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Gli alberi all'angolo tra piazza San Babila e Corso Europa
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Perché a Milano ancora così pochi alberi?

La mancanza di alberi a Milano è ancora una fonte di imbarazzo per noi e per il Sindaco: esempi e casi precisi di occasioni perdute, il sogno di Milano Città Giardino

Esempi e casi di alberi che non ci sono: la rigenerazione di Via Col Moschin, la nuova costruzione di Aparto di Hines, un progetto sostenibile, gli alveari e venti aiuole

Un primo caso di alberi che potevano essere piantati. In Via Col Moschin si impone Aparto, un nuovo edificio la cui costruzione è riconducibile a Hines e Blue Noble, fondi immobiliari. Hines è la stessa società che gestisce il restauro e la proprietà di quello che è oggi Palazzo Pertusati con affaccio sia su Via Senato sia su Via Spiga, e della Torre Velasca. Lo studentato in via Col Moschin, può servire la Bocconi e non è distante dalla Statale. 

Leggendo sui siti ufficiali, il progetto è definito sostenibile anche se non si dà dettaglio. Aparto è stato costruito sulle fondamenta di un edificio industriale – una centrale elettrica – del secolo scorso. Raso al suolo l’esistente, l’edificio è una torre che conta dieci piani, offre 600 alloggi con un prezzo di partenza a 600 euro. All’interno, per gli studenti, cinema e palestra, uno psicologo, e altri servizi. Sul tetto, gli alveari. 

La strada, via Col Moschin è stata rigenerata quasi per tutta la sua lunghezza e su entrambi i lati: pista ciclabile, nuova illuminazione stradale, posteggi. Sono state previste venti aiuole circa. In queste venti aiuole non sono è stato piantato alcun albero. 

Le radici degli alberi, spazio per alberatura, i posteggi per le auto

Perché a Milano ci sono così pochi alberi? Non c’è spazio per le radici – è la motivazione primaria per ogni scusante su mancata forestazione. Considerando che è stata abbattuta una centrale elettrica e costruita una torre, appare poco plausibile non poter prevedere spazio per alberatura. Ci si domanda piuttosto come mai, con un tale cantiere, il comune non abbia imposto la costruzione sotterranea di posteggio per automobili – attività commerciale che se ben gestite è in positivo di bilancio ancor prima dell’inizio delle operazioni. Nel contesto di uno scavo di posteggio, la previsione di qualche metro cubo per lo sviluppo radicale è un dettaglio ancor più possibile – anzi, si spera obbligatorio. La redazione di Lampoon ha provato a contattare sia Hines sia il Comune di Milano per chiedere di poter approfondire lo stato di fatto di Via Col Moschin, ma non ci è stata data disponibilità di confronto.

Secondo esempio: Piazza Quasimodo, il Vetra Building, la metropolitana

Passiamo a un secondo esempio. Poche decine di metri, andando verso il centro storico – ci si imbatte in Piazza Salvatore Quasimodo. Siamo tra le Colonne di San Lorenzo e Corso Italia. Anche qui, su Piazza Quasimodo è stata portata a termine una riqualificazione edilizia: il Vetra Building è in attività dal 2021. Non ci sono ancora cenni di inizio cantiere per Piazza Quasimodo. La metropolitana è stata scavata a pochi metri di distanza: ispezioni nell’area sono state condotte. L’investimento di un posteggio sotterraneo e privato, con posti riservati e altri posti aperti al traffico, poteva essere imposto al fondo di investimento.  

Dopo Expo, la legge salva patrimoni di Renzi, la Brexit: Milano e l’energia dall’Europa, le prossime elezioni del sindaco

Ai tempi dell’Expo, il Sindaco Sala aveva avuto un plauso internazionale – e con lui, complice la Brexit e la legge salva patrimoni di Renzi, Milano era diventata la città con più energia d’Europa. Oggi, né la realtà urbanistica né la richiesta immobiliare sono idonee. Si lamenta il problema di bilancio e non si impongono infrastrutture pubbliche a cantieri milionari di fondi internazionali.

Beppe Sala non deve preoccuparsi delle prossime elezioni tra tre anni, quando nel 2027 la città andrà a votare il prossimo sindaco. Non deve preoccuparsi di mosse popolari o populistiche per ottenere più voti. In alcuni rilasci, Sala dice di prevedere forse il suo futuro nel terzo settore. Con tali premesse, il Sindaco Sala potrebbe sentirsi libero di attivare quelle operazioni che, antipatiche a molti, sono necessarie. La diminuzione drastica dei parcheggi in strada. 

Gli alberi all'angolo tra piazza San Babila e Corso Europa
Gli alberi all’angolo tra piazza San Babila e Corso Europa

Sindaco Sala e la chiusura al traffico di Montenapoleone: occuparsi del centro non è radical chic 

Il Sindaco Sala ha promesso che Montenapoleone sarà chiusa al traffico: le predisposizioni a oggi sono realistiche. Sono state superate le rimostranze di alcuni commercianti che non volevano la pedonalizzazione del Quadrilatero: fino a poco tempo fa, la stessa Associazione di Quartiere, Montenapoleone District, si dichiarava contraria alla chiusura del traffico nella via prevedendo tramite uno sponsor privato la rigenerazione dei marciapiedi.  

Nella dialettica politica locale, dare attenzione al centro di Milano sembra sia una dichiarazione di superficialità. Sembra che i problemi debbano sempre essere altri: la sicurezza, la povertà. Sembra che occuparsi dei problemi urbanistici del centro sia sintomo di quello che in gergo si usa definire radical chic. (addirittura, anche quando si parla di inquinamento dell’aria, di alberi e forestazione – piuttosto che di povertà e sicurezza – siamo tutti radical chic). 

Milioni di euro all’anno dagli affitti della Galleria, 15 minuti da San Babila a Linate

Il Comune di Milano percepisce oltre a 65 milioni di euro all’anno dall’affitto dei locali commerciali della Galleria Vittorio Emanuele. A pagarli sono i brand internazionali del lusso – l’affitto più alto, oltre i 5 milioni all’anno, è pagato da Dior. Ai tempi della giunta Moratti, questo reddito era intorno a 10 milioni – le giunte successive hanno lavorato all’incremento, l’ultimo rialzo ottenuto dalla giunta attuale. Per fronteggiare i problemi di una città servono ricavi, se sono ricavi da vendite internazionali meglio: la città funziona. Per attirare questi fondi internazionali, è necessario che il centro di Milano lavori sia come vetrina sia come biglietto da visita. Ripeto la domanda, anche per il centro: perché a Milano ci sono così pochi alberi? 

Da Piazza San Babila a Linate, la metropolitana ci porta in meno di 15 minuti (peccato la notte non funzioni). Abbiamo già parlato, su questo giornale, dell’imbarazzo che la rigenerazione urbana della piazza in solo cemento, senza alberi, ha portato a tutta la cittadinanza: la vicina Largo Augusto sta per essere riconsegnata al passeggio – qualche arbusto c’è. Corso Europa potrebbe avere più alberi. 

Perché a Milano ci sono pochi alberi? Il problema, il singolo individuo, il sistema

Non è sempre tutto giustificato da reazioni a catena, da quei vasi comunicanti dove se risolvi un problema se ne crea un altro. Peggio: se per ogni soluzione si crea un altro problema. Forse non è neanche sempre dovuto a mancanza di soldi, a Milano. Forse il problema è l’individuo a cui interessa poco il suo lavoro. Quel dirigente, quel manager che – semplicemente – non è preparato. Quello che ricopre un ruolo decisionale che decide per relazioni o vantaggi personali invece che per fare bene quello per cui è pagato. Il problema è la qualità del singolo individuo e non il sistema. 

Oppure, se vogliamo, di un sistema più ampio. Un sistema che ha prodotto professionisti meno capaci, meno competenti. Con i neuroni storditi dall’ipnosi della luce blu del telefonino. I singoli individui, quelli in ruoli decisionali, si comportano quali boomer convinti che il mondo si muova sulla comunicazione dei social media. Perché a Milano ci sono pochi alberi?

San Siro e il dibattito sugli stadi e i crediti di carbonio

Alcune notizie passano in sordina. Nel dibattito della costruzione dei nuovi stadi, Inter e Milan, entrambe, hanno ipotizzato di compensare le emissioni con l’acquisto di crediti di carbonio. Che in parole semplici significa: inquiniamo qui, e tramite i crediti di carbonio andiamo a piantare alberi in Africa. (Per inciso: l’attività di compensazione tramite crediti di carbonio non è sempre un sintomo di green washing, ma spesso è una scorciatoia che risolve la questione per speculatori, Boomer e manager aziendali con delega CSR).

Si è parlato di abbattere San Siro, ma l’impatto inquinante di una simile demolizione, sarebbe superiore a qualsiasi beneficio. Abbattere un capannone, per quanto grande sia, composto da quattro pareti esili in cemento, vetro (e purtroppo amianto) è fattibile. Si tratta sempre di logica e misura: abbattere una cattedrale di cemento come San Siro, costruire altri due stadi su campi di terreno che potrebbero essere piantumati; oppure rigenerare quartieri cementificati e abbandonati, demolendo edifici dismessi, recuperando la calce, smaltendo l’amianto. Bisogna costruire senza usare altro terreno potenzialmente boschivo: questa deve essere una direttiva ministeriale su tutto il Nord Italia – o anche, in tutta Italia – che le Regioni non possano scavalcare. 

ForestaMI e DimenticaMI – il Sindaco Sala, il Politecnico, la comunicazione e la Città Metropolitana

Una delle iniziative volute dal Sindaco Sala è ForestaMI – che dopo un primo di dispiego di risorse – anche economiche – in comunicazione, oggi risulta un progetto silente. Se ne parla poco e se ne vedono pochi risultati. ForestaMI vede la direzione di Stefano Boeri, il coinvolgimento del Politecnico – trova i finanziamenti di Prada così come di LVMH. Un collettivo cittadino, di fronte ad arbusti nuovi abbandonati al calore di luglio, fondava l’associazione DimenticaMI, prima ancora BagnaMI. 

Vero è che la comunicazione per la forestazione urbana è necessaria – gli alberi li dobbiamo volere tutti, e le comunità deve sentirsi coinvolta – ma fino a poco tempo fa, ForestaMI non aveva ancora risolto un’impasse burocratica per la quale può ricevere solo donazione e non sponsorizzazioni – senza entrare in troppi dettagli, è una differenza che potrebbe suonare formale ma che è sostanziale per il reperimento fondi. L’impasse è dovuta a contrasti interni al Comune per il timore che alcuni dipartimenti perdano sponsor a favore, appunto, di ForestaMI. Il Sindaco potrebbe intervenire e risolver una confusione interna al suo team operativo.

Per avere successo, ForestaMI deve riuscire a identificare precisi progetti di forestazione urbana previsti in altrettanto precise aree della città. Potrebbe collegare progetti simbolici di forestazione in centro città a progetti consistenti nella Città Metropolitana – nell’ottica di un racconto appetibile al marketing delle aziende private. 

Il sogno di Milano Citta Giardino: una metafora di senso civile e orgoglio, il Parco Agricolo, la famiglia Natta

Vive e si alimenta il sogno di una Milano Città Giardino – e non si tratta di un argomento radical per persone che non comprendono i problemi concreti delle persone in difficoltà. Oltre a essere l’immagine di una città più verde e vivibile, Milano Città Giardino è una metafora di una città in cui il senso civile è diffuso quando gli alberi in ogni strada. Si usa dire che ognuno deve guardare nel proprio giardino. Si usa dire ognuno deve prendersi cura del proprio giardino – e se questo giardino, invece che privato, fosse di tutti? Si tratta solo, alla fine, di quel buon senso tipico di un milanese.Oltre agli alberi persi la scorsa estate, Milano aveva già perso sei milioni di euro quali finanziamenti per la forestazione allocati dall’Europa nel contesto del PNRR: la ragione di tale disfatta era che tra i requisiti necessari le aree piantumabili fossero ampie almeno tre ettari. Tutta la Città Metropolitana, che significa comprendere anche il Parco Agricolo, non presenta aree disponibili di tale estensione – sembra assurdo. Milano ha fatto istanza a Bruxelles e l’istanza è stata accolta – oltre ai fondi persi l’anno scorso, sembra che non perderemo questi prossimi: il requisito è sceso da tre ettari a un ettaro, e neanche contiguo.

Il Parco Agricolo di Milano è uno dei più grandi parchi in contesto urbano al mondo. Il Parco Agricolo non è un asset turistico, né per chi visita Milano né per chi abita a Milano: le sue strade sono spoglie, ci sono pochi filari di alberi lungo i campi, poca biodiversità. Un esempio positivo è Cascinazza, proprietà privata della famiglia Natta e formalmente fuori dal Parco Agricolo – eppure, Cascinazza ha cambiato la fauna e la flora di tutta la zona circostante, anche nel Parco Agricolo.

Milano potrebbe essere il giardino d’Europa, la città con più alberi d’Europa: abbiamo una falda sotterranea poco sotto il livello del suolo, la Lombardia è una delle terre più fertili al mondo, dove querce e tigli sono autoctoni – e neanche Zeus riesce a buttarli a terra.

Ci saranno altre tempeste, e vedremo altre radici ribaltate in cielo – ma continueremo a piantare alberi: studieremo come e impareremo a curarli meglio. Intanto, se vedete un bell’albero a Milano, forte e robusto, oltre a un sospiro di sollievo, riempitevi d’orgoglio.

Carlo Mazzoni

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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