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Lost, tra i bambù del labirinto della Masone
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Lost Music Festival 2024 – 72 ore di sperimentazione artistica

Le campagne della Bassa Parmense tornano a essere il centro del palinsesto estivo di Lost – la line-up del festival nell’intervista al direttore artistico Luca Giudici

Lost Music Festival, dal 5 al 7 luglio 2024 la terza edizione

Il 10 settembre 2020 Franco Maria Ricci chiudeva gli occhi per l’ultima volta. Se fosse rimasto vivo ancora un po’ avrebbe visto il suo Labirinto della Masone – più di 200 mila bambù a Fontanellato, nelle campagne di Parma, il più grande del mondo – prendere vita in una forma che ancora non conosceva. Quell’anno si gettavano le basi per il Lost Music Festival. Nell’estate 2022, ritardato causa Covid, la prima edizione: la musica elettronica sperimentale si impossessava del Labirinto. Sette ettari di parco, chilometri e chilometri dove perdersi e ritrovarsi seguendo percorsi sonori. Quest’anno il Festival torna dal 5 al 7 luglio. Festeggia il suo terzo compleanno, riportando la Bassa Parmense a essere per tre giorni laboratorio e centro di sperimentazione artistica.

Intervista a Luca Giudici, direttore artistico di Lost Music Festival

Ultima creatura di un sognatore ad occhi aperti, il Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci – grafico, editore, collezionista – è stato inaugurato nel 2015. Non era nuovo a esperienze musicali, ma non aveva mai aperto le sue porte al popolo dei festival. La spinta è arrivata da dentro: Mattia Amarù, del team che tutti i giorni continua a far vivere il Labirinto, è ideatore e project manager di Lost. La direzione artistica è di Luca Giudici. Parmense, come Franco Maria Ricci, è già confondatore – insieme a Virginia Ricci – della club night Spiritual Sauna, con base a Milano.

Il nome Lost è un invito a perdersi nello spazio e nel tempo dilatato dal Festival e dal Labirinto in sé. Ma suggerisce anche subito che si tratta di musica: è l’acronimo di Labyrinth Original Soundtrack. Non esisterebbe Lost senza Labirinto: «È parte integrante del racconto che sto portando all’interno del Festival, sia a livello visivo che musicale», dice Giudici. Il dedalo di Fontanellato è dolce, ha perimetro a forma di stella e al centro una piramide. È «il luogo perfetto in cui sperimentare, perché questo è ciò che Franco Maria Ricci ha sempre fatto con FMR – la sua rivista-libro, ndr – spingendo il processo di ricerca sempre verso l’ignoto, la fascinazione per l’ignoto e per mondi distanti». Giudici riprende le parole di Ricci: «Tutto ciò che sta ai margini della norma – è una delle frasi che disse durante un’intervista. Ancora oggi la vedo come rappresentativa di ciò che stiamo portando all’interno del Labirinto. Un luogo dove la concezione di tempo viene a mancare. La sensazione di smarrimento e mancanza di punti di riferimento accentua i sensi, portando il pubblico a un’esperienza collettiva ma allo stesso tempo intima. È la situazione perfetta dove scoprire nuove forme di ascolto e di collettività».

Lost – da Labyrinth Original Soundtrack al Lost Music Festival

Nella sua breve vita Lost una collettività se l’è costruita in fretta, raccogliendo in poco tempo una comunità di affezionati e colmando un buco nella proposta artistica italiana. Tutto è nato come singole serate in quanto Labyrinth Original Soundtrack. Poi si è esteso: «Perché non fare tre giorni interi? Perché non fare sia il giorno che la notte? Perché non fare anche un campeggio?». Lì è nato il Festival, che evolve coesistendo con il Labirinto.

«Pian piano abbiamo capito come approcciarci ai suoi spazi. Quello che era nato come un ‘perdersi’ seguendo percorsi musicali adesso è accompagnato da una struttura più ampia. Si alternano momenti dilatati musicalmente che portano verso determinati stage ad altri più nervosi che dirigono altrove. Per arrivare a poi a parti musicali all’interno del Labirinto. L’anno scorso lo abbiamo fatto a fine serata, alle 5 del mattino, senza luci: dava un senso di spaesamento». Lost esplora anche le zone laterali al dedalo di bambù in sé, dal museo con la collezione di Franco Maria Ricci alla natura che lo circonda. Anche quest’anno, dice Giudici, c’è «l’intenzione è andare oltre gli stage all’interno del dedalo», insieme a quella di «aggiungere dei livelli visivi con un percorso di luci nel Labirinto, che finora è rimasto abbastanza spoglio, anche per ottimizzare i tempi e l’esperienza tra i palchi».

Lost Music Festival 2024 – Lineup e première italiane

La proposta musicale di Lost è tra le più lontane dal mainstream elettronico nella scena italiana. Dodici gli artisti già confermati per il 2024, di cui cinque première. Trovare un genere che li definisca e metta insieme è impossibile. Non lo è nemmeno la tag avant-pop, presa in prestito da C2C, con cui qualche media di settore ha semplificato la proposta di LOST. L’unica parola adatta è sperimentazione: «Mi sento di poter dire che il festival è privo di etichette. La lineup è multiforme ed eterogenea. Non ha act che possano essere sempre associati tra di loro. È più un’associazione con il Labirinto», spiega Giudici.

Così, si va dal duo canadese Pelada, con la sua house in declinazione aggressiva, alla dj marocchina Ojoo e ai suoi set caleidoscopici di suoni cuciti tra dancehall tradizionale e variazioni che si sporcano fino al grime. Dalla Londra di ascendenza afro arrivano l’inafferrabile figura di Florence Sinclair e Klein. Poi Joanne Robertson, James K, Perila, Dali Muru & The Polyphonic Swarm. E ancora, 33 aka Billy Butthell + Alex Iezzi – che anni fa debuttarono al compianto Saturnalia Festival di Macao a Milano – e Ziúr con il progetto EYEROLL insieme a Elvin Brandhi & Sander Houtkruijer. Torna, per la terza volta, Gabber Eleganza.

Gabber Eleganza a Lost Music Festival 2024

«Gabber Eleganza – dice Giudici – è stato uno degli act più percepiti sia del primo che del secondo anno. Quest’anno è al Labirinto per un totale takeover del palco dj. Sarà un set esteso dove avrà la libertà di spaziare in toto all’interno dello slot orario. È arrivata anche da lui la proposta di fare una partnership continuativa. Essendosi sempre trovato libero dentro i parametri di Lost voleva sperimentare qualcosa del genere e così abbiamo deciso di lasciargli un suo totale excursus».

Gli scorsi due anni i set di Gabber Eleganza hanno rappresentato una sorta di chiusura del Festival, anche se in realtà non lo erano: ha sempre suonato il sabato sera, poi si continuava la domenica. Giudici: «È un po’ un momento celebrativo, quello del tirare tardi la notte. Spesso i dj nei festival hanno un’ora o poco più, un tempo inutile per esprimersi. È stata anche una mia presa di posizione dare a una persona con cui stiamo collaborando e di cui abbiamo grossa stima artistica uno slot in cui possa fare tutto quello che vuole, andando contro il discorso per cui in cartellone è meglio avere tanti nomi piuttosto che uno che copre più slot».

Live performance e dj set

A parte «qualche momento di sovrapposizione nella proposta notturna all’interno del Labirinto», anche quest’anno a Lost non ci sarà un headliner e ogni act avrà il suo spazio: «Il concept è tenere alta l’attenzione su ognuno di loro, senza creare una dispersione che porta a distrarsi e che non prevede l’ascolto intero di un set».

Confermata anche la prevalenza della performance live piuttosto che i dj set, formula che secondo Giudici sposa bene l’atmosfera del luogo: «Penso che riescano a essere contestualizzate nel Labirinto in una maniera diversa. Si crea un’interazione forte tra quella che è un luogo inusuale e la libertà che il performer può avere dentro quello spazio». Seguendo la tradizione avviata con le passate edizioni, le esibizioni saranno sempre «disseminate su quello che vuole essere un percorso orario all’interno del Labirinto, per scandire il tempo dove il tempo non c’è. Daranno loro il riferimento. Mattina dilatata, pausa, momento nervoso, di nuovo dilatazione, poi si riparte». Performance ritmate, come sarà quella di Pelada, si alterneranno quindi a capitoli «più ambient, come quelli di James K, Joanne Robertson con la chitarra, Perila».

Lost – community italiana e pubblico estero

Organizzare un festival in Italia non è mai semplice. «Non è sempre chiaro ai non addetti ai lavori che ci muoviamo costantemente all’interno di un labirinto fatto di burocrazia infinita che detta i confini. Bisogna farcela da soli, i supporti sono pochi. Senza una realtà come il Labirinto della Masone e tutto il team che ne fa parte sarebbe impensabile riuscire in quello che stiamo facendo», ricorda Giudici. Lavorare a un Festival come Lost nello specifico è poi anche un po’ più difficile. Lo è per via del «bacino di utenza italiano», non sempre attentissimo a iniziative «che non hanno una proposta musicale ‘standard’ e che invece all’opposto vanno verso la sperimentazione pura a livello di suono, espressioni e forma». LOST, riconosce Giudici, si è già però riuscito a creare «uno zoccolo duro di following in Italia». A questo si è aggiuntol’entusiasmo di chi viene da fuori.

«Già l’anno scorso abbiamo attirato tanti clienti dall’estero, pur senza avere ancora una promo attiva pensata proprio per questo. Anche per questa edizione, guardando le statistiche e la vendita di biglietti, il pubblico straniero sta andando in aumento». Oltre a un’affinità maggiore con la proposta artistica, per Giudici il merito è anche della Labirinto: «Lost ha la fortuna di avere una location che nel contesto non solo europeo ma anche mondiale è unica, ancor di più se collegata a un contesto di esperienza musicale. E poi dall’estero molte persone uniscono il festival alla vacanza. Mettere insieme estate, Italia, un labirinto e la musica a livello di piazzamento va ben oltre a quello che è il cartello musicale».

La collaborazione tra il Labirinto della Masone, Emiliambiente e Legambiente

Lo spazio in cui si svolge Lost è al centro del polmone d’ossigeno della Bassa Parmense. Già prima della nascita del festival, sottolinea Giudici, il Labirinto ha collaborato ed è stato supportato da Legambiente ed Emiliambiente.«Insieme gestiscono e curano la vicina Oasi, scenario nelle passate stagioni di alcune performance off stage, che fornisce riparo alle tante specie animali che popolano la zona. Così anche i Pozzi, che forniscono acqua per oltre 100 mila persone, tra cui – gratis – ai partecipanti al festival».

Luca Giudici

Luca Giudici è curatore e direttore artistico di Lost Music Festival, oltre che direttore artistico di TARFU Studio e cofondatore di Spiritual Sauna. Appassionato di musica dal liceo in poi, sono anni lavora nel clubbing con una propensione verso la musica elettronica sperimentale. Nel 2020 nasce il suo percorso dentro Lost.

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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