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Villa dei Vescovi, un bene FAI: otium, negotium e Niksen

In un mondo che glorifica la produttività, l’idea di non fare nulla potrebbe sembrare pigra. Gli olandesi hanno elaborato un concetto chiamato Niksen, Seneca parlava di Otium e Negotium 

La Villa dei Vescovi è una dimora rurale in stile rinascimentale situata nella frazione di Luvigliano, nel comune di Torreglia, provincia di Padova. Costruita inizialmente per gli arcivescovi di Padova, la villa è oggi di proprietà del Fondo Ambiente Italiano – FAI – e il parco e le sale affrescate sono aperti ai visitatori e agli ospiti nelle giornate FAI di Primavera – 23 e 24 marzo 2024.

La villa fu eretta tra il 1535-1542 dalla curia di Padova, per fornire un ritiro estivo all’arcivescovo. Una villa da Ozio per godere di periodi di riposo e svago lontano dalle preoccupazioni della vita cittadina e lavorativa. Stare a contatto con la natura e contemplare le bellezze del creato.

Ozio: Un’esplorazione attraverso le ere e le culture

L’ozio, una parola che spesso evoca immagini di inattività e perdita di tempo, nasconde una vastità di significati e implicazioni che hanno permeato la storia umana dalle sue radici più antiche fino ai giorni nostri. Attraverso le epoche e le culture, il concetto di ozio ha subito un’evoluzione, riflettendo le diverse prospettive filosofiche, religiose e sociali dell’umanità.

Otium e Negotium secondo Seneca 

Seneca non intendeva l’ozio come mera inattività o pigrizia, ma come un momento di riflessione, contemplazione e ricerca interiore. Riteneva che l’otium fosse essenziale per il benessere dell’anima e per il raggiungimento della sapienza. Durante l’otium, l’individuo poteva distaccarsi dalle preoccupazioni materiali e dedicarsi alla coltivazione delle proprie virtù morali e intellettuali. Era un tempo per la contemplazione della natura, per la lettura dei classici, per la meditazione e per il dialogo con se stessi. 

D’altra parte, Seneca riconosceva l’importanza dell’attività (negotium) nella vita quotidiana. Questo comprendeva l’impegno nelle responsabilità sociali, nell’amministrazione degli affari personali e nell’esecuzione delle mansioni lavorative. Seneca metteva in guardia contro un eccessivo attaccamento alle attività mondane, poiché riteneva che potessero distogliere l’individuo dal perseguire la vera felicità e il benessere interiore. 

L’equilibrio tra otium e negotium era basilare. Sebbene entrambi fossero necessari per una vita equilibrata, era l’otium che permetteva all’individuo di trovare la vera tranquillità e serenità interiore. Lo considerava un tempo prezioso per esercitare la virtù, per esplorare la saggezza e per raggiungere la pace interiore.

Cristianesimo e la Regola Monastica: Ora et Labora

Con l’avvento del cristianesimo, il concetto di ozio subì una trasformazione. La regola monastica di “ora et labora” (prega e lavora) sintetizzava la visione cristiana dell’equilibrio tra contemplazione e azione. Nei monasteri, l’ozio non era visto come un peccato, ma come un’opportunità per dedicarsi alla preghiera, alla meditazione e alla ricerca spirituale. Tuttavia, questa contemplazione non era separata dal lavoro fisico e dalle attività quotidiane, poiché entrambe erano considerate indispensabili per un’autentica vita religiosa.

Illuminismo e Rinascita dell’Ozio Creativo

Nel corso dell’Illuminismo, l’ozio venne rivalutato come momento di libertà creativa e di sviluppo personale. Filosofi come Rousseau esaltavano l’importanza dell’ozio come fonte di ispirazione e di autorealizzazione. L’ozio non era più visto come un periodo di inattività sterile, ma piuttosto come un’opportunità per esplorare nuove idee, per coltivare la propria individualità e per alimentare il progresso culturale e sociale.

Contemporaneità: L’Ozio Necessario per la Contemplazione della Natura

Nel contesto contemporaneo, la teoria dell’ozio necessario per contemplare la natura ha assunto una nuova rilevanza. In un’epoca dominata dalla frenesia della vita moderna e dalla pressione per la produttività, sempre più persone riconoscono l’importanza di concedersi momenti di riposo e di connessione con il mondo naturale. L’ozio non è più visto come un tempo sprecato, ma come un’opportunità per rigenerare il corpo, la mente e lo spirito, per riscoprire il senso di meraviglia e di gratitudine di fronte alla bellezza della natura.

Cos’è il Niksen, il concetto olandese di non fare nulla?

In un mondo che glorifica la produttività e l’occupazione, l’idea di non fare nulla potrebbe sembrare pigra. Gli olandesi hanno elaborato un concetto chiamato Niksen, che descrive l’arte di non fare nulla, senza uno scopo. Il Niksen, pronunciato nik-sen, deriva dalla parola olandese niks, che significa niente. A differenza della meditazione o della consapevolezza, che spesso coinvolgono una concentrazione, il Niksen consiste nel lasciar andare qualsiasi intenzione e permettere alla mente di vagare liberamente.

Originario dei Paesi Bassi, il Niksen riflette l’accento della cultura olandese sul relax e sull’equilibrio tra lavoro e vita. Gli olandesi sono conosciuti per il loro approccio pragmatico, valorizzando il tempo libero tanto quanto la produttività. Il Niksen è radicato in questo atteggiamento culturale, offrendo un modo per rilassarsi e ricaricarsi in mezzo alle esigenze della vita moderna. Che si tratti di sedersi tranquillamente, guardare fuori da una finestra o fare una passeggiata rilassante, il Niksen invita le persone a rallentare e gustare la quiete rispettando il loro bisogno umano di riposo e riflessione. Si tratta di rispetto per l’umanità. Uno dei principali benefici del Niksen è la riduzione dello stress. Consentendo alla mente di riposare e vagare senza meta, gli individui possono alleviare i sentimenti di ansia e sopraffazione. 

Il Niksen mette anche in evidenza il problema dello squilibrio tra lavoro e vita, specialmente nelle società in cui lunghe ore lavorative sono la norma. In molti paesi, i dipendenti affrontano una pressione immensa per lavorare oltre l’orario e dare priorità alla loro carriera rispetto alla loro vita personale. Questa cultura dell’eccesso di lavoro può avere conseguenze sulla salute mentale, sulle relazioni e sul benessere generale.

Villa dei Vescovi a Padova – Storia e Origini

La Villa dei Vescovi si distingue per la sua architettura rinascimentale, caratterizzata da linee e proporzioni armoniose. La facciata principale della villa è ornata da una loggia a tre archi e da un porticato sottostante, che conferiscono all’edificio un’imponente maestosità. All’interno, gli ambienti sono decorati con affreschi e stucchi.

Si ipotizza che Giulio Romano abbia contribuito al progetto, poiché il cardinale Pisani lo contattò più volte nell’estate del 1542. Si ritiene che Romano abbia ideato il bugnato che caratterizza il piano terreno della villa e abbia deciso di coprire il lato sud della loggia superiore per ampliare e rinfrescare gli interni del piano nobile.

Gli stucchi, su disegno di Andrea da Valle, furono avviati nel 1542, mentre gli affreschi furono commissionati al pittore fiammingo Lambert Sustris verso la fine del 1543. Sustris si occupò della progettazione generale della decorazione e dell’esecuzione della maggior parte delle pitture, anche se vi furono contributi documentati da parte di Gualtiero Dall’Arzere, detto “Il Padovano”.

La proprietà della Villa dei Vescovi

Francesco Pisani radunò in questa residenza un cenacolo di intellettuali, tra cui letterati, musicisti e umanisti dell’epoca, come il famoso Angelo Beolco, noto come il Ruzante, amico di Alvise Cornaro. Gli incontri si tenevano nel piano nobile, raggiungibile sia attraverso scale interne che esterne, mentre il piano terra era riservato alla servitù e ai servizi.

La proprietà rimase in possesso dei vescovi di Padova fino al 1962, quando fu messa in vendita. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la villa fu occupata dai tedeschi e utilizzata per ritiri spirituali giovanili. Successivamente, Vittorio e Giuliana Olcese acquistarono la villa e la restaurarono per farne la loro residenza estiva. Durante il restauro, le strutture originarie furono ripristinate e gli affreschi del Cinquecento, nascosti sotto diversi strati di intonaco, furono riportati alla luce.

Dopo il Concilio di Trento, si decise che le rappresentazioni di figure nude non erano più adatte per la residenza di un prelato, e furono parzialmente coperte da drappeggi. Nel 1630, a causa della grande peste, le pareti furono ricoperte di calce per motivi igienici. Nel corso del XVIII secolo, gli ambienti furono ulteriormente modificati secondo i gusti dell’epoca, aggiungendo una decorazione in falsi stucchi. La decorazione originale fu riscoperta solo nel 1966 da Alessandro Ballarin e restaurata da Clauco Benito Tiozzo.

Nel 2005, in ottemperanza alla volontà del defunto Vittorio Olcese, la famiglia donò l’intero complesso e i suoi arredi al Fondo Ambiente Italiano, che ha promosso un nuovo restauro degli ambienti. La villa è aperta al pubblico dal 23 giugno 2011.

Tempo, la collaborazione con il FAI

La nuova limited edition di box con cui Tempo, brand di fazzoletti che da sempre si impegna a diffondere valori di cura, impegno e cooperazione, ha sostenuto il FAI, Fondazione senza scopo di lucro nata con il fine di tutelare e valorizzare il patrimonio artistico e paesaggistico del nostro Paese.

La limited edition di box è dedicata a quattro Beni italiani. Protagoniste dell’evento sono state le nuove grafiche che rappresentano la bellezza del patrimonio artistico italiano attraverso le storie e gli edifici della nostra terra: un dettaglio decorativo del Castello di Avio, un affresco di Lambert Sustris a Villa dei Vescovi, gli stucchi della Sala da pranzo di Villa Necchi Campiglio e il labirinto del Castello e Parco di Masino. 

Per la box Tempo dedicata alla Villa dei Vescovi, l’ispirazione è l’affresco del pittore fiammingo Lambert Sutris, nella Sala delle figure all’antica: una scena pastorale che esprime tutta la bellezza di un caratteristico ambiente bucolico.

Matteo Mammoli

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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