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Utopia a Milano: se la M6 fosse progettata da Nanda Vigo?

Retro futurismo applicato al design di Milano – immagini generate dall’intelligenza artificiale ispirano nuove prospettive per la metropolitana di Milano: M6, un progetto immaginario di Nanda Vigo

Nanda Vigo: design che illumina la metropolitana

Nel ritmo del pendolarismo che scandisce la quotidianità, la rete metropolitana di Milano funge da nucleo del paesaggio urbano, nascondendosi sotto la superficie. Le tracce di una nuova linea M6, un’arteria ancora embrionale che potrebbe raggiungere la lunghezza di venti chilometri, si ramificano come un fluido in movimento; nel caso delle sorelle maggiori M4 ed M5, l’assenza di una “guida umana” a bordo sottolinea il concetto di automatizzazione del processo e dell’esperienza, così come l’understatement e “sterilità” che caratterizzano il design dei loro interni. Al centro di questo labirinto di automazione emergono le visioni di Nanda Vigo, immaginate per mezzo dell’IA attraverso prompt appositamente studiati, una sorta d’incantesimo che illumina la città sotterranea.

Luce, trasparenza, tempo. L’alchimia di Nanda Vigo

L’approccio di Nanda Vigo trascende e supera confini convenzionali fondendo, senza soluzione di continuità, arte, architettura e design per creare spazi carichi di esperienzialità e plasmati da prospettive in costante mutazione. Nanda Vigo invita i suoi spettatori a percepire lo spazio progettato non solo come entità statica, ma come dispositivo dinamico in cui luce e tempo si intersecano e interagiscono in un gioco di ambiguità e conflitto. Nel progetto vince la luminosità, che pervade l’ambiente proiettando bagliori in armonia con la trasparenza e riflettività delle superfici che ne disegnano i confini.

C’è poi c’è quella tonalità di blu, protagonista della maggior parte dei Cronotipi di Vigo e delle opere più recenti di Deep Space, un colore al tempo stesso presente e assente, così sottile da penetrare in profondità senza essere vincolato alla materialità delle cose. Queste visioni di concept progettate con l’IA per la metropolitana M6 di Milano appaiono infatti immerse nella luce e nel blu, soglie sull’orlo dell’immaginazione e dell’onirico. La complessità di composizione nel design dei soffitti illumina il panorama per i pendolari, costringendoli a guardare verso l’alto e a contemplare, interrompendo la monotonia della routine e invitando a fermare per un momento la corsa e rendersi consapevoli.

Sotto la superficie: progettare la metropolitana milanese per un “domani del passato

Al di sotto delle strade di Milano si articola il “terreno di gioco” di queste esplorazioni sull’interior design per gli spazi pubblici; traendo ispirazione dalle opere di un’icona dell’arte e del design italiano, si intraprende un viaggio per immaginare una metropolitana proveniente da un’epoca di finzione e ambiguità, infusa allo stesso tempo di nostalgia e innovazione all’avanguardia. Questi concept rappresentano una provocazione, rappresentano scenari di possibilità, spingendo oltre i confini dell’immaginazione per un’infrastruttura della, instillando una riflessione e ispirando il dialogo. È tuttavia essenziale riconoscere che queste immagini rappresentano delle speculazioni di natura artistica, offrendo a chi le osserva interpretazioni più che progetti. Invitano a reimmaginare il paesaggio della città, sfidando le nozioni e le norme attuali di progettazione degli spazi pubblici e invitandoci a sognare un futuro riplasmato dalla creatività e dalla visione.

Generare concept con l’intelligenza artificiale

La generazione di visioni concettuali attraverso l’intelligenza artificiale è un processo che inizia con la creazione di prompt che si basano su ricerche approfondite, selezione di riferimenti e casi di studio tratti da progetti di Nanda Vigo effettivamente realizzati che abbiano attinenza con il tema, in questo caso quello delle stazioni della metropolitana di Milano. Le parole chiave giocano un ruolo fondamentale nel guidare la generazione, supportando la curatela sperimentale delle immagini, che si allineano alla produzione di Nanda Vigo; tutte le immagini sono realizzate attraverso l’interfaccia IA di Stable Diffusion.

Il processo di selezione prevede il vaglio di centinaia di immagini per individuare le dieci-quindici che corrispondono all’essenza della designer. La coerenza tra le immagini scelte è fondamentale, poiché, viste nel loro insieme, devono trasmettere un’idea di coesione all’interno del progetto. Una volta selezionate, le immagini vengono sottoposte a un “percorso di trasformazione”, a partire da tecniche di upscaling per esaltare i dettagli del risultato, seguite da più o meno intensi interventi di post-produzione attraverso Adobe Lightroom e Photoshop. Questi passaggi servono a perfezionare le immagini, assicurando una coesione cromatica e un’immediata lettura che catturi l’attenzione dell’occhio.

Il foglio bianco dell’IA

Le discussioni intorno all’intelligenza artificiale come minaccia per l’arte e le pratiche legate alla creatività sono aperte ed accese, ed in effetti questo potrebbe essere vero in alcuni casi, ma l’IA emerge davvero come uno strumento quando usata con coscienza e consapevolezza. La recente diffusione di queste immagini sui social media ha scatenato una polarizzazione delle reazioni: alcuni hanno accolto la provocazione delle immagini e mostrato entusiasmo per gli scenari proposti, mentre altri hanno espresso scetticismo ed anche critiche. Tuttavia, il fatto stesso che queste immagini abbiano acceso un dialogo sottolinea la loro efficacia nello stimolare pensieri e riflessioni. Si tratta di visioni concettuali, che offrono interpretazioni di fantasia, non  rappresentazioni definitive della realtà: fungono da catalizzatori per l’esplorazione, invitandoci a riflettere sull’intersezione tra tecnologia, creatività e immaginazione umana.

Design, tecnologia, la città in cui viviamo. Echi dal domani

Esplorando il tema dei racconti del pendolarismo dei milanesi emerge uno spettro di temi, guidato da parole chiave come distopia, ottimismo, visione, indagine. A partire da un diffuso del mal de vivre della città si giunge alla proposta di Nanda Vigo che dà forma alla metropolitana, aprendo nuove possibilità di immaginazione e innovazione. Attraverso la lente delle immagini generate dall’intelligenza artificiale, viene svelato un paesaggio ispirato al retrofuturismo, che suscita discussioni sull’intersezione tra tecnologia e creatività. Sebbene l’impatto dell’IA possa essere percepito come ambiguo, quando viene utilizzata con intenzione è uno strumento di coscienza e consapevolezza, così come la diversificazione delle reazioni a queste immagini induce a riflettere sul futuro del paesaggio urbano. Come sottolineato in precedenza, queste visioni concettuali invitano all’esplorazione e alla reimmaginazione, presentando un potenziale illimitato nel ridisegnare il network di Milano.

Uno sguardo ai racconti del pendolarismo milanese

Nei corridoi del labirinto urbano di Milano, una generazione traballa sull’orlo di una realtà distopica. Il paesaggio urbano offre un riflesso delle lotte quotidiane: le preoccupazioni per la sicurezza incombono, gettando ombre sui quartieri. L’inquinamento aleggia nell’aria. Gli orari di lavoro e i salari offuscano il confine tra esistenza ed burnout. L’alloggio diventa un lusso non raggiungibile per molti. In questo scenario, le attività perdono di lucentezza, talvolta soffocate da spazi che rispecchiano il grigiore della vita. In mezzo alla monotonia, emerge un barlume di speranza: un fever dream che osa reimmaginare il paesaggio di Milano attraverso gli occhi di un’icona del design del passato. Ridisegnando spazi e attività che vediamo e usiamo ogni giorno, la realtà alternativa offre un faro di ottimismo, invitando gli abitanti, in questo caso i pendolari, a fermarsi e a riscoprire ciò che li circonda.

«Lo smog! – gridai a Claudia. – Vedi quella? È una nuvola di smog! Ma lei, senza ascoltarmi, era presa da qualcosa che aveva visto volare, uno stormo di uccelli, e io restavo lì affacciato a guardare per la prima volta dal di fuori la nuvola che mi circondava in ogni ora, la nuvola che abitavo e che m’abitava, e sapevo che di tutto il mondo variegato che m’era intorno solo quella m’importava». Così Calvino, nel 1958, indagava il tema contemporaneo del mal de vivre nel suo racconto La nuvola di smog.

Nanda Vigo

Nanda Vigo, nata a Milano nel 1936, è stata artista, architetta e designer. Il suo lavoro ruota attorno all’interazione tra luce e spazio, influenzato dai primi incontri con artisti come Filippo de Pisis e architetti come Giuseppe Terragni. Dopo gli studi a Losanna e l’esperienza a San Francisco, nel 1959 apre il suo studio a Milano. La carriera di Vigo spazia e sfuma i confini tra architettura, arte e design, realizzando collaborazioni e mostre in tutto il mondo. In particolare, le sue opere sono presenti in istituzioni prestigiose come il Museo del Design della Triennale di Milano e sono state esposte, fra gli altri, al Guggenheim di New York ed al Martin-Gropius-Bau di Berlino nell’ambito delle manifestazioni dedicate a ZERO. A partire dal 2013, alcune opere di Vigo sono state inserite nella collezione del Ministero degli Affari Esteri.

Laura Carugati

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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