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Il fenomeno dell’erosione in Versilia
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Il litorale in Apuo-Versilia arretra: le conseguenze e il futuro di un sistema artificializzato

Tra colpe, grandi opere artificiali e possibili soluzioni, la certezza è che uno dei litorali del Mediterraneo rischia di scomparire, non così lentamente come si possa pensare. A riaccendere il dibattito il caso del porto di Carrara

La costa del litorale apuo-versiliese indietreggia verso le montagne. Se le spiagge sono a rischio, lo sono anche le identità dei luoghi 

La spiaggia compresa tra Marina di Carrara, Ronchi, Poveromo e Forte dei Marmi arretra. Il mare fagocita il litorale e l’argomento dell’erosione costiera è oggetto di riflessione da decenni. Tra colpe, grandi opere artificiali e possibili soluzioni, la certezza è che uno dei litorali del Mediterraneo rischia di scomparire, non così lentamente come si possa pensare. A riaccendere il dibattito sul tema, il caso del porto di Carrara, che lo scorso 30 ottobre ha presentato al Ministero dell’Ambiente un progetto di espansione da 478,5 milioni di euro. A partire da quel giorno, si è aperta in via ufficiale la procedura di consultazione pubblica: chiunque, entro quarantacinque giorni (14 dicembre), potrà inviare osservazioni rispetto al progetto.

La costa versiliese è depositaria di senso: storico, intellettuale, artistico, borghese. Quella battigia su cui Pasolini camminava nel giungo 1959 mentre era alle prese con la stesura di La lunga strada di sabbia (Guanda, 2017) si sta sempre più restringendo. Qui si imbatte in Gianni Agnelli e in una Contessa Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata calda, massaggiata, tenera come una pesca. Pasolini annota, «la sabbia [di Forte dei Marmi] è liscia, sembra il pavimento di una sala da ballo. Dalla fila dei capanni – accuratamente verniciati, sotto festoni di trionfali bandierine – fino al frangente, sono piantate le tende: con eleganza quasi giapponese i quattro pali reggono la tela di color opaco e sotto si stendono, in delizioso disordine, sdraie, panchetti, coperte dai colori degni di Matisse». Sono passati più di sessant’anni. L’incanto resta lo stesso, ma la spiaggia in Apuo-Versilia arretra.

Lampoon sul tema dell’erosione costiera in Apuo-Versilia con un’intervista a quattro voci

Lampoon ha approfondito il tema dell’erosione costiera e il possibile ampliamento del Porto di Carrara conversando con il Sindaco di Forte dei Marmi, dr. Bruno Murzi, il prof. Mauro Rosi, vulcanologo ed esperto in materia, Mario Sommariva – Presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, porti di La Spezia e Marina di Carrara – e Davide Benedetti,  Amministratore delegato e Presidente di Decomar S.p.A. Un’intervista a quattro voci per delineare l’attuale stato dell’arte e possibili soluzioni ecocompatibili.

Lo stato attuale del fenomeno erosivo in Apuo-Versilia. Le conseguenze dell’artificializzazione del sistema costiero, interviene il prof. Mauro Rosi

«La costa continua a soffrire il problema dell’erosione perché ha un equilibrio dinamico. Ciascun arenile resterà immutato o cambierà nel corso del tempo a seconda degli apporti sabbiosi che giungono da una certa direzione. In natura, ciò avverrebbe attraverso i fiumi che sfociano in mare e con quest’ultimo che, a sua volta, ripartisce le quantità di sabbia lungo la costa. La Versilia ne riceveva in quantità dal Fiume Magra e spostava periodicamente la linea di battigia verso il mare. Ciò avveniva prima che esistesse il Porto di Carrara. Quest’ultimo rappresenta un blocco per il defluire della sabbia che si è arenata sul lato nord della struttura. Così si è alterato l’equilibrio».

«Se abbiamo artificializzato il sistema costiero e abbiamo creato stabilimenti balneari con cabine a una certa distanza del bagnasciuga che segnano un ‘limite’ ideale, la costa subisce un’alterazione non stabilizzante. Se si prende atto che è la presenza dell’uomo a essere la causa del fenomeno erosivo e si registra che ancora i fiumi producono ingenti quantità di sabbia, non ci resta che coadiuvare la natura a ridistribuirsi».

Erosione costiera in Apuo-Versilia: intervista al Sindaco di Forte dei Marmi, dr. Bruno Murzi

L’erosione costiera si sta sempre più amplificando in Italia e interessa da tempo anche l’area della Toscana nord-occidentale. Quale la posizione e le iniziative del Comune di Forte dei Marmi rispetto a questo fenomeno?

«Forte dei Marmi ha avuto un ruolo attivo rispetto al contenimento dell’erosione costiera, assumendosi da anni, tra i comuni del litorale apuo-versiliese, il carico e la responsabilità di studiare la problematica e proporre soluzioni adeguate. Oltre l’organizzazione di convegni scientifici trattanti il tema dell’erosione, il Comune di Forte dei Marmi si è fatto carico del ricorso al TAR avverso al porto di Marina di Carrara per avere maggiori informazioni circa il progetto di espansione dello stesso. Non può essere dimenticato che a oggi il Porto risulta essere riconosciuto come una delle cause scatenanti del fenomeno erosivo».

Verso la firma di un Protocollo d’intesa contro il fenomeno dell’erosione costiera

Esistono forme di collaborazione virtuose o un coordinamento efficace con le amministrazioni limitrofe e la Regione Toscana per fronteggiare il problema?

«Il Comune di Forte dei Marmi si era attivato da tempo per fronteggiare il problema favorendo la formazione di un consorzio che coinvolgesse la Regione Toscana, i Comuni della costa – Massa, Carrara, Pietrasanta, Forte dei Marmi, Montignoso – l’Autorità Portuale del Mar Ligure Orientale e la Camera di Commercio Toscana nord ovest, con l’obiettivo di impegnare le parti a svolgere un’attività di manutenzione e ripascimento programmato delle zone interessate dal fenomeno dell’erosione costiera. Per fare questo, il Comune di Forte dei Marmi ha dato incarico al prof. Mauro Rosi affinché realizzasse un protocollo di intesa, con obiettivo quello del mantenimento dell’equilibrio del sistema costiero. Si tratta di un progetto rivoluzionario nella tutela delle spiagge». 

Aggiunge il prof. Rosi «il protocollo verrà ratificato prossimamente. Auspico che questo organismo operi bene e che possa diventare un modello d’azione per altri luoghi soggetti a erosione costiera, coinvolgendo anche le Università toscane e il Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale (Consorzio LaMMA). Lo spostamento di masse di sabbia previsto opererà congruamente con l’ambiente, non recando ulteriore danno, e si monitoreranno anche le profondità dei fondali».

Il convegno internazionale organizzato nel 2001 dal prof. Rosi sul tema dell’erosione costiera a Forte dei Marmi

Ventidue anni fa ebbero inizio una serie di incontri focalizzati sullo studio del processo erosivo in Apuo-Versilia. Ciò che al tempo venne evidenziato, oggi appare un’ovvietà: il problema dell’erosione è reale e persistente. Ma quali progressi sono stati realmente raggiunti? Continua il professore, «a partire dal settembre 2001, mi sono dedicato a organizzare dei convegni internazionali finalizzati a fare il punto sulle problematiche erosive che caratterizzano tutt’oggi la nostra costa. Chiesi l’aiuto di esperti provenienti anche dal mondo accademico. L’ottica è stata quella di promuovere soluzioni che non compromettessero la qualità del sistema costiero ma utilizzassero le risorse naturali già presenti, ovvero le grandi quantità di sabbia. Gli esiti del primo incontro, che si tenne a Forte dei Marmi, fecero emergere come fosse preferibile procedere facendo manutenzione piuttosto che installare scogliere. Dopo vent’anni sembra finalmente che ci accingiamo a percorre la strada che si delineò a suo tempo. Gli esperti, dopo aver visitato il territorio, individuarono nella risorsa sabbiosa la soluzione e avanzarono la necessità di una cooperazione virtuosa tra tutti i soggetti che operano all’interno del sistema costiero: autorità portuali, realtà balneari e alberghiere, amministrazioni locali e così via. Anche al fine di garantire la sussistenza di un’economia turistica di rilievo, è richiesta unità».

Attraverso la ratifica del protocollo d’intesa si mira a garantire periodiche attività di manutenzione e rinascimento dei fondali sabbiosi

Secondo il dr. Bruno Murzi, «con questo progetto che intende essere integrativo e complementare alle iniziative, su scala più ampia, della Regione, le parti coinvolte non faranno altro che riportare la sabbia in eccesso che si accumula a sud di Forte dei Marmi ed in vicinanza del Porto di Carrara, nelle zone che hanno forti deficit di sabbia, come Marina di Massa, Ronchi e Poveromo, ricostituendo un flusso naturale di sabbie, da nord verso sud, che possa mantenere in equilibrio tutto il sistema costiero senza rischi ambientali di sorta. Si tratta di una forma di manutenzione della spiaggia che aiuterà anche il ripascimento di zone limitrofe grazie allo scorrere dei flussi di corrente marina che trasferiscono attivamente i sedimenti sabbiosi. L’erosione non è solo dovuta alle mareggiate ma soprattutto al mancato scorrimento costiero dei sedimenti sabbiosi; i porti rappresentano un ostacolo a questo naturale flusso e accumulo della sabbia».

Erosione costiera e governo Meloni: c’è attenzione da parte dell’attuale governo?

Secondo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), negli ultimi cinquanta anni i metri quadrati di spiaggia erosa in Toscana ammontano a circa quattro milioni. La questione sembra avere una portata di interesse nazionale. Pensa che il governo attuale stia fornendo strumenti congeniali per fronteggiare l’erosione costiera in tempistiche coerenti con l’avanzare del fenomeno?

Risponde il Sindaco di Forte dei Marmi, «il 60% delle coste italiane è purtroppo già in forte erosione e le mutuate condizioni climatiche, che portano a sempre più frequenti e intensi eventi di mareggiate, mostrano la fragilità delle nostre spiagge. L’erosione costiera non può essere trattata nell’emergenza con interventi straordinari e neppure gestita solo dai Comuni e Regioni, ma deve essere inserita tra le priorità dell’agenda di governo; bisogna prevedere piani di manutenzione della costa ordinari che, annualmente o ogni due anni, vengano fatti a rotazione lungo tutta la fascia costiera della penisola. Bisogna che il Governo si impegni ad un progetto complessivo di ristrutturazione dei porti e della difesa delle coste esistenti. Se è vero che il porto rappresenta economia, per noi il turismo è economicamente vitale».

Erosione costiera e attività balenati milionarie in Versilia: un rischio per l’economia turistico-balneare

L’economia turistica apuo-versiliese vale circa tre miliardi di euro e conta quasi centomila addetti. Oltre al danno ambientale, in un luogo turistico come Forte dei Marmi, quali sono i maggiori disagi dovuti all’erosione costiera per le attività balenerai e non?

«Il mare pulito e la qualità delle spiagge sono i fattori che incidono sulle destinazioni scelte per il soggiorno balneare. Sebbene la nostra spiaggia non sia stata finora pesantemente coinvolta dall’erosione, segnali di disequilibrio si sono manifestati da alcuni anni nel degrado della battigia a Vittoria Apuana (maggiore ripidità della stessa e comparsa di ghiaia) e in una sostanziale differenza di ampiezza delle spiagge dei nostri lidi settentrionali rispetto a quelli meridionali. La mitigazione dell’erosione costiera deve essere comunque l’obiettivo principale da perseguire, perché bisogna considerare la costa come un unico sistema da tutelare, la cui economia principale economia e un indotto è legata al turismo balneare. E lo dico anche come presidente dell’Ambito Turistico Versiliese, serve una visione d’insieme che includa ogni singola realtà territoriale, da Viareggio alla marina apuana. L’effetto domino che il fenomeno dell’erosione mette in moto con l’immediata riduzione della spiaggia e di un minor numero di posti ombra, porterà in un futuro più prossimo di quello che possiamo immaginarci, a conseguenze su tutto l’indotto turistico, con forti ripercussioni sulle varie attività ricettive che caratterizzano la nostra economia turistico-balneare».

Porto di Marina di Carrara: il Rapporto ambientale del nuovo Piano regolatore è sul tavolo del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Forte dei Marmi chiede rassicurazioni a Ministero e Regione. 

A sud del Porto di Marina di Carrara c’è una forte erosione. Quale il suo pensiero rispetto all’attuale progetto di ampliamento del porto, riconosciuto dagli esperti come causa primaria del fenomeno erosivo? Il progetto di ampliamento del 2001 fu bocciato dal Ministero dell’ambiente e da pochi giorni, sempre in materia ambientale, è stato presentato il nuovo Piano regolatore del porto al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. A partire dal 30 ottobre si è aperta in via ufficiale la procedura di consultazione pubblica: chiunque, entro quarantacinque giorni, può inviare osservazioni rispetto al progetto.

«Il Comune di Forte dei Marmi non intende fare guerra aprioristicamente al progetto di ampliamento del porto, ma chiediamo che gli Enti preposti diano rassicurazioni sul fatto che tale progetto non sarà causa di ulteriore fenomeno di erosione sulla costa. Siamo preoccupati; Ministero e Regione devono garantire la salvaguardia del litorale e soprattutto fornirci elementi per tranquillizzare la popolazione. Se non sono in grado di rassicurarci per mancanza di dati o perché i dati dimostrano il contrario, forse sarebbe il caso di soprassedere su progetti di ampliamento che prevedono posa a mare di strutture ed ostacoli».

Lampoon intervista Mario Sommariva, Presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, porti di La Spezia e Marina di Carrara

Un porto qui c’è sempre stato. Le origini risalgono al Portus lunae, dove venivano imbarcati i marmi bianchi apuani destinati a Roma e alle città dell’impero tramite navi chiamate naves lapidariae. Dal 1954 ha preso l’assetto di come lo conosciamo oggi; l’ultimo piano regolatore approvato è del 1981. Il porto di Marina di Carrara è conclamato come primo scalo mondiale di movimentazione di prodotti lapidei, altresì come principale concausa dell’erosone costiera. In termini di impiego, a seguito di un’analisi comparativa, risulta che il nuovo progetto di ampliamento porterebbe ad un impiego di massimo 200 persone, un numero esiguo rispetto ai 100.000 che lavorano sulle spiagge versiliesi a rischio.

Il Presidente Sommariva chiarisce: «il tema dell’erosione non ci trova né indifferenti né insensibili. Lo dimostra la nostra adesione al nuovo protocollo d’intesa. L’erosione pone dei grossi limiti all’attività del turismo balneare che ricopre nella Riviera Apuana. Non condividiamo una lettura di questo fenomeno che veda il porto come l’unico fattore responsabile. Abbiamo studiato e analizzato a lungo il processo erosivo e le cause sono anche naturali, vedendo molte coste coinvolte in tutta Italia. Dal fiume Magra furono prelevati tra il 1957 e il 1975 venticinque milioni di metri cubi sabbiosi che sono più stati apportati al rinascimento delle spiagge. Oggi il porto di Marina di Carrara genera un impatto economico che sfiora i 900 milioni di euro annui, con oltre tremila lavoratori. Garantisce anche la continuità territoriale con la Sardegna. Si tratta di un porto vivo che ha triplicato i traffici negli ultimi due anni. Le due economie, balenare e portuale, debbono sostenersi tra loro. Il protocollo d’intesa lo testimonia e vuole attivare un processo sostenibile per cui sabbie pulite vengono desistete là dove sono più necessarie».

Il dr. Sommariva delinea le caratteristiche del nuovo piano regolatore del porto di Carrara

Se il Porto di Marina di Carrara vuol mettersi a servizio delle spiagge, allora un suo ampliamento potrebbe essere congeniale nel trovare una soluzione: rinnovarlo comporterebbe anche la pulizia delle sabbie sott’acqua, dividendole dagli idrocarburi delle navi, per poi vederle ridistribuite da delle turbine. Ma sarebbe fattibile? È certo che spostare la sabbia via terra non sia un procedimento adottabile. Ci si domanda dunque se un intervento del genere venga conclamato nella parte del progetto di rigenerazione del porto.

Prosegue il Presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, porti di La Spezia e Marina di Carrara, «Si tratta di un piano di riorganizzazione e ridimensionamento. Vogliamo restituire alla città di Carrara centoventimila metri quadri: questa area portuale diventerà di uso urbano. È un piano che rispetta anche il confine con la sponda destra del fiume Carrione. Gli studi di morfodinamica che abbiamo condotto rivelano l’assenza di rischi rispetto al movimento dei sedimenti e ai conseguenti necessari ripascimenti. Il porto si mette a servizio del benessere delle spiagge. Il progetto sarà sottoposto a Valutazione ambientale strategica e già una prima fase d’esame molto dettagliata, iniziata nel 2022, è stata terminata. Abbiamo registrato e recepito le prescrizioni emerse che sono state inserite nell’allegato al piano regolare che certamente differisce da quello del 2001. Saranno valutate le osservazioni provenienti dal dibattito pubblico e, qualora fondate, saranno recepite».

L’ampliamento del porto di Carrara e il pericolo di una polemica sterile

Secondo il prof. Rosi, «creare porti su coste sabbiose comporta problematiche notevoli; ne sa qualcosa il vicino Porto di Viareggio che ha un’imboccatura costantemente saturata dall’insabbiamento proveniente da sud. I porti alterano l’equilibrio costiero certo, ma l’ampliamento futuro di quello di Carrara non altererà la situazione attuale. L’idea collettiva che questo porto abbia sia l’unica causa dell’erosione in atto è un’ingenuità. Questa realtà è ormai presente da tempo e non può essere smantellata. Anzi, il porto ha gli strumenti e le capacità per operare gli spostamenti di sabbia al fine di manette in equilibrio il sistema costiero, che ha soprattutto necessità di un organo competente che se ne prenda cura. Tenere accesa la fiaccola della polemica è sterile e rappresenta un pericolo. L’avanzare del fenomeno erosivo procederà con o senza l’ampliamento del Porto di Carrara».

Soluzioni ecocompatibili per contrastare il fenomeno dell’erosione costiera: l’ecodragaggio. Lampoon in conversazione con Davide Benedetti, Amministratore delegato e Presidente di Decomar S.p.A.

Se la soluzione condivisa sembra risiedere nello spostamento di masse sabbiose – pulite – attraverso metodi ecocompatibili, ovvero privi di un impatto negativo sull’ambiente e sull’ecosistema circostante, risulta proficuo approfondire le modalità e le tecnologie a disposizione che potranno coadiuvare il processo di economia circolare suggerito dagli esperti, ovvero il ripascimento. Rispetto al dragaggio tradizionale, l’ecodragaggio è un sistema in circuito chiuso che consente l’asportazione selettiva di sedimenti senza contatto con il fondale, mantenendo un campo di depressione nell’intorno del punto di scavo al fine di evitare le fuoriuscite di materiale e il conseguente fenomeno di risospensione dei sedimenti. L’ecodragaggio quindi sembra non tanto “spostare” il problema ma risolverlo, garantendo il trattamento e il recupero dei materiali estratti fino all’85%.

Interviene Davide Benedetti, Amministratore delegato e Presidente di Decomar S.p.A.

Davide Benedetti, Amministratore delegato e Presidente di Decomar S.p.A., azienda specializzata in ecodragaggio dal 2010 la cui tecnologia è stata validata dal Ministero dell’Ambiente: «il dragaggio è un’operazione che sottintende la movimentazione dei sedimenti sotto lo specchio acqueo. Il primo a sperimentarla fu Leonardo da Vinci e da allora il processo è rimasto perlopiù immutato, facendo certo uso di pompe aspiranti refluenti più all’avanguardia. Il problema insito in questa attività è il differenziare i materiali recuperate. Se il porto è un ormeggio in sicurezza delle navi, per esprimere la sua potenzialità deve difendersi dal moto ondoso. Quando viene interrotto quest’ultimo, l’energia idrodinamica si blocca e il sedimento precipita. Questo è ciò che avviene quando si parla di insabbiamento. Il porto se ne deve liberare e nel mentre altera l’equilibrio costiero.

I sedimenti portuali sono contaminati di idrocarburi o residui di metalli pesanti. Invece di portarli alle discariche, si può adottare la soluzione dell’ecodragaggio con cui i materiali vengono differenziati immediatamente. Così il porto da “alleato” dell’erosione costiera diventa il primo fautore di una politica virtuosa di ripascimento costiero. L’ecodragaggio può concorrere anche la qualità dell’acqua che bagna le nostre spiagge. Se in mare non ci vediamo più i piedi è perché ci sono finissimi solidi sospesi che creano opacità e ne alimentano la torbidità. L’ecodragaggio restituisce alla natura il sedimento sano e cristallino».

Federico Jonathan Cusin

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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