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Le tempeste solari e geomagnetiche che illuminano la fragilità dell’uomo

Le tempeste geomagnetiche – solari – attese per il 2024 ricordano la meraviglia e la fragilità della nostra connessione con il cosmo – e se gli apparecchi tecnologici su cui abbiamo basato l’esistenza smettessero di funzionare? 

Gli scienziati prevedono che il picco di attività solare avverrà tra gennaio e ottobre 2024

Anche il Sole ha buoni propositi per il 2024. Ci si aspetta che le eruzioni solari, le esplosioni sulla superficie del Sole e le macchie solari aumentino e si intensifichino nel corso di quest’anno. La stella gialla entra nel suo periodo di maggiore attività degli ultimi due decenni. Potrebbero verificarsi spettacoli aurorali in molte parti del mondo, ma anche black-out radio e interruzioni satellitari. Come riportato dal Washington Post, Mark Miesch, membro del team di modellazione solare presso il NOAA’s Space Weather Prediction Center, afferma che l’attuale livello di attività solare è il più elevato dal 2003. Gli scienziati prevedono che il picco di attività solare avverrà tra gennaio e ottobre 2024, con un’alta probabilità che l’attività rimanga elevata fino al 2025 o forse al 2026. 

Se il Sole ripeterà il suo comportamento del 2003, la Terra potrebbe essere testimone di nuovi fenomeni celesti, ma potrebbero insorgere anche problemi per gli abitanti della Terra. Gli ‘Halloween Storms’ del 2003, sebbene abbiano portato a visioni dell’aurora verde, rossa e viola fino in Australia, hanno causato danni a oltre la metà dei satelliti in orbita intorno alla Terra, con problemi di comunicazione per aerolinee e gruppi di ricerca in Antartide.

Cos’è una tempesta solare e cosa accadrebbe se si verificasse?

La tempesta solare è un evento naturale che si verifica quando il Sole emette una quantità significativa di radiazione elettromagnetica, particelle cariche e plasma nello spazio. Questa emissione può essere causata da intense attività solari – come esplosioni solari o eruzioni di massa coronale (laddove la corona solare è la parte più esterna dell’atmosfera del Sole). Durante questi eventi, enormi quantità di materia e radiazione sono proiettate nello spazio. 

A causa dell’interazione delle particelle cariche con il campo magnetico del nostro pianeta, le tempeste solari possono sortire effetti. Le particelle cariche provenienti dal Sole possono interagire con l’atmosfera terrestre, causando display di luci colorate conosciute come aurora boreali (nell’emisfero settentrionale) e australi (nell’emisfero meridionale). 

Venendo alle conseguenze più turbolente per i terrestri: le tempeste solari possono interferire con le onde radio e i segnali GPS, causando interruzioni nelle comunicazioni e nei sistemi di navigazione. L’aumento dell’attività solare può danneggiare i satelliti in orbita intorno alla Terra, influenzando i servizi di telecomunicazione e di osservazione della Terra. Possono inoltre indurre correnti elettriche nelle linee di trasmissione e nelle infrastrutture elettriche, creando problemi di alimentazione. Questo fenomeno potrebbe causare blackout e danneggiare trasformatori e altre apparecchiature. 

Le società e le agenzie spaziali stanno già lavorando per sviluppare sistemi di monitoraggio avanzati e misure di protezione per mitigare i danni – come per esempio la disattivazione temporanea di satelliti critici, il potenziamento delle reti elettriche e il miglioramento delle tecnologie di previsione.

Tempeste geomagnetiche: la Tempesta Solare del Carrington del 1859, e altri episodi più recenti 

It’s raining sun. Il 28 agosto 1859, si verificava la più grande tempeste solare nella storia della nostra relazione con il Sole: la Tempesta Solare del Carrington. Questo fenomeno prende il nome dall’astronomo britannico Richard Carrington, che fu il primo a osservare e documentare l’evento. Nel cielo notturno, silenzioso e stellato, all’improvviso, come un drappo cosmico, una danza di colori elettrici si manifestava attraverso il firmamento.

Era il risultato di una esplosione solare che liberò quantità di particelle cariche nella direzione della Terra. Verde, rosa, viola e blu dipinsero il cielo notturno con una tavolozza cosmica. Il Carrington Event ebbe impatti tecnologici sulla Terra: le linee telegrafiche dell’epoca in Quebec, Canada, incanalando l’energia delle particelle cariche, sperimentarono malfunzionamenti e incendi.

Altri episodi più vicini ai giorni nostri: una serie di intense esplosioni solari causarono nel 2023 tempeste geomagnetiche sulla Terra. L’evento causò brevi interruzioni nei sistemi di comunicazione satellitare e nelle reti elettriche. Un simile scenario si ripropose nel 2012 (l’anno della fine del mondo, secondo la profezia Maya). Si verificò un’esplosione solare di notevole intensità, ma la Terra non fu direttamente colpita. Esperti ritengono che, se l’evento fosse stato diretto verso la Terra, avrebbe potuto causare danni significativi ai sistemi di comunicazione, navigazione e alimentazione elettrica.

La Sfida dell’Autonomia Tecnologica: Riflessioni su un Futuro Postumanista e sulla fragilità umana

Fenomeni come le tempeste solari ricordano la meraviglia e la fragilità della nostra connessione con il cosmo. Gli apparecchi tecnologici su cui abbiamo basato la nostra esistenza potrebbero da un momento all’altro non funzionare più. Con un duplice esito.

Nel panico iniziale e nella confusione, emergerebbe una consapevolezza della dipendenza crescente dalla tecnologia, spesso acriticamente accolta nella nostra vita quotidiana. In discussione il concetto stesso di progresso, portando a interrogarsi sul significato e sulla sostenibilità di uno stile di vita caratterizzato da un costante avanzamento tecnologico. L’interruzione dei servizi pubblici e delle comodità moderne costringerebbe le persone a riscoprire abilità manuali e tradizionali, riportando l’attenzione a pratiche più radicate nella storia umana. La filosofia di vita cambierebbe da una ricerca incessante di comodità e efficienza a una necessità di sopravvivenza e adattamento. 

Il caos sociale che potrebbe insorgere metterebbe in luce la fragilità delle strutture sociali basate sulla tecnologia e la necessità di costruire nuovi modelli di organizzazione sociale più resilienti e sostenibili. Emergerebbe una riflessione filosofica sulla nostra connessione con la natura, la comunità e il significato della vita, mentre l’umanità si sforza di affrontare una realtà priva delle sicurezze offerte dalla modernità. 

In questo contesto, potrebbe emergere una nuova forma di umanità più consapevole, orientata verso un rapporto più equilibrato con la tecnologia, basato su una comprensione più profonda delle proprie radici e dei limiti dell’avanzamento tecnologico. La crisi potrebbe diventare un momento di riflessione filosofica collettiva, spingendo l’umanità a riconsiderare le proprie priorità e a cercare un significato più profondo nella semplicità e nell’interconnessione con la vita e con gli altri.

Carol e la fine del mondo (Carol & The End of the World)

La serie animata Netflix Carol e la fine del mondo (creata da Dan Guterman, noto per Community e Rick & Morty) prospetta un simile scenario. Un enigmatico corpo celeste sta per collidere con la Terra, minacciando di cancellare definitivamente la presenza umana. Gli scienziati stimano che restano solo sette mesi prima dell’impatto, dopo i quali solo polvere rimarrà. Di fronte all’apocalisse imminente, l’umanità decide di impiegare il tempo residuo in una corsa verso la libertà e la realizzazione individuale. Si dedicano a tutto ciò che avrebbero voluto fare nella vita: relazioni poliamorose, viaggi estremi, nudismo. 

Un fermento vitale che coinvolge tutti, tranne Carol, una tranquilla donna di quarant’anni che, paralizzata da insicurezza e confusione sul suo ruolo nel mondo, si avventura alla ricerca di sé stessa senza una guida definita. Quel sentimento di vuoto cosmico che attanaglia chi non ha particolari passioni. 

La vita di Carol prende una svolta inaspettata quando scopre l’esistenza di un ufficio che potrebbe cambiare il corso delle cose. Sil chiama The Distraction, uno studio contabile misteriosamente funzionante. Carol inizia a trovare gioia nelle semplici cose della vita quotidiana. Qui, Carol non solo lavora, ma inizia un viaggio di auto-scoperta, costruendo amicizie e diventando una forza ribelle per la gestione dell’ufficio.

Non c’è tempo per disperarsi, c’è tempo solo per essere felici. La serenità è da cercare qui e ora – come insegna anche il film. Non c’è una religione cui aggrapparsi.

La mostra in scena alla Triennale Giulia Mangione. The Fall, a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi – in scena fino al 18 febbraio 2024

Il rapporto tra uomo e religione ha invece un ruolo centrale nella ricerca fotografica di Giulia Mangione. La mostra in scena alla Triennale Giulia Mangione. The Fall, a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi, riunisce una serie di fotografie che guardano a miti e credenze attorno al tema dell’Apocalisse e alla fine del mondo. Il progetto riflette su come l’appartenenza a una comunità o a un culto religioso possa far sentire le persone più sicure e protette da ciò che temono possa accadere. Da La Palma nelle Isole Canarie, agli Stati Uniti e all’isola greca di Patmos, dove è stato scritto il Libro dell’Apocalisse, Giulia Mangione indaga come la società si prepara ad affrontare eventi potenzialmente catastrofici. Negli oltre 8mila chilometri percorsi negli Stati Uniti, Giulia Mangione è andata alla ricerca di survivalisti, preppers, membri di culti religiosi e persone che abitano nei bunker. Ogni visita è documentata da una serie di ritratti fotografici accompagnati da un racconto costruito con interviste, registrazioni sul campo, appunti di viaggio.

Matteo Mammoli

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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