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Scena tratta da La Meglio Gioventù 2023
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Vent’anni del film La Meglio Gioventù: Il racconto di un paese liquido e la rivoluzione della serialità italiana

La Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana: il film che ha anticipato una tendenza ora comune la proiezione di miniserie al cinema prima che in televisione

Vent’anni del film La Meglio Gioventù: il racconto di un paese liquido e la rivoluzione della serialità italiana

È passato un ventennio da quando La Meglio Gioventù, il film di Marco Tullio Giordana, ha fatto il suo debutto rivoluzionando il panorama della serialità italiana. Con una narrazione coinvolgente e una lunghezza fino ad allora mai sperimentata, il regista ha anticipato una tendenza ora comune: la proiezione di miniserie al cinema prima che in televisione.

Come La Meglio Gioventù ha cambiato la serialità italiana

Il film di Marco Tullio Giordana è un racconto articolato che si snoda in oltre trent’anni di storia italiana ed è stato un punto di svolta per la fiction e per il cinema nazionale in generale, che nei primi anni Duemila stava vivendo un periodo complesso. Inizialmente concepito come una miniserie per la tv, La Meglio Gioventù, ha osato sfidare le convenzioni trascendendo i limiti televisivi per approdare nelle sale cinematografiche. Questo passaggio ha non solo elevato il prestigio della serialità italiana, ma ha anche aperto la strada a produzioni future che hanno seguito l’esempio creando una nuova normalità nel panorama cinematografico.

Se la Rai in un primo momento non sembrava interessata alla distribuzione sui suoi canali, rimandando per mesi la messa in onda, è grazie al Festival di Cannes – dove ha vinto nella sezione Un Certain Regard con 8 minuti di applausi finali – che si deve il suo riconoscimento.  Da non sottovalutare anche la scelta di farlo uscire in prima battuta al cinema, in due parti della lunghezza di circa tre ore ciascuna, e solo in un secondo momento in tv. Ciò che oggi sembra la consuetudine, nel 2003 era una novità. 

Prima de La Meglio Gioventù, era impensabile proiettare una serie televisiva al cinema, ma il regista ha avuto il coraggio di sperimentare e  ha permesso al pubblico di vivere la complessità dei personaggi e della trama, creando un’esperienza cinematografica immersiva che ha contribuito a infrangere i confini tra i due mezzi espressivi. Film come Esterno Notte (Bellocchio, 2023) o La Mafia uccide solo d’estate (Pif, 2013) hanno seguito le orme tracciate da La Meglio Gioventù, dimostrando come il pubblico fosse pronto ad abbracciare questa nuova forma di fruizione narrativa.

La Meglio Gioventù è un ritratto della storia d’Italia attraverso gli occhi dei protagonisti

Ma La Meglio Gioventù è molto più di un esperimento sulla serialità. È un viaggio nel cuore pulsante dell’Italia, un affresco che si snoda attraverso gli eventi più significativi del paese.Con uno sfondo che attraversa quasi quarant’anni di storia italiana, dal 1966 al 2003, il film intreccia abilmente la storia del paese con quella di due fratelli, Matteo e Nicola Carati, interpretati da Alessio Boni e Luigi Lo Cascio. Attraverso i loro occhi e il loro vissuto, il pubblico assiste alle tensioni sociali e politiche degli anni di piombo, alla lotta per i diritti civili, alla nascita dei movimenti studenteschi e della controcultura e, soprattutto, alle sfide che una generazione si trova ad affrontare per trovare la propria identità. 

Seguendo i due protagonisti dalla giovinezza alla maturità, in un percorso di crescita segnato dalle tensioni e dai conflitti del tempo, il film rende tangibile la storia agli spettatori in modo analogo a quanto fatto precedentemente da Bernardo Bertolucci con Novecento di cui il regista riprende anche lo stile letterario oltre che cinematografico, del racconto. Matteo e Nicola offrono due visioni contrapposte della vita e accompagnano il pubblico verso un’esplorazione stimolante del rapporto tra generazioni, della cultura e della società di un paese che oggi ci sembra distante ma con il quale siamo legati a doppio filo. Le due personalità dei protagonisti sono anche e soprattutto due modi di vedere e di affrontare gli eventi che, in un modo o nell’altro, hanno toccato i nervi esposti di un paese intero. 

Dall’Italia degli anni ‘60, di quella generazione fatta di ideali, sogni e voglia di cambiamento, all’Italia degli anni ’80 che ha visto il tradimento di quegli stessi ideali, corrotti da un sistema in cui dilagano corruzione e volgarità. 

La Meglio Gioventù, cast: i protagonisti Matteo e Nicola Carati interpretati da Luigi Lo cascio e Alessio Boni

A essere fondamentale nel racconto è la profonda unione dei due fratelli Carati e la loro visione del mondo sempre agli antipodi. Man mano che il racconto si sviluppa, Matteo e Nicola attraversano momenti di rottura e riconciliazione, di separazione e ritrovo, come i veri protagonisti di un romanzo generazionale. La storia delle loro vite è intrecciata con quella di amici, amanti e parenti, creando un affresco umano di grande profondità emotiva.

Da un lato Nicola Carati (Luigi Lo Cascio) è un ragazzo che vuole sfidare la sua famiglia e la sua classe sociale senza però stravolgerne gli equilibri interni. La sua generosità lo spinge a cercare di sconfiggere la chiusura morale di un intero paese: combatte le ingiustizie nel suo piccolo e sempre in prima linea, mantenendo una forte consapevolezza del suo essere e dei suoi obiettivi. D’altro canto Matteo (Alessio Boni) vuole rispettare la tradizione e i valori della sua famiglia, è il lato oscuro della medaglia, lo yin che non può vivere senza il suo yang ma che con esso si scontra. Nasconde la sua fragilità dietro una corazza rigida e impenetrabile, la sua è un’esposizione spesso indifesa alla vita; il suo desiderio di chiarezza e trasparenza riguarda tutte le cose e in special modo le dinamiche della vita, ma è irrealizzabile e lo porterà, infine, all’autodistruzione. Matteo è inadatto alla vita, di cui non accetta le imperfezioni, le sfumature. 

La Meglio Gioventù tra generazioni a confronto e conquiste femminili – Jasmine Trinca interpreta Giorgia

L’incontro con Giorgia (Jasmine Trinca), una ragazza affetta da problemi psichici, è la molla che dà inizio alla storia vera e propria delineando quei caratteri che verranno poi approfonditi lungo tutto l’arco del racconto.

Nicola diventa allora uno psichiatra di impronta basagliana e accetta la casualità di un mondo liquido in continua trasformazione, impara dalle proprie esperienze – la sfera personale è segnata dal matrimonio con la brigatista Giulia (Sonia Bergamasco) – e vive nelle cose. Il suo essere idealista non lo porta mai a evadere dalla realtà, al contrario è ben piantato in essa e cerca di cambiare il sistema dall’interno. 

All’opposto, Matteo sceglie la carriera militare le cui regole rigide saranno per lui una guida sicura e, allo stesso tempo, un lento scivolare verso l’autodistruzione. La sua è una sofferenza causata da troppa empatia nei confronti di un mondo che non riesce a vedere nella sua bellezza, oppresso com’è da un turbamento che non sembra guaribile. Unico sprazzo di libertà da sé stesso sarà l’incontro con Mirella (Maya Sansa): il suo spacciarsi per Nicola è forse uno dei momenti più significativi di tutto il film. 

La Meglio Gioventù è un racconto generazionale, dall’impronta romanzesca prima ancora che cinematografica

Un racconto di formazione che attraversa i decenni per parlare dei cambiamenti profondi che dalla giovinezza portano alla maturità: i sogni e le speranze dei personaggi principali sembrano infrangersi contro il muro della realtà, fatta di perdite e dolori, per poi ritrovarsi nelle generazioni future. Il titolo del film, è preso dalla raccolta di poesie del 1954 di Pier Paolo Pasolini: cosa si intende per “meglio gioventù”? I giovani di ogni generazione sono da sempre visti con un’accezione prima negativa, come privi di ideali o al contrario troppo idealisti per essere calati nella realtà. Marco Tullio Giordana cerca di infrangere questo pregiudizio, radicato nella società, attraverso una narrazione circolare che mostra come, in fondo, sia proprio la maturità a mettere da parte i sogni di chi a suo modo ha provato a cambiare le cose. 

Il finale del film è un inno alla speranza, un modo per infondere fiducia ai nuovi giovani senza tarpare loro le ali: sarà proprio l’esperienza di chi li ha preceduti a far sì che essi possano dare il loro personalissimo apporto a un mondo complesso. In La Meglio Gioventù questo ruolo è affidato ad Andrea (Riccardo Scamarcio), il figlio mai conosciuto di Matteo, che tornerà sui passi di suo zio Nicola per vivere il viaggio in Norvegia mai realizzato dai due fratelli. È proprio con il suo personaggio che si chiude il cerchio narrativo: la voglia di libertà con cui il film inizia e che si trasforma in nostalgia nella parte centrale (e quindi nella vita adulta dei protagonisti) torna a esistere in una forma nuova grazie a una nuova generazione di giovani.

Oggi si può ancora parlare di ‘meglio gioventù’?

Come i protagonisti del film, i giovani di oggi sono immersi in un paese in continua evoluzione di cui non ne capiscono le dinamiche e cercano di cambiarle, ognuno a suo modo. La ‘meglio gioventù’ vent’anni dopo è una generazione che si trova di fronte a sfide e opportunità in un mondo interconnesso e tecnologicamente avanzato. La complessità delle questioni sociali, politiche ed economiche costringe a confrontarsi con un contesto globale in cui le barriere culturali e geografiche si dissolvono. Cambiamento climatico, disuguaglianze sociali, crisi economica, pandemia: questa generazione si trova di fronte a una crescente incertezza sul futuro ma è al contempo animata dalla voglia di cambiamento e dalla consapevolezza dell’urgenza di agire.

I giovani di oggi, forse più dei giovani di ‘ieri’, non si lasciano abbindolare dall’idealismo nudo e crudo puntando a una versione più concreta ma, ugualmente, rifuggono la rigidità di sistemi di regole e imposizioni pensati e creati dalle generazioni precedenti che trovano sempre più difficoltà di applicazione in un mondo così veloce e fluido. In questo senso il film di Marco Tullio Giordana continua a essere rilevante proprio per il suo intrecciare temi universali e storie personali, ma soprattutto per ricordarci di tenere viva la passione per il cambiamento e gli ideali di giustizia e uguaglianza, insegnandoci a essere consapevoli del ruolo attivo che abbiamo nel plasmare il futuro. 

Giorgia Sdei

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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