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Canapa l'unica fibra tessile coltivabile in Italia
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Lampoon sostiene Prototipo Studio: gli usi della canapa e l’industria tessile

La Canapa è forse l’unica fibra tessile vegetale coltivabile in Italia – oggi, stigliatura e macerazione sono fasi critiche per una filiera locale che possa dare materia al tessile, al cartario, all’edilizia, all’energetico

La stigliatura della canapa: il processo di separazione delle fibre dalle parti legnose della canapa

La canapa è coltivata, tagliata e raccolta in rotoballe o in covoni. La stigliatura è il processo che lavora il fusto della pianta di canapa, separando il midollo legnoso centrale (canapulo) dalla corteccia. Nel contesto della corteccia si individua la fibra. 

Il processo di stigliatura applicato alla fibra non macerata si sviluppa in due fasi. La prima fase svolge una grossolana rottura degli steli legnosi separando la maggior consistenza di canapulo dalla corteccia. La seconda fase lavora con battitore più rapido e leggero, quasi di fino, affinché i frammenti di canapulo caschino dalle fibre ancora legate a pezzi di corteccia su un carello sottostante. 

Dal processo di stigliatura possono essere prodotti due tipi di fibra: fibra corta, che si produce se nella stigliatrice entra il groviglio di canapa stoccato in rotoballa; fibra lunga, se la canapa che entra nella stigliatrice è stata raccolta e stoccata in covoni, mantenendo un ordine per lo più parallelo degli steli. La fibra corta è principalmente utilizzata per la carta e per i compositi; la fibra lunga è destinata all’ambito tessile. Queste sono considerazioni indicative – poiché l’esperienza reale aumenta le variabili.

Tutto il materiale che risulta dalla stigliatura, ovvero sia il legno sia la fibra, è materia prima utile per le industrie tessile e cartaria, per la produzione di materiale composito e bioplastico, per il settore edilizio – e non solo.

La macerazione della canapa: il bioreattore, i batteri, le fibre, l’economia circolare, l’utilizzo dell’acqua per la fertirrigazione

Dopo la stigliatura, la fase di macerazione agisce sulle sostanze che tengono ancora legate le fibre di canapa alle schegge legnosi di corteccia, che ancora appaiono come fossero incollate. Il processo agisce sulla lignina, sulla pectina e sulla cellulosa – polimeri che in diverse percentuali sono presenti nella pianta. La difficoltà di una macerazione sta nel trovare la giusta misura: l’acqua e i batteri che nell’acqua si formano, devono digerire le corrette consistenze di lignina e di pectina, rispettando la membrana di cellulosa delle fibre. Se l’azione della macerazione è eccessiva, si parla di sovra macerazione: la fibra sarà fragile e non idonea alla filatura. 

Negli ultimi anni, fasi sperimentali e analitiche sono state condotte sia in Emilia Romagna, in provincia di Parma, sia in Veneto, nella zona di Treviso. Nella provincia di Pisa, un impianto di biomacerazione aveva lavorato una macerazione anaerobica, piuttosto che aerobica: oggi ha concluso la sua attività.

Il processo di macerazione in acqua avviene in una vasca dove la fibra rimane immersa in un volume di acqua i cui parametri sono monitorati. La vasca può essere intesa come un bioreattore. L’impianto procede controllando e correggendo i valori – temperatura, PH, concentrazione di ossigeno – attraverso sensori informatici. Il bioreattore di proprietà di Prototipo Studio è operativo da inizio 2024. 

Così controllata, l’acqua residua a fine processo è utilizzabile per la irrigazione in campo – sono previsti costanti e ripetuti analisi bio chimiche, per confermare il vantaggio agricolo di una tale disposizione. Una volta estratta, la fibra deve attraversare una fase di lavaggio e di ulteriore battitura: i residui e gli scarti possono essere eventualmente destinati a zoo tecnica, all’allevamento ittico e alla pollicoltura.

La macerazione in bioreattore non è ancora disponibile per quantitativi industriali. A oggi, l’unico sistema in grado di macerare lino e canapa per gli usi industriali è la macerazione in campo (dew-retting) sfruttando la rugiada: una procedura di tradizione nel Nord Europa dove le precipitazioni sono più frequenti (e che i cambiamenti climatici sembra renderanno ancor meno controllabili) più idonea sugli steli di lino rispetto agli steli di canapa. Gli steli di lino sono simili a fili d’erba mentre gli steli di canapa raggiungono un diametro in centimetri: logica vuole che una macerazione a terra sfruttando l’umidità naturale, incostante e variabile, possa essere efficace su una materia più esile. La macerazione in campo prevede il ribaltamento degli steli per un’azione omogenea e bilaterale: ribaltare in campo gli steli di canapa non è una procedura facile, né facilmente industrializzabile. 

Altre tecniche di macerazione prevedono l’utilizzo di solventi chimici come la soda caustica, sminuendo la sostenibilità del processo e la flessibilità della fibra destinata alla filatura; altre ancora, richiedono una temperatura elevata o l’utilizzo del laser con un dispendio energetico fuori tema.

IL TESSILE

Il processo di filatura della canapa per l’utilizzo nell’industria tessile: la pettinatura, il fuso, il controllo dell’umidità, la torcitura e la binatura

Prima della filatura e successivamente ai processi di stigliatura, macerazione e pulitura, avviene la fase di pettinatura: le fibre di canapa sono lavorate per presentarsi allineate e parallelizzate in modo uniforme. Le fibre corte o irregolari sono rimosse da strumenti dentati a finezze diverse. Si ottengono nastri omogenei.

Si procede al banco a fusi dove queste fibre adesso organizzate e ordinate in nastri, sono piegate e avvolte attorno a delle spole. Il nastro si trasforma in stoppino. Si arriva al filatoio, ovvero il macchinario tradizionalmente utilizzato per la filatura. 

Il filato di canapa è sottoposto a un processo di torsione per conferire resistenza e stabilità. La torcitura avvolge più capi di filati. Da tenere in considerazione la presenza di un’umidità adeguata.

Poche sono le realtà oggi che investono nella ricerca per la creazione di un filato 100% canapa. Ottenerlo è possibile tramite accorgimenti sul materiale a partire dalla raccolta del prodotto e dalle fasi precedenti sopra descritte. L’unica operazione consistente al momento in tale direzione è quella coordinata da Prototipo Studio, sviluppata sull’uso innovativo che Marco Baroncini procede con il bioreattore di Prototipo Studio. Le operazioni sono a oggi condotte da Lanatura Filati presso la propria sede in provincia di Vicenza. 

Lanatura filati è un laboratorio di filatura con una sperimentazione unica in Italia oggi. Marco Baroncini ha elaborato test e prove per più di un anno, raggiungendo abilità tramite l’esperienza che gli permette di produrre un filo 100% canapa italiana, sia lunga sia corta, senza aggiunta di additivi chimici che stabilizzassero la materia prima. 

La tessitura della canapa, industriale e manuale, fili di canapa e ordito nello stato attuale: quali possibilità, quali difficoltà

Tessere canapa in Italia oggi non è un argomento che si può dare per scontato, nonostante il paese presenti un settore industriale tessile tra i primi al mondo per qualità e fatturato. Oltre a una tessitura industriale, per la canapa Prototipo Studio ha proceduto anche con la tessitura manuale.

La differenza tra una tessitura industriale e manuale trova la cuspide nel montaggio dell’ordito – fase che rappresenta l’incombenza maggiore di un intero lavoro di tessitura. In un’ottica di ammortizzamento dei costi, un ordito industriale prevede una tessitura di almeno trecento metri – mentre un ordito manuale ha una scalabilità variabile.

Prototipo Studio ha previsto disegni jacquard realizzati ponendo in trama fili di ciniglia di canapa, lino e cotone – a pelo lungo e a pelo corto. I tessuti di Prototipo sono tridimensionali, corduroy, velluti a coste di altezze diverse – morbidi quasi come se nella composizione ci fosse anche la seta – oppure ruvidi come una spugna. 

In tessitura manuale, Prototipo Studio lavora con Carlo Colombo sui telai storici della tessitura La Colombina in Veneto, nei dintorni di Treviso. Le abilità manuali delle tessitrici di un distretto storico hanno permesso una sperimentazione potente – riuscendo a tessere i fili di Canapa Italiana di Prototipo Studio. 

L’EDILIZIA

Il canapulo e la calce di canapa: un’applicazione nel settore edilizio per sottrarre CO2 atmosferica

Oggi la calce di canapa – fibre corte di canapa, canapulo, calce e acqua – è suggerita dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali per il restauro di edifici rurali nel Parco Agricolo Sud di Milano. La logica è semplice e intuitiva: invece che avere edifici costruiti con pietra e acqua, è possibile progettare opere murarie aggiungendo canapulo e fibra di canapa: la componente vegetale diminuirà la percentuale della componente mineraria. 

La sostituzione degli aggregati minerali con aggregati vegetali aumenterebbe lo stoccaggio di CO2, ovvero il sequestro di carbonio stabile e permanente in opere edili. 

In Italia, in Puglia, gli architetti Cosimo Terlizzi e Damien Modolo hanno progettato un edificio in canapa e calce che riprende la tipologia storica della lamia del sud Italia. Casa di Luce a Bisceglie, sempre in Puglia, è un progetto di edilizia residenziale sostenibile su più livelli in Europa, realizzato con un involucro in calce di canapa

Attualmente circa 5.000 tonnellate di materiale edile composto in canapa sono impiegate ogni anno per l’edilizia in Francia, il paese che per primo ha iniziato a sviluppare materiali edili isolanti a base di canapa nei primi anni Novanta.

Le fibre vegetali, e ancor più quelle di canapa, presentano camere d’arie nella loro morfologia microscopica: le camere d’aria migliorano la termoregolazione di un edificio come meglio è approfondito più avanti in questo articolo. 

LA CARTA

Canapa e ulteriori applicazioni: la produzione di carta di canapa

La cellulosa presente nelle fibre di canapa raggiunge il 70% della composizione organica – mentre nel legno di albero si limita al 40-50%. La lignina presente nelle fibre di canapa raggiunge il 3% della composizione organica – mentre nel legno di albero il livello si aggira intorno al 20%. 

Il processo di produzione cartaria si evolve sulla lavorazione della cellulosa, mentre la lignina deve essere sciolta: se ne deduce che la canapa possa essere una materia più abile per la filiera. 

Oggi il primo impiego della fibra di canapa nell’industria cartaria vuole rispondere alla richiesta di imballaggi per la logistica. In questo contesto, la fibra di canapa potrebbe esprimere il massimo potenziale: un cartone di carta da fibra di legno può essere riciclato in media tre volte, mentre un cartone con carta da fibra di canapa fino a sette volte.

Da sottolineare che, per la produzione di carta si utilizza fibra corta di canapa – mentre per l’industria tessile è necessario lavorare la fibra lunga di canapa; (forse è superfluo precisare come la produzione di fibra lunga sia più complessa e problematica rispetto alla produzione di fibra corta).

Ancora: la carta di canapa possiede proprietà antibatteriche e antifungine (ancora, meglio descritte nelle prossime linee).

SEMINA, SEMI E FIORI

La coltivazione della canapa: i benefici per il terreno e le colture, il ridotto fabbisogno idrico e possibile una resistenza agli agenti patogeni ancora in osservazione

La canapa è idonea all’agricoltura biologica, o meglio, la canapa risponde a molti tra i requisiti previsti in agricoltura biologica. L’Unione Europea sostiene che la coltivazione della canapa contribuisca al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal. La canapa è considerata una coltivazione sostenibile per la rapida crescita, per la bassa necessità di irrigazione, per la quasi nulla necessità di pesticidi o agenti chimici. 

La radice a fittone scende verticalmente nel terreno arrivando in profondità e trovando l’acqua anche quando in superficie se ne riscontri scarsità – ne consegue che la canapa non necessita di irrigazione intensa. La pianta è in grado di sopravvivere usando da 3 fino a 6 megalitri di acqua di irrigazione per ettaro, tenendo presente che il fabbisogno idrico dipende dai diversi climi in cui avviene la coltivazione della canapa (nelle aree che ricevono da 635 a 660 millimetri di pioggia all’anno non è necessaria alcuna irrigazione). Nelle località in cui le precipitazioni non sono sufficienti, l’irrigazione a goccia è possibile solo per la canapa da estrazione, non per la canapa da fibra (la canapa da fibra deve essere coltivata con una densità alta e non operabile da tubi a goccia).

La canapa da fibra deve essere disponendo un’elevata quantità di semi per ettaro di terreno (più precisamente: un’alta densità si ottiene seminando 70-80 kg di seme, se il grado di germinabilità del seme è elevato >75%). I fusti, crescendo compatti, cercheranno la luce verso l’alto migliorando in altezza. Al microscopio, nel contesto dei fusti, laddove si intersecano, le fibre formano nodi – spingendo la pianta ad allungarsi in altezza, i nodi si diradano predisponendo una fibra migliore alla sua destinazione tessile. 

Nella rotazione colturale, la canapa è sia una coltura da rinnovo, sia una coltura miglioratrice.

Canapa: CBD e THC, quale differenza tra i composti chimici 

Nel 1942, il chimico Roger Adams individua nei tricomi la sede di secrezione dei cannabinoidi. I tricomi ghiandolari secernono il cannabidiolo. Il CBD, cannabidiolo, è un fitocannabinoide che riscontra interesse per le proprietà medicamentose. Da tempo utilizzato in ambito terapeutico e cosmetico, gli effetti positivi del CBD sul corpo umano e animale sono confermati: mancano direttive sull’estrazione, sulla conservazione e sul dosaggio necessario ai diversi effetti curativi. 

Anche il THC è estratto dalle infiorescenze della canapa e diversamente dal CBD (cannabidiolo)  ha un effetto psicotropo per il quale è inteso come droga leggera. A livello biologico, l’organismo umano risponde diversamente alle due sostanze.

La differenza tra le due sostanze è il recettore cellulare con cui interagiscono e la sede dell’organismo dove l’effetto si produce. Il CBD si attacca al recettore CB2, presente in molteplici zone dell’organismo, ovvero quasi tutte le cellule e gli organi del corpo umano; il THC reagisce con il recettore CB1, che si trova solo all’interno del sistema nervoso centrale.

Ormai il CBD può essere assunto sotto svariate forme, dall’olio cannabidiolo, fino ai cristalli – in concentrazione pura, e capsule. In cosmetica, può essere presente in creme e lozioni. Sul piano legislativo oggi, la produzione e vendita di prodotti a base di CBD è consentita se la concentrazione presente di THC è inferiore o uguale allo 0,6% (in origine era lo 0,2%). 

Le proprietà antibatteriche della canapa

Sono state confermate le proprietà antibatteriche degli estratti di canapa e dei suoi composti, dove permane una concentrazione di CBD. Uno studio pubblicato nel 2008 nel Journal of the American Chemical Society ha dimostrato che un estratto di canapa ad alto contenuto di cannabinoidi è stato efficace nel combattere il batterio MRSA (Staphylococcus aureus), complesso da trattare per via della sua resistenza ad alcuni antibiotici quali la meticillina, come confermato dall’Istituto Superiore di Sanità.

Secondo il CLINN – centro milanese multidisciplinare di medicina integrativa e personalizzata focalizzato nel trattamento del dolore cronico – il CBD potrebbe essere in grado di contrastare i batteri responsabili di alcune infezioni, come gonorrea, meningite e legionellosi.

A oggi, in fase di sperimentazione, vogliamo supporre che la macerazione in acqua riesca a mantenere una (anche se ridotta) presenza di CBD nella compagine della fibra. Se questo risultasse effettivamente possibile, i tessuti di canapa avrebbero un’abilità antibatterica. 

Semi di canapa, caratteristiche morfologiche dei semi, produzione dei semi

Esiste una sola specie di canapa sativa da cui si individuano due sottospecie: Indica per uso terapeutico, Sativa per uso industriale. Quest’ultima è la più indicata per la produzione di seme e di fibra per l’uso tessile: per biologia essa contiene meno THC rispetto alla Indica. Per essere coltivata è necessario scegliere una varietà tra quelle iscritte al registro Varietale Europeo.

semi di canapa appaiono diversi l’uno dall’altro: le specie monoiche – che nella stessa pianta presentano fiori sia femminili sia maschili su un genere –  e quelle dioiche, che hanno fiori unisessuali su individui separati. Il colore e la consistenza di un seme possono suggerire il grado di maturità di una pianta sana e il suo potenziale per germinare o crescere. I semi di canapa maturi hanno un guscio esterno resistente, con un colore che può variare da scuro, quasi nero, a grigio chiaro.

Esiste una varietà italiana di canapa, la Carmagnola, che appartiene al ceppo delle varietà prodotte in Italia insieme alla Fibranova. È una specie dioica (presenta quindi individui distinti maschili e femminili) e in termini di seme e infiorescenza produce quantitativi soddisfacenti. Si presenta robusta, con un alto tenore di CBD e basso tenore di THC, e si adatta ai climi più freddi. Il nome deriva dalla località Carmagnola, vicino a Torino.

La filiera alimentare: l’utilizzo della canapa come nutriente e integratore alimentare

Semi, foglie e fiori della canapa portano alla produzione di alimenti da forno, condimenti, integratori e bevande. I semi della canapa sono ricchi di aminoacidi, oligoelementi come potassio, magnesio, ferro e zinco, vitamina E (antiossidante) e grassi polinsaturi antagonisti delle malattie cardiovascolari. Omega-3, Omega-6 e Omega-9 in piccole quantità; fibre che aumentano la sua digeribilità. Per la mancanza di lattosio, soia e glutine, la canapa rappresenta un’alternativa per chi presenta intolleranze. 

Questi elementi conducono a proprietà antinfiammatorie, rilassanti e rinforzanti del sistema immunitario e nervoso. Barrette energetiche e integratori a base di farina di canapa sono impiegate a livello sportivo (tenendo presente che l’utilizzo in ambito agonistico è subordinato alla consultazione del regolamento antidoping).

La canapa risulta versatile a livello zootecnico – il progetto SCARABEO portato avanti e concluso dal CREA con finanziamenti regionali e con sperimentazioni in Lombardia ed Emilia Romagna, ha confermato come aggiungendo semi di canapa a un programma nutrizionale di allevamento bovino, il latte prodotto presenterebbe una minore concentrazione batterica e una ridotta richiesta di profilassi antibiotica per l’idoneità al commercio. 

Nel novembre 2020 la Commissione Europea ha qualificato il cannabidiolo (CBD) puro come alimento purché soddisfi le condizioni previste dalla legislazione UE sui Novel Food. 

SOSTENIBILITA’ e TRASPARENZA

Certificazioni della filiera della canapa in ambito tessile: criticità, opportunità potenziali legate alla blockchain

A livello mondiale non esistono certificazioni uniformi per la tracciabilità e per la trasparenza della filiera della canapa tessile. Il certificato di agricoltura biologica può essere un punto di partenza – ma operativamente sembra ridondante all’agricoltore se, come dicevamo sopra, la coltura della canapa ne rispetta già buoni presupposti. 

Gli enti certificatori per l’industria tessile non si concentrano su una filiera senza alcun additivo chimico, plastico e sintetico. L’utilizzo di una blockchain per la filiera – non per il prodotto – sembra a oggi la strada potenzialmente più rigorosa, ma bisognerà attendere una codificazione non arbitraria, condivisibile e comprensibile anche al consumatore. 

Prototipo Studio prevede un’etichetta fisica un QR code che potrà rimandare alla pagina online di ogni prodotto, capo e tessuto. Una pagina che possa essere descrittiva, narrativa, parlante in ogni dettaglio e codice. In un prossimo futuro, queste informazioni vorrebbero utilizzare una tecnologia Blockchain condivisa e rispettata da gli attori della filiera.

Market Place, consulenze private, agenzie certificatrici, siti para governativi – Prototipo Studio sta lavorando su ogni strada con lo scopo di costruire un’autorevolezza che possa andare anche oltre l’autorità discutibile dei vari enti.

Carbon offset: il sequestro di anidride carbonica, la crescita rapida, un incentivo per i canapicoltori italiani, coltivazioni sostenibili

Da dicembre 2021, attraverso il Communication on sustainable carbon cycles, è stata data via libera all’ingresso dell’agricoltura europea nel mercato dei crediti di carbonio attraverso la pratica del Carbon Farming.

L’Unione Europea, secondo le norme del Green Deal, si impegna per la riduzione delle emissioni di CO2 necessaria a contrastare il cambiamento climatico, con l’obiettivo di raggiungere, entro il 2050, una neutralità carbonica. Un’attività – agricola, manifatturiera e anche industriale – può sequestrare CO2, ovvero bloccare il carbonio reperito dall’atmosfera tramite processo di fotosintesi in forma stabile nel suolo o in manufatti. La rimozione di CO2 dall’aria non ha valore né utilità se non ne consegue un sequestro in posizioni stabili e durature. A oggi, la certificazione di questi procedimenti e la quantificazione dei risultati è argomento di studio e discussione sia a livello scientifico sia a livello legislativo e burocratico. 

La canapa ha un elevato tasso fotosintetico per cui è in grado di sequestrare dall’atmosfera da 9 a 13 tonnellate di CO2 per ettaro. Questa CO2 è sequestrata nel fusto, che rappresenta l’80% della biomassa colturale – pertanto l’impiego del fusto e dei suoi prodotti per la realizzazione di materiali durevoli (bioedilizia, bioplastiche, biochar) ha l’effetto di sequestrare per un lungo periodo la CO2 assorbita dall’atmosfera.

Questa è la ragione con la quale si tende ad avvalorare la frase popolare che ripete come un ettaro di canapa possa assorbire più CO2 di un ettaro di foresta.

Canapa per fitodepurazione: una pratica di bonifica ecologica del terreno

La fitodepurazione è un processo di bonifica di terreni contaminati tramite l’utilizzo di piante in grado di assorbire gli agenti contaminanti. I fittoni verticali delle radici di canapa presentano una lunghezza compresa tra i quarantacinque e i novanta centimetri: raggiungono così i contaminanti negli strati più profondi. 

La concentrazione di metalli pesanti diffusi in natura (arsenico, cadmio, cromo, piombo, mercurio) è aumentata in contesti inquinati – un inquinamento che si produce per l’utilizzo anche quotidiano di prodotti igienici, cosmetici e farmaceutici da parte dell’uomo.

Ancora sotto studio e osservazione è l’abilità della canapa di assorbire metalli pesanti in eccesso e altri contaminanti, accumulandoli nelle radici e nelle foglie. Non c’è accordo se gli elementi permangano anche nel fusto. Parte della stessa discussione è l’eventuale utilizzo o smaltimento di piante fitodepuratrici – se gli elementi inquinanti persistono nel contesto organico, le piante saranno incenerite.

La capacità fitodepurativa della canapa non è ancora stata scientificamente comprovata – ma studi come Potential of Industrial Hemp for Phytoremediation of Heavy Metals riportano come la canapa sia stata piantata vicino al sito del disastro nucleare di Chernobyl per estrarre dal terreno elementi radioattivi – cromo, piombo, rame e nichel. In Puglia, la canapa è stata piantata nel contesto dell’impianto siderurgico Ilva (progetto BIO SPHERE). La Coldiretti, associazione che rappresenta l’agricoltura italiana, sta intervenendo piantando monocolture di canapa.

I benefici della canapa: la termoregolazione

Per i tessuti, la struttura cava delle fibre di canapa consente la presenza di un volume d’aria, definendosi camera d’aria – sappiamo come l’aria abbia un basso indice di trasmissione del calore. Le microcamere d’aria che esistono nella morfologia delle fibre rallentano il propagarsi dell’energia termica. Quando è strutturata in un filato, la fibra di canapa trasferisce le sue qualità ai tessuti, generando abiti leggeri e termoregolanti – sia contro il caldo, sia contro il freddo. 

Lo stesso principio si può applicare in edilizia – ovvero quando nel contesto della calce di canapa, possa essere presenta sia canapulo sia fibra corta.

Lampoon presenta Prototipo Studio – Società Benefit: alcune linee di sintesi dello Statuto Societario

Prototipo Studio è una Società Benefit che vuole operare in modo responsabile, ecologico e socialmente sostenibile in tutte le fasi industriali e manifatturiere, al fine di produrre un valore di utilità comune. L’attività si impegna alla trasparenza nei confronti delle persone, delle comunità, dei territori e dell’ambiente, cercando dialoghi costruttivi con enti, associazioni e altre parti interessate.

Prototipo Studio trasforma, valorizza, commercializza materie prime naturali per l’industria tessile, cartaria, edile e farmaceutica oltre a sperimentazioni varie. Tra queste, Prototipo Studio si concentra sulla filiera della fibra di canapa.

Sostenendo una manifattura locale e una filiera produttiva italiana, Prototipo si impegna a contribuire all’innovazione e al progresso nel settore urbanistico e immobiliare, nonché a collaborare con organizzazioni profit e no profit, fondazioni e aziende Benefit e B Corp per amplificare l’impatto positivo del loro operato.

Parte dell’attività di Prototipo Studio è anche l’assistenza, la consulenza e lo sviluppo per conto terzi di asset creativi e pubblicitari, compresa l’editoria elettronica connessa all’e-commerce.

Carlo Mazzoni

Stigliatura e macerazione della canapa sono le due fasi agricole critiche
Stigliatura e macerazione della canapa sono le due fasi agricole critiche

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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