ambiente, il cui impatto è molto ridotto dall’elevata efficienza dei sistemi, che riducono al minimo le oscillazioni di temperatura. «Il condominio del 2013, ancora assoggettato al precedente conto energia, riesce addirittura a guadagnare dalle eccedenze della produzione energetica dei pannelli fotovoltaici. Eccedenze che vengono reinvestite in ulteriori migliorie». Per il design degli interni la cooperativa predilige materiali come il legno e la pietra, combinando anche il verde vivo «come elemento di arredo e di miglioramento del comfort. Nel nostro nuovo ufficio, inaugurato ne 2019, le piante aiutano a regolare l’umidità naturale degli ambienti».

Gli impianti nelle case sono ottimizzati per ogni realtà e sono interamente progettati da Edileco, «come un software a sorgente aperto». Il proprietario di casa riceve dieci anni di manutenzione ordinaria, ma se lo desidera ha accesso al libero mercato. L’esperienza abitativa e l’efficienza gli immobili sono uno degli aspetti curati dalla cooperativa, che in futuro conta di integrare app di gestione domotica per controllare tutti i fattori di consumo della casa. Gli investimenti sull’energia prevedono anche l’installazione di colonnine elettriche condominiali per la ricarica dei veicoli. «Puntiamo a sviluppare il concetto di comunità energetica, in cui i consumatori e i produttori di energia coincideranno per avere un riscontro diretto dell’impronta ecologica derivante dagli stili di vita adottati».

Edileco Società Cooperativa
Via Risorgimento, 85
11020 Nus (AO)

Andrea Ciociola

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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