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Copertina libro Antonio Schiena, Chiodi, Fazi Editore
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 Il bullismo prima del cyberbullismo – il titolo è Chiodi

Cause ed effetti del bullismo su un giovane studente: Marco Torre è bullizzato dai compagni di scuola e ha solo un Pinocchio di legno su cui sfogare la sua frustrazione, ma la vita è pronta a cambiare le carte in tavola

Chiodi: un romanzo a metà tra racconto di formazione e favola gotica

Marco frequenta le medie, vive da solo con la madre senza aver mai conosciuto il padre, e soprattutto si sente uno sfigato. Si vede brutto, incompreso dagli amici e imbranato con le ragazze. Marco Torre è il protagonista dell’ultimo libro di Antonio Schiena, Chiodi, ma la sua storia potrebbe essere quella di un adolescente qualsiasi, cresciuto nella provincia italiana, all’inizio degli anni Novanta, tra episodi di bullismo e solitudine.

Antonio Schiena, che vive da tredici anni a Roma, è nato in realtà a San Marco in Lamis, una piccola cittadina in provincia di Foggia, nel 1990. Oggi scrive libri, si occupa di comunicazione social in ambito editoriale e sportivo e gestisce una pagina social di successo, @antipatiagratuita, dove pubblica contenuti in chiave ironica, apprezzati da centinaia di migliaia di utenti. 

In questo libro, Schiena racconta la storia di Marco, un ragazzo solitario e vittima di bullismo da parte dei suoi compagni di classe, e quella del misterioso custode del cimitero del paese, che, grazie al destino, finiranno per incontrarsi in modo inaspettato. Un romanzo a metà tra racconto di formazione e favola gotica.

Il bullismo: una piaga sociale che fa leva sulla fragilità umana

Il bullismo è una piaga sociale che, come mostrano i dati più recenti relativi al nostro Paese, riguarda soprattutto gli adolescenti (14-19 anni) e i pre-adolescenti (10-14 anni), come Marco, il protagonista del libro. Secondo i dati della ‘Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children – HBSC Italia 2022’, gli atti di bullismo subìti a scuola sono più frequenti nei più piccoli (11-13 anni) e nelle ragazze. 

Strettamente correlato al bullismo è poi il fenomeno della violenza domestica. Fragilità umana alimentata: i minori esposti a episodi di violenza familiare sono infatti più propensi a sviluppare forme attive di bullismo nei confronti dei compagni o a essere vittime di bullismo.

«Ho ambientato il romanzo negli anni in cui ho frequentato le scuole medie, quindi all’inizio degli anni Novanta, anche se non sono mai presenti riferimenti temporali precisi», spiega l’autore. «In quegli anni forse la parola bullismo non era così comune, ma era qualcosa che si poteva respirare quotidianamente nell’ambiente scolastico. Di Marco Torre ritrovo in me il suo non sentirsi a proprio agio in quel contesto e la ricerca spasmodica di entrare a far parte del gruppo. Anche io, come il protagonista, anni dopo mi sono chiesto: “Perché ho fatto determinate cose? Per chi volerlo farle? Perché ero disposto a fare tutto quello?”».

Bullismo e cyberbullismo: due forme di violenza a confronto

Nel libro sono descritti numerosi episodi di bullismo di cui è vittima Marco, come vessazioni, atti di derisione e scherzi di cattivo gusto. Non sono presenti invece riferimenti alle nuove forme di bullismo, nate in seguito all’avvento della tecnologia, come il cyberbullismo, fenomeno che si manifesta soprattutto sui social e che è in crescita soprattutto tra le ragazze e nei ragazzi di 11 e 13 anni.

«Le dinamiche del cyberbullismo sono identiche a quelle ‘tradizionali’. Ciò che cambia è la consapevolezza: anni fa si trattava di un fenomeno meno pericoloso, ma c’era anche meno consapevolezza. Oggi è più pericoloso perché è reso molto più semplice dalla Rete: l’anonimato e la velocità aiutano a diffondere odio, cattiverie e maldicenze. La mia speranza è che questa consapevolezza renda più facilmente riconoscibili questi atteggiamenti, anche da parte di chi li subisce».

Il ponte intergenerazionale che può sconfiggere la solitudine

In Chiodi l’autore istituisce un parallelo tra il giovane studente Marco Torre e il guardiano del cimitero. Entrambi, anche se in modi diversi, sono infatti vittime dei bulli, ma mentre il guardiano è condannato a vivere una vita isolata, dipinto dalla gente del posto come un ‘mostro’, un personaggio bizzarro e pericoloso, il ragazzo è ancora in tempo per salvarsi. Con questa storia, Schiena sembra voler gettare un ponte tra due generazioni diverse, in un momento storico in cui la distanza tra le due sembra sempre più incolmabile.

«Il contatto tra generazioni è fondamentale sempre – dice l’autore – Nel momento in cui, da giovane, vivi una brutta esperienza, spesso non sai come spiegarla e non ci sono persone attorno a te in grado di capire. Marco Torre vorrebbe parlare e interagire con gli altri per dire come si sente ma non trova la disponibilità da parte di nessuno: trova un muro di gomma a respingerlo ovunque vada. Il custode, d’altra parte, è solo, chiuso in se stesso e non parla con nessuno»

I due, che si sentono emarginati, esclusi dalla società, trovano così un canale di comunicazione:  «Sono situazioni che accadono un po’ per caso, in modo spontaneo. È il motivo per cui se un genitore o un professore qualcosa a un ragazzo, questo preferisce non ascoltarlo. Quando il contesto è troppo formale, infatti, c’è il rischio che un consiglio passi per un’imposizione. Se invece il suggerimento arriva da qualcuno di esterno alla sua cerchia, come uno sconosciuto, è più facile che venga ascoltato. Questo è esattamente quello che accade tra Marco e il guardiano».

Non buoni vs cattivi ma personaggi pieni di contraddizioni 

Il guardiano sembra essere l’incarnazione del Male, il mostro perfetto agli occhi dei paesani, ma il suo passato nasconde terribili segreti che molti di loro non conoscono e che spiegano perché sia diventato così. Molti thriller, drammi letterari o cinematografici e serie tv hanno mostrato come i cosiddetti ‘mostri’ o serial killer siano spesso frutto di traumi adolescenziali, abusi e atti di bullismo. 

«Non credo nella figura della persona nata mostro – afferma lo scrittore – È il contesto di nascita, quello famigliare e scolastico che porta le persone a diventare quello che sono. C’è sempre una motivazione, un fatto scatenante che spinge il bullo a diventare tale».

“Le cose brutte fanno diventare brutti e la solitudine ingigantisce i demoni dentro, li rende spaventosi, li spaccia come inaffrontabili. Non è mai così.”, scrive Schiena in un passaggio del suo romanzo. Il libro, infatti, oltre a parlare degli ostacoli e delle umiliazioni che è costretto a subire il protagonista, mostra anche quali sono gli effetti, spesso drammatici, che queste situazioni possono causare su personalità particolarmente fragili, come quella di Marco Torre. I buoni e i cattivi in questa storia non sono facilmente distinguibili, perché anche chi è vittima può trasformarsi in carnefice.

«La polarizzazione non mi piace – dice Schiena – In questo romanzo in particolare, non credo esistano personaggi buoni o cattivi, sono tutti pieni di contraddizioni. Dal punto di vista di Marco Torre, tutti i personaggi sembrano cattivi, ma di fatto nessuno lo è davvero. A me interessava non tanto creare una dicotomia buono-cattivo, ma creare qualcosa fosse equidistante tra i due estremi, qualcosa di più realistico. Il messaggio che voglio che passi è che non si commettono sbagli solo per la cattiveria fine a sé stessa, ma anche per ingenuità, per la fretta di un momento, per la smania di voler far parte del branco a tutti i costi. Spesso anche l’indifferenza è una colpa – aggiunge – chi accetta passivamente le violenze e le sopraffazioni messe in atto dal gruppo senza ribellarsi o fare nulla è ugualmente colpevole».

L’ironia come antidoto al dolore e alla rabbia

Oggi Antonio Schiena è un affermato social media manager, che, grazie alla sua pagina social @antipatiagratuita, vanta un seguito di oltre 500 mila persone. La cifra del suo progetto è l’ironia: si tratta di contenuti, per lo più video, in cui compaiono delle scritte in sovrimpressione che contengono verità scomode, che spesso non abbiamo il coraggio di dire a voce alta. L’ironia, quindi, come antidoto e mezzo per combattere, o per lo almeno alleviare, la rabbia e il dolore che ci provoca la vita.

«Ho creato questa pagina perché ho sempre visto nell’ironia e nel sarcasmo una valvola di sfogo, un’ancora di salvezza. In momenti di dolore e di confusione da adolescente sono sempre riuscito a non farmi abbattere proprio grazie all’ironia – racconta – La pagina è nata inizialmente su Facebook parecchi anni fa. Con il tempo, ho raccolto un buon riscontro dal pubblico e inoltre mi divertivo: così quello che è nato come un passatempo si è trasformato nella mia terapia personale. Non la chiuderò mai: mi aiuta a sfogarmi e a divertirmi. E aiuta anche le persone che mi seguono a farlo: grazie a miei post ironici riescono a esorcizzare il dolore che provano e  riderci sopra. In ogni situazione, anche in quelle più spiacevoli, è possibile trovare il lato ironico».

Pinocchio come simbolo cupo delle favole e dell’adolescenza

Un altro elemento chiave del romanzo è il burattino di legno di Pinocchio, a cui manca il braccio destro, che fa compagnia a Marco fin dalla sua infanzia. Un regalo lasciatogli dal padre, prima che lo abbandonasse. L’inserimento di questa figura inanimata all’interno della storia può essere letto in diversi modi. È rintracciabile sicuramente il riferimento meta-letterario all’omonimo libro di Collodi, che ha come protagonista, appunto, il burattino di legno e tutte le peripezie che deve affrontare nel passaggio tra la giovinezza e l’età adulta.

«Ho scelto Pinocchio perché rappresentava al meglio l’atmosfera del romanzo e il percorso di crescita di Marco Torre. Cercavo un elemento che unisse l’infanzia a qualcosa di brutto, duro, difficile. Inoltre, si tratta di un personaggio noto e comprensibile a chiunque, anche se non tutti amano Pinocchio e alcuni ne sono addirittura spaventati, perché in lui vedono l’aspetto cupo delle favole e dell’adolescenza».

Maschi che leggono: la lettura come fonte di derisione e via di fuga dalla realtà

A proposito di libri, il protagonista ama molto leggere e nel romanzo vengono nominati i titoli di diversi libri per ragazzi, come l’isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson, Robinson Crusoe di Daniel Defoe (“Un naufrago che, finché non viene salvato, può contare soltanto su se stesso”, si legge in un passo del libro), Il libro della giungla di Rudyard Kipling, Diabolik e Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain. La sua passione per la lettura diventa però presto motivo di derisione e scherno da parte dei suoi compagni di classe. D’altra parte, i libri costituiscono una via di fuga e di salvezza dalla realtà insostenibile che alcuni adolescenti come Marco sono costretti a vivere. “Nei libri ho sempre trovato la mia unica via di fuga”, si legge a un certo punto nel romanzo.

«I libri diventano spesso un mezzo per evadere dalla realtà esterna, che può rivelarsi soffocante, difficile. La lettura ti aiuta anche a trovare la tua valvola di sfogo: per me lo è stata. Personalmente ricordo che ho iniziato a leggere fin da molto piccolo. All’epoca era appena uscita la saga di Harry Potter e tutti la leggevamo. Non ho vissuto quindi la lettura come una fonte di umiliazione, ma mi rendo conto che si trattava di un’eccezione. Dopo tutto, ogni cosa che è a che fare con la sfera privata o personale, come può essere la lettura o lo studio, può diventare un motivo di derisione e spingere i ragazzi a leggere di nascosto. È una dinamica che si ripropone ogni volta che qualcuno fa qualcosa di diverso dalla massa e che per questo viene etichettato come quello strano, sfigato. C’è poi la questione di genere – aggiunge Schiena – il ‘vero uomo’ non legge, mentre le donne leggono generalmente molto più degli uomini e la lettura viene associata maggiormente al mondo femminile, ma qualcosa sembra stia cambiando tra i giovanissimi».

Antonio Schiena

Classe 1990, Antonio Schiena è nato a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia e vive a Roma da circa tredici anni. Ha pubblicato diversi romanzi con Watson Edizioni, tra cui Non contate su di me, con il quale, nel 2018, ha vinto il premio Leggo QuINDI Sono. Attualmente lavora come social media manager in ambito sportivo e editoriale. Gestisce una pagina social di successo, @antipatiagratuita, dove pubblica contenuti in chiave ironica, che vanta oltre 500 mila seguaci.

Alessandro Mancini

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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