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La cultura e il nuovo mercato di Cartier a Sydney

A Sydney, la magione dell’Hermitage e l’Opera House: Cartier trova in Australia nuovi clienti per l’alta gioielleria – il mercato del lusso oggi risponde a una sola forma di comunicazione: la cultura

Sydney: la magione dell’Hermitage di Justin Hemmes

Rustico e gotico: quando gli inglesi arrivano in Australia elaborano lo stile vittoriano che divampa in patria sulle dimensioni di un cottage di campagna inglese – invece delle lande umide e verdi, hanno la luce e il sale dell’oceano. La casa oggi porta il nome di Hermitage: è uno degli edifici storici di Sydney, risale al 1870. Appartiene a Justin Hemmes, 52 anni, erede di un patrimonio costruito dalla sua famiglia, aprendo oltre cento attività di ristorazione in Australia – pub, lodge e simili. Sia l’uomo sia la magione sono oggetto di attenzione e curiosità – il fascino che la disposizione di potere, ricchezza e architettura continua a muovere nell’immaginario collettivo. 

Il giardino dell’Hermitage si taglia sopra una piscina geometrica, un disegno degli anni Settanta in pietra a spacco – poco oltre, scendendo, la spiaggia che anche se resta pubblica non dà accesso ad altri. Di fronte ci sono le luci della città, i grattaceli e il ponte del porto, si accendono all’imbrunire come fuochi d’artificio. Nella baia di Sydney è meglio non fare il bagno al tramonto: così come all’alba, quando il giorno passa dalla luce al buio, gli squali sono hanno fame.

Cartier e la Duchessa di Windsor, Brigitte Bardot e Gunter Sachs

La duchessa di Windsor sarebbe stata a suo agio a una festa all’Hermitage così come i pochi altri, l’altra sera a Sydney per un invito di Cartier: champagne francese e caviale, posato direttamente sull’incavo della mano tra pollice e indice e raccolto con la lingua. La duchessa di Windsor, persona amica della casa, si sarebbe aggirata tenendo salotto e tribuna, tra il patio e il giardino verde, fiori, balconi, luci rosse e maggiordomi in livrea. 

Avrebbe potuto esserci anche un tipo come Gunther Sachs – carattere apprezzabile dai gioiellieri – quando Brigitte Bardot nel 1987 mise all’asta i suoi gioielli. Si dice che Sachs ricomperò il diamante di Cartier che un tempo le aveva regalato. Glielo fece avere, ricordando alla Bardot come alcuni cuori avrebbero continuato ad appartenerle. 

La notte scendeva su Sydney. Gli squali erano sazi e pacificati sul fondale e nel sonno – mentre all’Hermitage restava chi ballava, tra un’attrice dagli occhi tondi e blu e un giocatore di calcio con muscoli e glutei.

Jorn Utzon nel 1957, l’Opera House di Sydney – Cartier e il programma culturale

Nel 1957, Jorn Utzon vinse la gara a cui parteciparono architetti da tutto il mondo per aggiudicarsi l’appalto e la firma del disegno dell’Opera House di Sydney. Sedici anni dopo, nel 1973, l’edificio fu inaugurato dalla Regina Elisabetta. Oggi appare restaurato dopo un lavoro di oltre dieci anni e una spesa di circa 300 milioni di dollari. Nella piazza antistante, non c’è più accesso alle macchine. All’interno, pannelli sospesi color porpora proiettano il suono lungo l’asse centrale della sala da concerto; altri pannelli in legno, lavorati come una maglia tridimensionale, riducono il riverbero e puliscono le frequenze.

Cartier sostiene il programma culturale dell’Opera House di Sydney – e in un giorno di pausa per il teatro, una domenica di febbraio, porta in scena un concerto che procede non sul palco, ma in platea. Il maestro dirige dal balcone dell’organo, in alto come il mago della Città di Smeraldo – due batterie aprono gli angoli estremi, i fiati sulle prime file, e gli archi sui palchi. Gli spettatori al centro, in un cortocircuito tra mercato e cultura.

Al pianoforte Van-Anh Nguyen. Quattro ballerini della Sydney Dance Company realizzano una coreografia inedita di Rafael Bonachela. Il soprano Cathy-Di Zhang per la Casta Diva di Bellini – tra i rubini cabochon, zaffiri rosa e porpora, un coccodrillo ispirato ai disegni di Maria Feliz e le pantere che tanto piacevano alla Duchessa di Windsor – ancora, con una coppa di champagne in mano. 

Alban du Mesnil du Buisson: direttore di Cartier in Australia

Il direttore di Cartier in Australia è Alban du Mesnil du Buisson: in meno di tre anni, è stato capace di creare un mercato per l’Alta Gioielleria, pezzi che possono facilmente arrivare a valori oltre il milione di euro. Ci è riuscito cercando la costruzione di rapporti duraturi, in ogni operazione ha rinforzato una espressione culturale locale: non serve la pubblicità sui social media, quando il potere del network è sincero. Una casa come Cartier, espandendosi oltreoceano, non può che sforzarsi in un esercizio di imprenditoria etica. 

Cartier all’Opera House di Sydney: i gioielli come bene rifugio

Di fronte all’Opera House, al molo di quello che era il porto vecchio, magazzini, mercati e camere per i marinai, era ormeggiato un Perini di cinquanta metri – in poppa, sullo specchio inclinato del cantiere italiano, potevi leggere Rock and Roll. I gioielli sono beni rifugio, ovvero beni che si vogliono considerare più stabili rispetto a quanto le oscillazioni dei mercati possano ridurre le monete nazionali. Logica vuole che questo possa sussistere per le materie prime già di per loro – ovvero oro, diamanti e gemme – i dati dimostrano come, al netto di questo valore, una reputazione coltivata in oltre due secoli di storia quali questa di Cartier, oggi non diluita da un eccesso di marketing digitale, tale valore sappia moltiplicarlo. 

È stato il rigore a farlo apparire punk – è la frase di Louise Bourgeois: caso vuole, che una sua personale è aperta in questi stessi giorni alla Galleria Nazionale di Sydney.

The Sydney Morning Herald, Taylor Swift e Travis Kelce: Dion Lee e The Tay-Tay effect

In prima pagina, sul The Sydney Morning Herald – così come a grandi titoli su tutti gli altri quotidiani, c’è la fotografia di Taylor Swift che da Tokyo è volta a Las Vegas per vedere la partita di football giocata dal fidanzato Travis Kelce. Quello che rende il bacio degno di così tanta nota è il corsetto che indossa Taylor Swift – un pezzo firmato da Dion Lee, designer australiano. L’eccitazione della stampa locale prevede l’incremento esponenziale delle vendite grazie a The Tay-Tay effect – cito testuale. Quello che ne emerge non è tanto il riscontro commerciale, ma l’orgoglio nazionale di vedere un prodotto australiano sui canali pop americani. (intanto, Beyonce rilascia il suo singolo, e ricorda a tutti da dove venga e dove possa ritornare non solo l’effetto Tay-Tay ma Taylor stessa – il titolo è Texas Hold’em).

La bandiera degli Aborigeni e il referendum yes or no

Nera e rossa, con un sole giallo in centro: la bandiera degli Aborigeni sventola vicino al drappo nazionale, sei stelle e Union Jack. Queste due bandiere appaiono sugli edifici pubblici, le scuole e altri organi democratici. Non si può tralasciare lo scandalo del referendum yes or no, quando il settanta per cento della popolazione negò la rappresentazione della comunità aborigena nel parlamento – a forse ancora per questo, oggi, in Australia, produrre cultura significa supportare l’espressione dei popoli nativi, il rispetto e la differenza per ogni comunità, per le differenze culturali.

I pannelli di Bula Bula Corporation, i lampadari di Christopher Boots: Cartier sponsor della Biennale di Sydney

Un pannello intrecciato a mano: ci hanno lavorato cinque maestri artigiani e otto donne sotto la tutela della Bula Bula Corporation. Per dimensioni, è il più grande pannello realizzato dalla comunità aborigena. I lampadari provengono da Melbourne, sono realizzati da Christopher Boots con cristalli di quarzo: a uno a uno sono applicati asu listelli elettrificati, bloccati con magneti applicati alla base. 

Il colore che predomina è un arancio caldo, che ribolle, nel deserto – è la riproduzione della luce al tramonto ad Uluru – dove sono state scattate tutte le cartoline dell’Australia che abbiamo ricevuto fino alla fine degli anni Novanta, dove la polvere del deserto sollevata dal vento ha una composizione mineraria che riflette e filtra i raggi inclinati del sole, infuocando gli occhi. 

Tutto questo è il lavoro del dipartimento di comunicazione di Cartier in Australia – la continua ricerca di entrare, coltivare a catalizzare tutto quanto possa essere definito Aussie – che sia un pezzo di abbigliamento, un lavoro artistico, un video o una performance al Vivid Sydney, il festival di arti applicate che questo anno coincide con l’apertura della Biennale, di cui appunto, Cartier è sponsor e Partner.

Lo squalo a Elisabeth Bay: Lauren O’Neill attaccata e ferita

Nel sud del continente le meduse non sono pericolose – o almeno, non quanto quelle che ci sono nell’Australia del Nord. Nella Baia di Sydney ci sono le blue bottle, filamenti lunghi e urticanti, «ma a queste ci fai l’abitudine» – mi dice Thomas Cocquerel, attore australiano che lavora in Inghilterra, mentre siamo in macchina diretti verso nord a Berowra. 

Poche settimane fa, una donna è stata attaccata da uno squalo a Elisabeth Bay – la baia prossima all’Opera House e ai giardini botanici. Erano le otto di sera – ma parte della popolazione non esita, gira per la baia in Kayak, tuffandosi. Gli attacchi non sono frequenti, ma gli squali vivono e si riproducono nella baia del porto, nella profondità delle insenature, oltre il ponte, dove i residui organici delle piogge e dei boschi richiamano la piccola fauna di cui gli squali si cibano. Sono i Bull Shark, quelli che attaccano. La donna ferita a Elisabeth Bay si chiama Lauren O’Neill – un veterinario era nelle vicinanze, è riuscito a fermare la perdita di sangue. O’Neill è fuori pericolo e non ha subito danni persistenti all’arto. 

Berowra Waters Inn: Candice Lake con Alban du Mesnil e la sua comunità di artisti a Sydney: Vicki Lee, Eva Galambos, Alica Debnam Carey

Con una barca attraversiamo il fiume. Al Berowra Waters Inn, Candice Lake ha raccolto intorno al tavolo i suoi amici che ritrova qui a Sydney ogni estate – per dire, ogni inverno – quando da Londra rientra nel suo paese natio. Era partita per l’Europa a diciannove anni, arrivando a Milano per lavorare come modella e parlando a gesti con i bottegai di Brera – confondeva le vocali, la A diventava una E chiedendo di comprare il pane. Oggi, i suoi figli vivono a Londra, sono poco più di adolescenti: il maggiore tra i due si sta costruendo una barca in legno con la quale andare a in Australia e restarci non solo per le vacanze. 

Alla destra di Candice, Alban du Mesnil – perché anche questa colazione fa parte del programma culturale di Cartier a Sydney. Candice vuole condurre il ritmo delle parole, trova equilibrio tra i convenevoli e i talenti così come le socialite inglesi sanno ancora fare; riesce a creare il senso di una comunità artistica dall’altra parte di un mondo di cui restiamo ancora al centro. Trenta persone, e una fila di rose rosse per le donne: artiste come Vicki Lee, imprenditrici come Eva Galambos, attrici come Alica Debnam Carey. 

Questa mattina, la foschia non aveva permesso agli idrovolanti di volare – adesso, alla fine del pomeriggio, le previsioni sono buone e i velivoli sono attraccati al molo per tornare Sydney in meno di mezz’ora. Dopo il decollo, la rotta segue il corso d’acqua che arriva all’oceano. Siamo a nord della città, scendendo lungo la costa: si riconoscono le scogliere intervallate dalle spiagge, le case e i prati che sembrano cadere dai dirupi. 

Tra le rocce, dove si rompono le onde, si contano le piscine di acqua salata. Ce ne sono almeno cento, di queste piscine che altro non sono se non recinti di cemento tra gli scogli, dove l’acqua entra e esce a ogni esplosione di spuma, e tre tipologie di azzurro si scontrano in gloria. 

L’idrovolante vira a sinistra, entra nella baia del porto – mi chiedo se quanto vorrei, vederlo, uno squalo che gira per la baia – l’idrovolante si inchina davanti all’Harbour Bridge, e poi scende, oltre l’Opera House.

Carlo Mazzoni

Cartier Panthère
Cartier Panthère
Sydney Opera House – dettagli di architettura visti dalla baia
Sydney Opera House – dettagli di architettura visti dalla baia
Cartier Alta gioielleria a Sydney
Cartier Alta gioielleria a Sydney

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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